DEBITO PUBBLICO IRREDIMIBILE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Marzo, 2020 @ 9:47 amDetto altrimenti: come finanziare la ripresa senza aumentare l’indebitamento (post 3831)
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Amiche lettrici, stimati lettori, buongiorno. Altro giorno di clausura e di chiusura … di quasi tutto. Dico quasi perché vi sono alcune industrie che sono aperte: quelle per la produzione delle armi. Già … qualcuno deve aver mal interpretato il grido “Questa è una vera guerra!” e sta continuando a produrre armi: che qualcuno gli spieghi come stanno le cose, per favore! Dice … ma che c’azzecca questo argomento con il titolo del post? Avete ragione, solo che ogni tanto “mi scappa da scrivere” e le mani volano sulla tastiera da sole, che ci posso fare?
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Ecco, vedete? Stavo per iniziare a scrivere dei titoli irredimibili, quando loro (le mie mani) mantengono il controllo e scrivono che io, umile blogger, in data 20 marzo, con un mio post (valanghe e lavoro nero) avevo messo in guardia contro una potenziale valanga sociale: contro la quale ieri 28 marzo si sono cominciati a porre sul pendio alcuni paravalanghe, come ieri 28 marzo ci ha detto il premier Conte.
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Ecco … finalmente sono di nuovo padrone delle mie mani! Titoli di debito pubblico irredimibile: in un recente post (cfr. ivi) ho parlato dell’idea rispolverata da Gianluigi De Marchi. Io l’ho integrata estendendo il concetto ad una emissione UE. Ho inviato ieri una lettera ad un giornale locale. Speriamo che la pubblichino. Nel frattempo la pubblico io sul mio “giornale”:
Inizia
Egregio Direttore,
mi riferisco a quanto dichiarato dalla Senatrice di Italia Viva Donatella Conzatti nell’articolo “Covid, in ballo il futuro dell’UE” a pag. 11 de l’Adige del 28 marzo in merito all’ idea avanzata da quel partito circa la necessità di costituire un Ministero delle Finanze Europeo. Ho potuto confrontarmi sul tema con l’ideatrice di Restart Trentino e ne è derivato il finanziamento della ricostruzione e della riconversione dell’UE dopo la tempesta Covid19 potrebbe avvenire (anche) attraverso l’emissione di Eurobond, cioè la creazione di un debito europeo condiviso per far fronte ad una crisi che – per quanto ci riguarda più direttamente – ha dimensioni non inferiori a quella continentale. A questo punto abbiamo fatto un ulteriore passo avanti, e cioè abbiamo ipotizzato che queste emissioni potrebbero essere di titoli irredimibili, tali cioè da garantire un buon rendimento ai sottoscrittori senza però l’obbligo per l’ente finanziato (l’UE) di restituire il capitale. Ove l’investitore volesse disinvestire il proprio denaro, potrebbe vendere i relativi titoli nella Borsa valori. Per converso, questi titolo incorporerebbero l’opzione di riacquisto da parte dell’emittente. I vantaggi di una tale emissione sono molteplici, sia per il risparmiatore che per il finanziato, ed ometto qui di fornirne il lungo elenco. Del resto, le emissioni irredimibili sono state sperimentate molto favorevolmente nel nostro stesso paese, quando, nel 1935, titoli di questo tipo furono emessi per Lit. mldi 42,00 al prezzo di sottoscrizione di 95/100 e con il rendimento del 5% annuo con cedola semestrale. Questo tipo di emissione gioverebbe oggi anche a livello statale, ad esempio con rendimento al 3% annuo, riducendo il debito e quindi migliorando il rapporto debito-Pil; migliorando il rating Italia; servendo ad alleggerire l’onere finanziario della finanza pubblica nel momento della restituzione dei capitali investiti, non più prevista. Probabilmente al momento della loro assegnazione, occorrerebbe fare riscorso al riparto, poiché la loro domanda sarebbe superiore all’offerta.
Riccardo Lucatti – Presidente Associazione Restart Trentino
Finisce
Grazie per avermi letto.