BASILICO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Giugno, 2020 @ 4:42 pmDetto altrimenti: dal greco basilikòn, regale, erba regale (post 3935)
Dice, già … tu sei genovese, per forza che ti piace il basilico: ci fate il pesto, voi! Certo amici che ci facciamo il pesto! Come è nata la ricetta? Provo ad immaginarlo. Sentite un po’: mentre i montanari piemontesi si inventavano la bagna cauda utilizzando aglio, olio e le acciughe che acquistavano da noi Liguri; noi rivieraschi ci siamo guardati intorno ed abbiamo scoperto che avevamo tanto basilico, tanti pinoli, olio quanto serve … poco formaggio: d’altra parte dove sarebbero stati i pascoli per allevare bestie da latte? Nessuna paura, il pecorino lo “importavamo” dalla Sardegna. Ed il pesto è fatto! I nomi? Be’ raga, basilico dal greco basilikò (erba) regale, e non è la sola parola che abbiamo usucapito dai Greci o dagli Arabi, il nostro dialetto ne ha molte altre, eccole: sedia = carega, dal greco karecla; fazzoletto = mandillu, dal greco mandili; portatore = camallo, dall’arabo kamall, etc. E poi, perché “pesto”? E’ semplice, perché lo si faceva “pestando” il tutto in un mortaio di pietra, oggi sostituito dal meno poetico ma assai più pratico “Bimbi”. In Liguria lo si usa per condire le trofie, unendo al condimento qualche fagiolino e qualche patata bollita.
Dice … quale tipo di basilico bisogna usare? Rispondo: quello che avete sottomano. Lo so … lo so … che i miei conterranei inorridirebbero a leggere queste mie parole, ma che volete, mica posso andare da Trento in Liguria a comperare “quel” basilico, mica posso … io! Ed io, qui a Trento, come me la cavo? Bene direi, perché ho destinato alla coltivazione del basilico ben due poggioli, non molto esposti al sole
Il lavoro 1 – Inizio a “lavorare” a marzo, cambiando parzialmente la terra nei vasi. Quando la temperatura non è più rigida, acquisto dalle 120 alle 160 piantine e le impianto nei vasi. Indi mi preoccupo a che abbiano sempre l’acqua necessaria, fino a quando viene il momento del primo raccolto della stagione. Ieri, ad esempio, con mia moglie ho fatto il primo raccolto a valere sulla “maturazione” dell’75% delle piantine: 730 grammi di foglioline. Non tutte le piantine infatti erano cresciute in modo uniforme: più “mature” quelle addossate alla parete di casa, meno le altre. Più avanti, quando tutte le piante saranno nuovamente cresciute e tutte “maturate”, raggiungeremo il kg!
Il lavoro 2 – Dopo di che in un’ora di lavoro, in due, abbiamo ripulito le foglioline dai gambi (senza lavarle, per carità!) e in un’altra oretta – grazie al Bimbi – il pesto era già invasato. Con quello che rimane aderente alla superfice interna del Bimbi si ricava una saporita minestra. Insomma, il grosso del lavoro è la preparazione del terreno, l’acquisto e l’impianto delle piantine. Poi è solo soddisfazione pura. Dice … ma la ricetta, le quantità … non ce le dai? No raga, scialla, calma, semmai ve le farò scrivere da mia moglie! Se il pesto si conserva? Certo, noi ne sistemiamo una certa quantità nei recipienti a quadretti, quelli per fare i cubetti di ghiaccio, e in frizer dura tranquillamente da un anno all’altro.
Il costo – Da buon genovese non avrei certo potuto trascurare di riferire su questo aspetto! Certo che se lo seminate riducete il costo rispetto all’acquisto delle piantine. Poi qualcuno, qui in Trentino (ma non ditelo ai miei conterranei Liguri, per favore!) al posto dei carissimi pinoli utilizza le meno costose mandorle. L’olio extra vergine di oliva del supermercato va benissimo. Piuttosto sarebbe bene usare il pecorino sardo. Anche qui usando un altro formaggio si può risparmiare. In definitiva però si tratta di un condimento abbastanza costoso rispetto al sugo di pomodoro ma che volete farci, quando si è patriottici non si bada a spese: la pasta è bianca, il sugo di pomodoro è rosso e che volete … che ci facciamo mancare il verde? Quando mai!
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