OBIETTIVO E SCOPO (DELLA FUNIVIA TRENTO-MONTE BONDONE)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Settembre, 2020 @ 3:35 pmDetto altrimenti (in inglese): mission & purpose (post 4022)
Ormai usiamo anche noi il termine mission: la mission (obiettivo) di questa società è … Molto meno frequentemente utilizziamo il termine purpose, cioè lo scopo che, attraverso la realizzazione dell’obiettivo, si vuole raggiungere. Un esempio: una multinazionale ha come obiettivo (mission) di riuscire ad avere la maggioranza del pacchetto azionario di una certa società, “al fine di” (ecco il purpose) di avere il monopolio di quel tipo di produzione. Normalmente ogni SpA dichiara espressamente quali siano i propri obiettivi (mission); molto meno quale sia la ragione ultima (purpose) del proprio agire.
Comunque amici, non ci siamo inventati nulla: già qualche annetto fa un tale avvocato … mi pare si chiamasse Cicerone, in una sua celebre arringa, per contestare il comportamento della controparte, pose provocatoriamente la domanda: “Cui prodest? Cui bono? Ovvero, a chi giova, chi ci guadagna? Ecco, quell’avvocato era alla ricerca della ragione ultima dell’agire (altrui).
Ma torniamo ai tempi nostri. Una SpA pubblica più di una privata deve avere ben chiaro il proprio purpose, ovvero la ragione del suo agire nel raggiungimento degli obiettivi del suo piano triennale scorrevole (aggiornato di anno in anno): ben oltre quindi il raggiungimento della sua mission. E faccio un esempio concreto. Prendiamo un importante ente fiera pubblico di una grande città. Sicuramente avrà come obiettivo (mission) l’organizzazione di fiere e congressi; sicuramente avrà come obiettivo (mission) anche quello di non generare perdite ma, possibilmente, utili. Altrettanto sicuramente avrà come purpose (scopo) quello di generare un rilevante indotto per il proprio territorio.
Nella mia vita ho lavorato anche per il Gruppo Siemens. Alla capogruppo non bastava che una sua SpA controllata producesse “un” utile. Si voleva che producesse un utile maggiore di quello che avrebbe prodotto sul mercato l’intero capitale in essa investito. A tale scopo, il bilancio delle SpA controllate veniva figurativamente peggiorato degli interessi “calcolatori” cioè di quella quota di reddito che sarebbe stata generata da un investimento sul mercato delle somme investite nella SpA. Solo se dopo tale addebito il risultato economico fosse rimasto ancora in attivo, solo allora lo si sarebbe valutato positivamente la SpA.
Da qui traggo un ragionamento opposto e parallelo: se l’ente fiera del nostro esempio avesse prodotto a bilancio una perdita di 10 ma avesse generato un indotto di 100, prima di valutare negativamente tale risultato bisognerebbe accreditargli figurativamente quel 100.
Ma il purpose non può essere solo o principalmente un ritorno economico, diretto o indotto. Esso può consistere anche nello sviluppo di una visione del futuro, di integrazione con progetti trasversali, nell’accettazione di una sfida che al suo nascere potrebbe sembrare visionaria, ma che tale non è se si è visionari in maniera attrezzata e pragmatica.
Quanto sopra vale per l’ente fiera del nostro esempio. Lo stesso dicasi per una funivia urbana.
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