DEFICIT – PIL – DEBITO – RICCHEZZA FINANZIARIA PRIVATA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Luglio, 2020 @ 5:54 amDetto altrimenti: cerchiamo di avere una visione d’insieme dei quattro valori (post 3958)
(11° post elettorale. Grazie se leggete anche i 10 precedenti)
Prossime elezioni comunali a Trento: votate ROBERTO SANI, ELISABETTA ZANELLA E RICCARDO LUCATTI
Contro la dittatura di fatto della tecnocrazia, cioè del potere del tecnocrate che gestisce materie complesse, quasi incomprensibili da parte di chi lo dovrebbe controllare (il popolo) e che per questo fatto lo fanno diventare – a sua insaputa – un despota.
- Deficit. Se io in un anno spendo più di quanto guadagno, avrò un deficit finanziario e mi creerò un debito o lo aumenterò, se già sono indebitato. Questo vale anche per lo Stato, al quale l’UE dice che il deficit non dovrebbe superare una certa % del PIL. ma tant’è …
- PIL. Il prodotto interno lordo dell’Italia vale circa 1800 miliardi di euro l’anno e – purtroppo – è previsto in forte calo.
- Debito pubblico. Oggi vale circa 2500 miliardi e purtroppo è previsto in aumento.
- Ricchezza finanziaria privata: 4500 miliardi, di cui circa 1700 depositati in banca.
- Patrimonio immobiliare privato: provo io a calcolarlo: 45 milioni di famiglie proprietarie di casa x 150.000 euro in media per ogni casa, quanto fa?
- Patrimonio immobiliare pubblico: 250 miliardi, che potrebbe essere venduto, gradualmente, attracerso un fondo immobiliare. Ma tant’è …
Come si pone rimedio a questa situazione? Tutti noi Italiani siamo CT della Nazionale di Calcio e maghi della politica. Al bar, certo. Dice, ma tu … caro Riccardo, non è che stai facendo lo stesso? Può darsi, solo che non ho la pretesa di offrire la Verità, ma solo alcuni spunti di riflessione.
- Semplicisticamente, una parte politica afferma: “Debito pubblico, ricchezza privata, dov’è il problema?” E invece il problema esiste, se non altro perché il cittadino povero non può più essere assistito dalla sanità pubblica se questa non è finanziata dallo Stato mentre il cittadino ricco va a curarsi nelle migliori cliniche private italiane ed estere. E ciò non va bene. E’ anche contro la nostra Costituzione.
- Altri dicono: “Applichiamo una bella tassazione che colpisca il patrimonio”. Io sono contrario a tassare la casa di ogni Italiano, come pure a “prelievi” forzati dal mio conto corrente.
- Altri ancora: “Sburocratizziamo, riduciamo la spesa pubblica”. Ottimi propositi. Propositi … appunto. Ma, nel frattempo?
Come uscirne? “A me mi” piace partire dai BOC, Buoni (di debito) Ordinari Comunali (ma possono essere anche Provinciali e Regionali). I BOC sono previsti dall’art.35 della Legge 724 del 23.12.94. Sono previsti con durata oltre i 5 anni, solo per realizzare investimenti, rendono 1% in più del rendimento dei titoli di Stato, scontano una tassazione ridotta (12,50%) e – udite udite! – sono convertibili in azioni della società di scopo pubblico privata costituita per la realizzazione dell’investimento pubblico. Mi piace il concetto che sta alla base di questo titolo: trasformare il capitale di debito in capitale di rischio (azioni di una SpA); coinvolgere ed attivare il capitale privato senza ricorrere ad una tassazione patrimoniale; trasformare il cittadino risparmiatore da creditore dell’Ente Pubblico in suo azionista.
.
Il filosofo del diritto austriaco Hans Kelsen affermava che per verificare un ragionamento, occorre spingerlo alle sue estreme conseguenze. Ed allora lasciate che io provi a estremizzare il concetto che sta alla base dei BOC: così facendo arrivo ai TIR, Titoli Irredimibili di Rendita.
.
Sono titoli che lo Stato non ha l’obbligo di rimborsare (non hanno quindi scadenza), non sono un debito, potrebbero essere remunerati ad un livello superiore a quello dei BOC, il cui ricavato può essere utilizzato solo per investimenti produttivi (v. BOC). Rappresentano uno swap finanziario, uno scambio: l’investitore riceve una rendita maggiore e in cambio concede che a rendergli il capitale non sia lo Stato bensì la Borsa Valori. Questi TIR potrebbero inizialmente essere emessi dallo Stato in sostituzione volontaria delle tranche di titoli di debito in scadenza. Su di essi l’Ente Emittente si riserva il diritto di riacquisto, ove le sue finanze diventassero floride.
Esercitate un’attività commerciale. Acqistate i locali accendendo un mutuo in banca. Nella situazione patrimoniale avrete da una parte un immobile, dall’altra un debito, voci che concorrono a formare il vostro patrimonio netto attivo o passivo. Se invece prendete in affitto l’immobile, non avrete un debito nella parte patrimoniale del bilancio, ma solo un costo mensile che vi incide sul risultato economico costi-ricavi. Si tratta di due situazioni totalmente diverse.
Da 40 anni io sono un europeista convinto. Anni ’70, ero a capo della Finanza Italia della STET-Società Finanziaria Telefonica per Azioni, Torino (la maggiore finanziaria del paese!). So bene cosa è successo alla lira quando in quegli anni sono cessati gli effetti degli accordi di Bretton Woods che stabilivano il regime dei cambi fissi: forte svalutazione;, tassi bancari al 25-30%; feroce stretta valutaria e creditizia; super tassazione delle importazioni. Dico questo per prendere le distanze da una certa parte politica che propone titoli di debito a lunga scadenza, riservati agli Italiani ed esentasse (i Titoli Patriottici): questi sì ci allontanano dall’UE; sono un regalo per i ricchi; scontentano gli investitori esteri; drenano i risparmi in conto corrente mettendo in crisi il sistema bancari, non sono Irredimibili veri, sottoscrivibili da chiunque, titoli non di debito (che contribuiscono invece a ridurre!), sono tassati, non aggredirebbero i risparmi in conto corrente, coinvolgerebbero anche capitali esteri creando una sorta di “azionariato” anche internazionale per finanziare i nostri investimenti (non la spesa corrente).
Proviamo ad emetterli in sostituzione volontaria delle tranche di titoli redimibili! I TITOLI RENDITA IRREDIMIBILI non sono contro l’UE, non sono in alternativi ai fondi UE, non ci allontanano dall’UE, non sono una soluzione sovranista. Sono un tentativo di coinvolgere la finanza dei privati senza applicare tasse patrimoniali.
Almeno, proviamoci e … se mi sbaglio, mi corigerete.
.
.