ANALIZZIAMO LA FINANZA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Giugno, 2020 @ 11:18 amDetto altrimenti: e gestiamo separatamente ogni sua componente (post 3933)
Fine anni ’70 – primi anni ’80. Feroce stretta creditizia. Noi, grandi utilizzatori (Stet-Società Finanziaria telefonica per Azioni SpA, Torino) e le banche (la prima fu la Banca Commerciale Italiana, AD Luigi Fausti, se ben ricordo) attivammo la prassi delle accettazioni bancarie: per ragioni di plafond imposto dalla Banca d’Italia, ogni banca non poteva concederci un credito per cassa oltre un tot? Ed allora ci facemmo concedere un credito di firma, cioè l’ accettazione della banca su una cambiale il che rendeva qual pezzo di carta assolutamente valido quale garanzia per un’altra banca che invece avesse ancora margini per cassa e che in tal modo avrebbe potuto erogare a noi il credito di cassa necessario. Mi pare di ricordare che l’iniziale plafond di accettazioni (erano contingentate anche quelle!) concesso dalla Banca d’Italia alla Comit fosse di 200 miliardi di lire, e che questo plafond fosse subito utilizzato al 100%.
Racconto quanto sopra per evidenziare una prima identificazione dei diversi elementi che compongono un fatto di finanza: il credito per cassa e quello di firma, nel senso che una banca può erogare anche solo una delle di Rendita due forme. Ma veniamo ai Titoli Irredimibili di Rendita (chiamiamoli TIR!), di cui ai molti post precedenti. Anche qui l’operazione di finanza si scompone come segue:
- Il risparmiatore-investitore eroga la somma per cassa;
- l’ente emittente si procura finanza, non si indebita e garantisce all’investitore una rendita ma non la restituzione del capitale;
- le banche – dietro il pagamento di una loro commissione – possono essere chiamate a garantire all’investitore la regolarità del pagamento della rendita;
- l’ente emittente si riserva la facoltà di ricomperarsi il titolo;
- l’investitore può recuperare il capitale vendendo il titolo in borsa.
Ogni soggetto fa una parte, la sua parte. E il tutto funziona!
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