SIAMO TUTTI OPERATORI DELLA FINANZA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Maggio, 2020 @ 6:00 amDetto altrimenti: anche se non lo sappiamo (post 3905)
(Mi perdonino gli addetti ai lavori per la terminologia e gli esempi un po’ “alla buona” …)
Una famiglia, ogni mese, entrate-uscite … arriviamo alla fine mese? Quanto è avanzato questo mese? Mese per mese ogni famiglia ha un “bisogno di finanza”, ovvero ha il proprio fabbisogno finanziario. Ogni mese cerca di farvi fronte, cioè ricerca la copertura finanziaria. Se le cose vanno particolarmente bene, a fine mese Tizio ha un avanzo di finanza, un’eccedenza che va ad aumentare il suo patrimonio (il conto in banca): a questo punto possiamo dire che ha avuto un “utile di gestione”. Invece a Caio le cose vanno male, già durante il mese era rimasto “senza soldi” e per far fronte alle esigenze ha dovuto vendere per 100 un box che aveva acquistato a 150. A fine mese, a seguito di quella vendita, ha un avanzo di finanza di 20 ma lui non è “in utile”, bensì per avendo un discreto avanzo di finanza, deve registrare una perdita economica di 50-20, la differenza di prezzo fra l’acquisto e la vendita del suo box al netto dell’avanzo in conto corrente. Più o meno è così, tanto per cercare di iniziare a capirci.
Finanza pubblica: lo Stato incassa e spende. Alla fine, qui in Italia, ogni anno c’è un disavanzo (deficit) , ovvero per coprire il fabbisogno finanziario abbiano dovuto aumentare il nostro debito in banca ovvero le emissioni di titoli di debito pubblico, la cui somma totale è appunto il nostro debito pubblico. E’ un po’ come se una famiglia ogni mese spendesse più di ciò che introita e per far fronte alle proprie uscite, ogni mese, aumentasse il proprio scoperto in banca.
Ho parlato dell’introito (reddito) della famiglia e non del suo utile. Infatti, nonostante che nelle due imposte IRPEG=IRPEF
quella “R” indichi “Reddito” , una Spa non è tassata sul reddito ma su quanto avanza fra incassi ed uscite, cioè sull’utile; una famiglia è tassata sugli incassi (reddito), non su ciò che eventualmente le avanza a fine mese (utile). Ma questa è un’altra storia.
Famiglia di Caio: ogni anno incassa 100 ed ha un debito in banca di 160. Lo Stato ogni anno produce 100 ed ha un debito (in titoli di debito pubblico emessi) pari a 160. Questo è ciò che significa quando diciamo che il nostro debito pubblico è pari al 160% del PIL-Prodotto Interno Lordo laddove il limite accettabile sarebbe il 60%.
Pandemia: diminuiscono produzione, consumi, utili, imposte. Aumentano i bisogni. Vi si fa fronte con l’aumento del debito pubblico che dal 120% del PIL è salito al 160%. Famiglia di Caio: uno dei due genitori è rimasto senza lavoro, un figlio si è ammalato e richiede cure costose; l’altro va all’Università e ha bisogno di pagare iscrizione ed acquistare libri. Caio aumenta il suo scoperto bancario, non riesce a pagare gli interessi che vengono “capitalizzati” (cioè vanno ad aumentare il debito) etc..
Lo Stato, oggi. Tutti siamo impegnati nel chiedere e nell’ottenere aiuti, esenzioni fiscali, etc. Lo Stato è impegnato a soddisfare le nostre necessità e richieste e per fare ciò aumenta il proprio debito. Questa a mio avviso è la Fase 1. La Fase 2 non è quella dell’apertura dei parrucchieri bensì quella che vivremo dal momento in cui si comincerà (finalmente!) a gestire il grande indebitamento pubblico. Cosa e come potrà fare lo Stato? Già si parla/si teme una forte tassa patrimoniale, più improbabile sui depositi bancari, più probabile sugli immobili, cioè su quell’appartamento che la maggior parte degli Italiani ha acquistato a forza di sacrifici e rate di mutuo e che ora vedrebbe, proprio nel momento in cui magari ha perso il lavoro. A mio parere si rischia la rivoluzione di piazza.
Ma allora, che fare? Be’ ragazzi, io direi di usare il buonsenso: 1) rivedere l’odine delle priorità e – ad esempio – smettere di acquistare i costosissimi cacciabombardieri F35; 2) rivedere l’ordine di grandezza (spropositato!) delle top retribuzioni-pensioni pubbliche;
riscalettare la progressività della tassazione fiscale; mettere in vendita il patrimonio pubblico immobiliare attualmente “non a reddito”; imporre all’UE la cancellazione dei paradisi fiscali; emettere titoli pubblici “Rendita” irredimibili (cfr. numerosi post precedenti) a livello almeno di 1) una parte di stati UE; 2) dello Stato; 3) degli Enti Pubblici Territoriali. Questo tanto per cominciare.
Potete ora ben capire perché io mi preoccupi quando sento che la gente si disinteressa della “finanza”? Perché di fronte a questo problema, come di fronte al problema della “disparità di genere” dobbiamo essere in molti, dobbiamo fare massa critica, perché questi sono “i” problemi, quelli con i quali dovremo confrontarci tutti, più o meno consapevolmente. Chiarito che io non ho la pretesa di essere titolare della Verità ma che sono solo uno alla sua ricerca, chi volesse discutere di questi temi mi può telefonare 335 548 7516 o scrivermi riccardo.lucatti@hotmail.it. (La parità di genere non è un problema, è la soluzione di un problema, quello della disparità di genere!)
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Firmato: Riccardo Lucatti blogger, Coodinatore Gruppo Finanza ed Economia Mista di Trento Viva
Buona finanza e buona parità di genere a tutte e a tutti!
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P.S.: ma di quali cifre stiamo parlano? Debito pubblico, io ero rimasto a 2600 mildi; depositi bancari, io ero rimasto a 1500 mildi; patrimonio immobiliare dello Stato: circa 550.000 unità per 222 milioni di metri quadrati per circa 250 mildi di euro, pari a circa il 12% del debito pubblico. Potrebbe essere venduto a scaglioni annuali di 15-20 mildi, magari attraverso un Fondo Comune Immobiliare. Questo e molto altro nel mio libro.
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