UNA NUOVA ETA’ DEI COMUNI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Maggio, 2020 @ 7:14 amDetto altrimenti: dopo mille anni … (POST 3894)
Grazie che state leggendo questo SP-Short Post: però vi chiedo una cortesia, leggete anche il LP-Long Post precedente, dai!
Mille anni sono nulla nella storia dell’uomo e non mi riferisco a quella che ci fanno studiare a scuola con i miti greci o l’invasione dell’Egitto da parte degli Hyksos (1700 anni a.C.). Infatti qualcuno mi potrebbe dire: ma no, dai, 1000 anni sono il 27 % di 3700, una bella fetta, altro che “nulla” (prima era preistoria). D’accordo, allora se la mettete così modifico il mio incipit: “Mille anni sono nulla nell’arco della vita della razza umana …” Va bene così? Detto questo, la prima Età dei Comuni iniziò circa mille anni fa come processo positivo di aggregazione orizzontale di persone diverse, contro l’organizzazione verticale dei poteri imperiale e della Chiesa. Una spinta aggregativa che si esaurì oltre due secoli dopo per la debolezza interna dovuta al rinascere di verticalizzazioni interne (e ci risiamo! Lotte interne per la conquista del potere!) agevolando il ritorno della verticalizzazione: il potere delle Signorie. Democrazia, da potere “del” popolo al potere “sul” popolo.
I Comuni, le Repubbliche marinare, Genova (ci sono nato, evvabbè? Potrò ben citarla o no?). Il Vescovo Jacopo da Varagine (Varazze) teorizzò la derivazione del potere della Repubblica marinara direttamente da Dio, saltando papato e impero: la potenza di una flotta poderosa e di tre cinta di mura! Le mura … com’era andata? Era andata che il Barbarossa aveva mandato suoi ambasciatori a Genova a chiedere un atto di sottomissione: i Genovesi diedero loro alcuni simboli: un vecchia aquila in legno, un’altra impagliata, una corona vinta alla lotteria parocchiale, etc. . Il Barbarossa rimandò una seconda ambasceria; voleva tributi, denaro, palanche, dinè! I Genovesi costruirono in fretta tre cinta di mura. Il Barbarossa prese una decisione politica: autorizzò Genova a non pagare tributi! E bravo …!
Nota militare: se il Barbarossa avesse posto Genova sotto un assedio che avrebbe potuto essere solo terrestre, a morire di fame sarebbero state le truppe asseddianti, non gli assediati!
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Nel 1098, durante la battaglia di Antiochia, poco prima della presa di Gerusalemme, i crociati inglesi vennero soccorsi dalle milizie della Superba, ribaltando l’esito dello scontro e prendendo la città. La croce di San Giorgio, veniva battuta dalle navi della Repubblica marinara di Genova (la più potente per molti secoli) e rappresentava una sorta di immunità per chi se ne poteva fregiare.
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Le navi nemiche, per evitare il conflitto, giravano al largo e la notizia divenne “virale”, come diremmo ai giorni nostri. Così le altre Nazioni iniziarono a trattare con Genova l’uso della sua Bandiera Crociata. Nel 1190 Londra e l’Inghilterra chiesero e ottennero la possibilità di utilizzo della bandiera crociata per avere le loro navi, protette così dalla “nomea” dalla flotta genovese nel Mar Mediterraneo e in parte del Mar Nero, dai numerosi attacchi di pirateria (si mosse in prima persona Riccardo Cuor di Leone alla partenza per la Terza Crociata); per questo privilegio il monarca inglese corrispondeva al Doge della Repubblica di Genova un tributo annuale. Da qui, con una variante, è nata la bandiera inglese: altro che Brexit! Altro che pagare il Barbarossa!
Oggi, dopo mille anni, mi piace pensare, sostenere e scrivere che – nell’età del dopo virus e in parte anche “grazie” al virus – ci siano i germi per una seconda Età dei Comuni sia pure in una prospettiva diversa: quella della nascita delle idee. Infatti il Comune è il topos-luogo nel quale vivono i destinatari ultimi di ogni decisione, a qualsiasi livello assunta, persone che uscendo di casa vanno al lavoro o a cercare un lavoro (!), a curarsi in un ospedale, a fare la spesa, ad accompagnare i figli all’asilo e così via. Tutte persone destinatarie ultime degli effetti pratici di decisioni-scelte di politica finanziaria prese nei non-luoghi, ovvero là dove non si è a contatto con gli aspetti concreti della vita di ogni giorno. Dice … ma la tua è filosofia, caro blogger! E sia pure, se per filosofia si intende ricerca della verità delle e nelle cose.
Fatta questa lunga premessa, vendo al dunque: una nuova Età dei Comuni come dei Luoghi nei quali possono/devono a buon diritto nascere le idee che guidano le scelte assunte nei non-luoghi, ovvero nella catena degli Enti “Superiori”. E scrivo “superiori” fra virgolette ricordando un aneddoto. Un giorno un corazziere disse a Napoleone: “Maestà, io sono più grande di voi”. “No – rispose Napoleone – tu sei solo più alto. Io sono più grande”. Detto questo sia chiaro: la mia non è una posizione di micro-sovranista, al contrario, è la posizione di chi da cittadino comunale sente di potere/dovere di esprimere idee e proposte che – secondo la mia quarantennale esperienza personale di lavoro manageriale e 76ennale di vita – possano dare al Comune una maggiore autonomia anche nell’essere la fonte di soluzioni che siano anti-sovraniste in senso culturale, amministrativo allargato, sociale, politico, democratico.
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Io sono un vecchio manager e come tale ho molto apprezzato quanto fra l’altro affermato da Pier Luigi Celli nel suo prezioso libro, e cioè che l’estrema globalizzazione dell’informazione ha rivalutato l’importanza delle periferie che da luoghi destinatari delle valutazioni e decisioni del centro, sono diventati i luoghi di esperienze preziose, di valutazioni e proposte verso un centro la cui capacità manageriale si è evoluta nel senso di lasciare maturare, anzi di più, nel sollecitare e premiare, l’azione delle periferie. Ecco perchè faccio un po’ fatica ad accettare che si dica che un cittadino si deve occupare solo degli orari della città, della mobilità cittadina, della creazione di una pista ciclabile.
Chi volesse discutere su quanto sopra, può scrivermi riccardo.lucatti@hotmail.it e/o telefonarmi al 335 5487516.
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