INCONTRI: ILEANA OLIVO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Settembre, 2020 @ 7:15 amDetto altrimenti: una Donna (Domina) candidata della lista Piutrentoviva a sostegno del candidato Sindaco Franco Ianeselli (post 4006)
Anteprima
Pier Luigi Celli, alla pag. 139 del suo libro capolavoro “Il potere, la carriera e la vita” (ed. Chiarelettere), cita Umberto Galimberti :” Mentre la donna costruisce la sua identità nella relazione, il maschio pena a istituirla lui la relazione, tendendo a badare a se stesso”.
A mia volta aggiungo: dobbiamo smettere di sperare, cioè di sperare che qualcuno realizzi per noi ciò che ci serve: dobbiamo rimboccarci le maniche e darci da fare noi stessi: in famiglia, nella vita sociale, sul lavoro, in politica. Con pensiero ed azione.
Ileana Olivo: tre volte collega ed amica: co-candidata alle prossime elezioni comunali; partecipante al Circolo Culturale Accademia delle Muse di Trento di cui sono vice presidente; collega di una cara amica: triplo quindi l’impulso a chiederle un’intervista per la mia serie “Incontri”.
Ora possiamo cominciare
Ileana, Pier Luigi Celli nel suo bel libro citato, fra l’altro afferma che per conoscere bene una persona occorre rifarsi alla sua storia più che al suo curriculum
Caro Riccardo, concordo con l’affermazione di Pier Luigi Celli. Però il curriculum è per definizione destinato ad essere reso pubblico, la mia storia invece preferisco esporla solo “in quanto” e “per quanto” necessario: questo non tanto per me, ma per rispetto di chi è parte della mia storia e magari non gradisce essere reso noto. Ciò non toglie che con le persone di cui mi fido non ho segreti: per fortuna non ho nulla, nella mia storia, di cui vergognarmi! Io e te ci conosciamo da poco tempo, ma per la stima e la simpatia che provo nei tuoi confronti, sento che potrei in futuro raccontarti molte cose di me (se ti interessa, ovviamente…).
La famiglia, domanda doverosa che non vuole essere indiscreta però …
Per quanto appena detto, della mia famiglia preferisco citare solo i miei genitori, perché non possono più rammaricarsi se ne parlo (la mamma perché non c’è più, il papà perché per la sua età ormai può infischiarsene di tutto…). Non mi hanno fatto mai mancare niente, sono stata educata in modo piuttosto rigoroso e soprattutto a loro modo sono stati femministi: non solo mia madre, ma anche mio padre (ora 97enne) mi hanno sempre detto non di sposarmi, ma di studiare e trovare un lavoro per rendermi economicamente indipendente. Forse, anche per questo, apprezzo tanto che anche la lista elettorale di cui io e te facciamo parte (+ Trento Viva) si autodefinisca “femminista”!
Bene, grazie. Ora anche qualche parola sul tuo curriculum
Ho il diploma di maturità classica, sono laureata in Giurisprudenza, dal 1993 lavoro come dipendente della Provincia autonoma di Trento, prima come funzionaria, poi come Direttrice di Ufficio. Per la quasi intera durata della scorsa legislatura provinciale sono stata sostituta dirigente del Servizio Politiche sociali, dove mi sono dedicata in primo luogo allo sviluppo dell’innovazione sociale.
Nel lavoro, puoi testimoniare se la parità di genere è rispettata per quanto concerne parità numerica, di retribuzione, di carriera?
Per quanto riguarda il settore pubblico, le retribuzioni sono necessariamente uguali tra uomini e donne. Se andiamo però a guardare dietro la mera facciata, credo che si possa affermare che anche nella p.A. il guadagno pro capite medio delle donne è inferiore a quello degli uomini. Questo si verifica per il combinato disposto di due fattori: il c.d. “tetto di cristallo”, per cui la percentuale delle lavoratrici, che nei livelli più bassi è pari – se non superiore – a quello dei lavoratori, man mano che ci si alza di livello diventa sempre minore nei livelli apicali e per l’incidenza del part time, che a mio parere è uno strumento che risolve in modo sbagliato il tema della conciliazione lavoro/famiglia e che ha pesanti effetti sul piano della retribuzione, delle possibilità di carriera e a lungo termine sulla quantificazione del trattamento pensionistico. E’ provato che il dislivello economico tra uomini e donne è anche uno fattore importante nella dinamica della violenza di genere.
Ci sono stati episodi discriminanti a tuo danno?
A dire la verità, se nei miei confronti ci sono state discriminazioni è stato non per il mio essere donna, ma perché sono sempre stata proiettata (evidentemente, troppo, a parere di qualcuno con potere decisionale) sull’innovazione. L’innovazione è una parola che a tanti riempie la bocca ma se è effettivamente praticata può essere scomoda. E poi sono stata penalizzata perché sono convinta che per far bene le cose, soprattutto se si tratta di cose innovative, è necessario potersene occupare a tempo pieno, quindi le mie proposte organizzative per poter avere una struttura dedicata specificamente all’innovazione sociale sono state tutte rifiutate.
