FESTA DELLA MAMMA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Maggio, 2020 @ 11:38 amDetto altrimenti: il miglior modo per festeggiarla … (post 3891)
… è realizzare la parità di genere nei confronti di tutte le Donne, mamme e non mamme, perché anche le Donne che non hanno potuto/voluto avere figli, anche loro una Mamma l’hanno avuta. E noi maschi anche. Tutti. Ma non basta la parità di genere in Italia e in UE: occorre anche la parità di dignità di tutte le mamme a livello mondiale ad iniziare dalle mamme che partoriscono su un gommone in fuga dalla guerra.
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Quanto alla mia Mamma, mi consentite un ricordo, vero? Nata ad Agrigento nel 1904; laureata (!) a Palermo ( !) 22 anni dopo; insegnante di lettere di scuola media a Bolzano (!); dove ha conosciuo un Brigadiere dei CC di Montalcino (SI); da dove è andata a sposarsi a Genova (!); dove ha avuto tre figli maschi (!). Sopravvissuta alla guerra, quando già aveva due figli ha visto il marito deportato in Germania (poi ritornato sano e salvo Got sein danke!). Tre figli, uno ingegnere, uno cardiologo, l’altro blogger (ma prima ho fatto il manager per una vita).
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A Mamma ho dedicato due poesiole. La prima in occasione di un viaggio nel quale l’accompagnai quando avevo 15 anni, ovvero 61 anni fa.
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Mamma – Insieme tornammo in Sicilia / nei ricchi giardini di sole / di terra / coperta da rossi tramonti africani. / La stessa espressione d’amore / io vidi brillare sul viso / già stanco di anni di vita / temprata / al dolore / alla guerra / al dovere. La stessa di quando / alpina / vedevi una stella / nei prati scoscesi / del verde Tirolo / che non raccoglievi. / La stessa con cui / nutrivi d’amore / noi piccoli steli / infantili. / Non omnis moriar / dicevi.
(Alpe di Siusi, BZ)
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La seconda quando a Genova per caso m’imbattei nella demolizione della casa gestita dalle suore, dove mamma era alloggiata in vista del matrimonio:
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Picun, daghe cianin – Ricordo / sai / Mamma / di quando narravi / l’arrivo in città sconosciuta / e presso le Suore di Carignano /alloggiavi un’esule ed esile vita. / Passando / ho rivisto la Casa: / “Sub tuum praesidium” / sta scritto sull’alto frontale di pietra / vestita di tubi di ferro / perché più da sola / non regge le spinte del tempo. / Mi sono fermato un momento / a pregare / il ricordo di te / il suono del crudo piccone al lavoro / il lamento del ferro percosso / che stenta a morire / tin … tin ..tin… tin … tin … / “Se proprio tu devi colpire / picun / te ne prego / cerca almeno di essere buono / e daghe cianin …”
(Da sin: io, babbo Dario, l’ing. Giuseppe; in basso: il cardiologo Alberto; dietro: Mamma Concettina)
Viva tutte le Mamme!
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