LA CATENA DELLA BICICLETTA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Maggio, 2020 @ 8:47 pmDetto altrimenti: quale catena? (post 3890)
Trento. Quando ci sarà dato il “liberi tutti con distanziamento sociale”, soprattutto nel settembre prossimo il traffico aumenterà di molto: infatti la capienza dei mezzi di trasporto privati e pubblici diminuirà “per decreto” e conseguentemente aumenterà il loro numero. Lo Stato ed i Comuni stanno apprestando una serie di interventi mirati a favorire l’uso della bicicletta. Ed ecco che si impone una breve riflessione sulla “catena della bicicletta”. Ma di quale catena si tratta? Di quella a maglie in acciaio che trasmette il movimento dalla moltiplica alla ruota o di quella che usiamo quale antifurto? No, amici, intendo riferirmi ad una terza catena, quella costituita dalla serie di tre anelli di un processo totalmente diverso e che alla fine – se sarà completa – ci “libererà” e non ci incatenerà! Mi riferisco agli anelli del percorso che consentirà a molti di utilizzare la bicicletta per la mobilità urbana.
Il primo anello è la disponibilità una biciletta e se si devono affrontare salite, di una e-bike a pedalata assistita, indispensabile per chi non sia già un ciclista allenato oppure per chi sia in età già un po’ avanzata. Ed ecco che stanno intervenendo contributi pubblici a fondo perso fino ad una certa percentuale del costo di acquisto. Bene.
Il secondo anello è costituito dalla disponibilità di piste ciclabili ben collegate fra di loro senza soluzione di continuità. Al riguardo, stante l’urgenza, si può benissimo immaginare di realizzarle con vernice e pennello, trasformando alcune corsie auto in corsie riservate alle biciclette. Bene sarebbe stato se il Comune e la PAT avessero approfittato di questi due mesi di deserto dei Tartari senza auto per le strade per sperimentare questa scelta.
Il terzo anello è il più difficile da realizzare: si tratta dell’educazione dei diversi tipi di utenti al corretto utilizzo degli spazi sempre più comuni e sempre più contesi.
Ora, il rapporto pedone-automobilista è regolato da leggi e comportamenti di vecchia data: sappiamo tutti come comportarci anche se non sempre tutti rispettano tutto. Un po’ più difficile – anche se ormai si avvia ad essere abbastanza sperimentato – è il rapporto automobilista-ciclista il quale comunque può contare sull’effetto sorveglianza/sanzione da parte della Polizia Locale. Il terzo è il rapporto pedone-ciclista ed è il più difficile da regolare. Infatti spesso i ciclisti sono un po’ troppo veloci e spesso i pedoni, “forti” della regola che il pedone ha la precedenza, ingombrano interamente e pericolosamente la pista ciclopedonale. Per ovviare a ciò, in certi casi (Valli di Fiemme e Fassa) nel periodo estivo sono stati separati i due percorsi, pedonale e ciclabile. In città tuttavia è più frequente potere disporre di piste ciclopedonali. Ma … in città?
“Or senta il caso avvenuto di fresco / a me che pedalando una mattina / capito a sud di Trento in ver Volano / su la pista ciclabile là, fuori di mano …”
A dire il vero ero ancora in città, sull’ultimo tratto della ciclopedonale-passerella lungo Fersina, poco prima dell’incrocio con via De Gasperi. Davanti a me procedeva nella stessa direzione verso sud un gruppetto di quattro pedoni ad occupare quasi tutta la pista. Suono delicatamente, nulla. Risuono, alla fine si spostano lentamente e di ostentatamente di malavoglia, sulla loro destra. Mi fermo e dico loro con garbo che i pedoni devono tenere la sinistra e non al centro e comunque devono spostarsi sulla sinistra, perché se invece si spostano a destra rischiano di farsi investire da chi – a buona ragione – stava contando sul loro rispetto delle regole, e cioè sul fatto che si sarebbero spostati a sinistra. Vengo redarguito aspramente ed una Signora, nobile d’animo, sottolinea i rimproveri nei miei confronti alzando al mio indirizzo il dito medio della sua mano (non ricordo se destra o sinistra) al grido: “I pedoni hanno la precedenza!”
Ora, a parte che questa Signora nobile d’animo aveva comunque l’obbligo di procedere lungo il bordo sinistro e non destro della pista; se non erro esiste un articolo del Codice della strada (art. 190.n.4) che sanziona (€25-100) i pedoni che, fermandosi sul marciapiede, ne ostruiscano il passaggio ad altri pedoni. Ora, se tanto mi dà tanto, è logico e lecito pensare che il diritto di precedenza di quella Signora nobile d’animo non arrivi al diritto di ostruire una pista ciclopedonale.
Termino con un invito alle Autorità del Comune: per favore, fate affiggere lungo le nostre piste ciclopedonali cartelli riportanti le regole di base da osservare e inviate, di tanto in tanto, la Polizia Locale con le e-bike a controllare il rispetto delle regole. Grazie. Altrimenti alla “catena della bicicletta” mancherà questo importante anello.