“SBUROCRAZIA”
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Aprile, 2020 @ 9:11 pmDetto altrimenti: dopo avere trattato di finanza, mi si apre una nuova sfida: la “sburocrazia” (post 3871)
Mi si chiede quale contributo potrei dare al processo di sburocratizzazione del paese. La prima risposta che mi sento di dare è che volere sburocratizzare partendo dal basso, cioè da singole situazioni specifiche, è impresa faraonica.
Burocrazia. Ogni ufficietto si è creata la propria “zona di potere”. I capi controllano che ognuno faccia bene il proprio lavoro all’interno dell’ambito di competenza, ma non che l’intera, lunga, spesso inutile catena di trasmissione sia tempestiva nel “trasmettere” la risposta al cittadino che la domanda. L’apparato lavora de iure condito, ovvero sulla base della libretta vigente : “Il regolamento, la legge non lo prevede, la procedura non lo consente” è la risposta. Nessuno di preoccupa di vedere se e come occorra diversamente e meglio agire de iure condendo.
Io ho lavorato (anche) con il Gruppo Siemens, nel quale ogni capo (di un certo livello) non poteva avere sotto di sé più di cinque dipendenti diretti, altrimenti lui sarebbe stato un collo di bottiglia e per di più non avrebbe avuto il tempo di gestire i suoi. Quando sento dire che un ospedale con 2200 posti letto “è ingestibile” e quindi è normale che ci siano cicche di sigaretta negli ascensori; o quando mi si dice che “la procedura non lo permette”, mi viene in mente la Siemens, gruppo nelle cui società il potere è sempre collegato alla responsabilità, ed entrambi sono collegati al risultato. Il tutto a cascata.
Cosa fare? Occorre intervenire sulle “teste alte”, nell’ordine: Ministro – direttore generale – etc. etc. …. impiegati di sportello. In Comune: Sindaco – Segretario Generale – Assessore, etc.. Non possiamo essere noi cittadini a proporre un modello migliore, ma possiamo a buon diritto chiedere al ministro/sindaco che ci predisponga “il” sistema migliore o almeno “un” sistema migliore (dell’attuale). Ad esempio, noi possiamo solo invitare i citati governanti a far redigere dal top management bozze di leggi semplificanti e poi, scendendo di livello, tabelle di confronto su operazioni standard ad esempio fra noi/Bolzano/Innbruck; possiamo insistere a che si richieda agli uffici un minore frazionamento dei passaggi; che i tempi di risposta siano più brevi; che il potere sia sempre unito alla responsabilità; che si eliminino requisiti richiesti ma inutili; che sia varato per il personale un piano di incentivazione MBO (Management By Objectives) su obiettivi reali, concreti controllabili, leggermente al di sopra dell’attuale livello prestazionale e quindi raggiungibili; che si organizzino corsi di formazione in Sociologia della Burocrazia mirato al raggiungimento da parte degli addetti della consapevolezza che loro sono al servizio degli utenti che noi utenti siamo i loro datori di lavoro e i loro “clienti” . E non sudditi imploranti, affetti da “pronite” (dicesi pronite l’atteggiamento di chi umilmente chiede, con il cappello in mano …).
Po i ci starebbe bene anche un corso di Filosofia della Burocrazia, sui testi di Emmanuel Lèvinas, il filosofo del volto: “Il volto dell’altro ti guarda e si aspetta una risposta da te”.
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Qual è l’ostacolo da superare? Che talvolta (solo talvolta, per carità!) i capi eletti non arrivano a capire questa impostazione e/o talvolta la capiscono ma non possono “inimicarsi” la struttura burocratica: pensate un po’, soprattutto in caso di nuove elezioni comunali: i nuovi eletti entrano in un ambiente di uffici, regole, percorsi ad ostacoli che da soli non riuscirebbero a gestire. Ed allora ecco che ricercano la complicità del potere burocratico.
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Il diagramma di flusso (flow chart) è una rappresentazione grafica delle operazioni da eseguire per l’esecuzione di un insieme di compiti (chi fa cosa, in che ordine, in quali tempi). Ogni singolo passo è visualizzato tramite una serie di simboli standard. Esso consente di descrivere tramite un linguaggio grafico:
– le operazioni da compiere, rappresentate mediante sagome convenzionali (rettangoli, rombi, esagoni, parallelogrammi, rettangoli smussati…), ciascuna con un preciso significato logico e all’interno delle quali un’indicazione testuale descrive l’attività da svolgere;
– la sequenza nella quale devono essere compiute, rappresentata con frecce di collegamento;
– la tempestività dell’esecuzione di ogni passaggio.
Partire dall’alto, dicevo. Ma il livello più alto sul quale occorre intervenire è ancora più elevato anche rispetto a quello dei massimi livelli amministrativi (Ministro, Sindaco): infatti è a livello legislativo generale che occorre intervenire. Infatti molto a monte, direi proprio sulla vetta del monte, là dove spesso troviamo una croce, troviamo un’altra croce (figurata): il modo di legiferare con leggi troppo generiche e/ o troppo numerose, mutevoli, frammentarie, contraddittorie, occasionali che aprono porte e portoni al dilagare della burocrazia.
Al che mi sorge spontanea un’osservazione: ma se i Consigli (ad esempio: provinciale e comunale) non legiferano più e le leggi se le fa chi poi le deve applicare? Che dire? Evviva il buon tempo antico, quando i nostri antenati affermavano legem brevem esse oportet quo facilius ab imperitis teneatur! E cioè, bisogna che la legge sia breve e chiara in modo da potere essere compresa anche dai non addetti ai lavori. Ma non basta, ne dicevano un’altra: plurimae leges corruptissima republica, cioè uno stato con un’infinità di leggi si auto distrugge.
Fino a qui la “problematica”. Orbene, poiché io so una cosa, cioè so di non sapere, non appena avrò riflettuto maggiormente sull’argomento, cercherò di fornire anche un tentativo di “soluzionatica”.
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