Famiglia, lavoro ed ora anche la politica: come ci sei arrivata?
Alla politica sono arrivata perché il mio lavoro nel campo del sociale è evidentemente stato apprezzato molto più da soggetti esterni alla PAT che dai vertici della mia amministrazione. Non è stato facile per me accettare e passare da un ruolo di tecnico ad un ruolo politico (perché tutti noi candidati stiamo facendo politica, indipendentemente dall’esito del voto!), ma ritengo che ora più che mai sia necessario “metterci la faccia”. Ho accettato perché me lo ha chiesto una persona in cui ho fiducia, che conosceva il mio lavoro nel sociale e mi ha chiesto di spenderlo nel costruire il nostro programma; perché mi ha promesso una lista che valorizza le donne e le competenze; perché sosteniamo un candidato sindaco che per me è la persona giusta nel posto giusto al momento giusto. Inoltre, desidero mettere a disposizione della città di Trento l’esperienza che ho maturato per venti anni nel welfare.
E dopo la politica, gli interessi “amministrativi” per la città. Quali sono i tuoi progetti-contributi?
Ritengo che Trento sia il contesto ideale per realizzare in concreto molte iniziative sociali sulle quali ho lavorato su piano più teorico come dirigente provinciale. Soprattutto in questa era di crisi economico-sociale derivante dalla pandemia, è importante impostare un welfare che abbandoni l’approccio assistenzialistico e diventi generativo di idee ed esperienze. E’ il momento giusto per avere un’amministrazione comunale che non abbia paura di tentare e promuova e sostenga modelli quali il distretto dell’economia solidale, il cohousing (per persone anziane, con disabilità, con altre problematiche sociali), le reti del welfare di quartiere o di prossimità per intercettare la sempre più numerosa fascia dei cosiddetti “vulnerabili”… E’ ora che ogni componente della società, non solamente quelle tradizionalmente afferenti al sociale, si attivi per creare un contesto cittadino inclusivo e coeso. Il ruolo di promozione, mediazione e garanzia che il Comune può e deve svolgere è fondamentale per il dialogo tra il terzo settore e l’imprenditoria. che collaborando strettamente possono avere grandi vantaggi per sè e per il benessere della comunità.
Come valuti la terna dei rapporti idea e progetto politico; idea e progetto “amministrativo”; idea e progetto di opere pubbliche e servizi.
Per me la politica è idea e azione, quindi il primo rapporto in realtà non è un binomio, ma si tratta di sinonimi! Il ragionare in una dimensione comunale, poi, mi darebbe la possibilità di trasformare immediatamente politica e idee in progetto amministrativo e di conseguenza concretizzarle in opere e servizi. Condivido appieno, sulla base anche della mia esperienza di lavoro, l’affermazione del nostro candidato sindaco Franco Ianeselli per il quale gli uffici comunali non dovranno più dire “non si può fare”, ma “si può fare”!
La catena delle leggi discendenti e dei progetti ascendenti: le leggi emanate da tutti gli Enti “superiori” (UE, Stato, Regioni, Province) in definitiva producono effetti sui cittadini di una città. E’ quindi corretto che progetti “comunali” significativi trovino la massima legittimazione anche in “quelle” leggi, anzi, che ne siano l’innesco all’interno di una Nuova Età dei Comuni. Qual è il tuo pensiero al riguardo?
Quello che ho appena sentenziato sull’approccio che devono avere gli uffici comunali ovviamente trova un limite nei contenuti della normativa vigente. Credo però che nella maggior parte dei casi leggi e regolamenti siano (giustamente) formulati in modo tale da lasciare un ampio spazio di creatività ed operatività agli enti locali. Inoltre la normativa è costantemente in evoluzione ed è necessario mantenersi aggiornati, individuando e praticando tutte le modalità di azione possibili. In sintesi, ritengo che la Nuova Età dei Comuni si possa realizzare sfruttando con coraggio tutte le possibilità offerte dal contesto normativo, senza rifugiarsi dietro le solite prassi solo perché ritenute più sicure. Anche limitandomi al settore delle politiche sociali, ho presente molte situazioni in cui si può “osare” di più!
Per concludere: grazie, Ileana! A te il mio migliore “in bocca al lupo” per l’elezione a Consigliera Comunale e per i successivi sviluppi interni a quella amministrazione e anche il mio voto assicurato!
Grazie a te, Riccardo, per lo spazio che hai voluto generosamente dedicarmi e un abbraccio! Spero che avremo modo di collaborare anche una volta terminata questa tornata elettorale …
Grazie a te Ilaena, ricambio l’abbraccio (mia moglie è informata!) e … collaborare anche dopo? Certo, tu sai per quale via io contribuisco al sociale. E poi noi due, diplomati classici e legulei, come potremmo non collaborare?
#piutrentoviva