NON RIMBORSARE I DEBITI PER SALVARE IL DEBITO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Marzo, 2020 @ 5:54 am

.


Detto altrimenti: questo è un POSTALTRUI, di Gianluigi De Marchi demarketing2008@libero.it  tel. 3356912075, un mio vecchio amico abitante a Torino “ma” Ligure e, si sa, quando si tratta di “palanche” (alias “dinè”) come dicono in Liguria, non c’è niente di meglio che ascoltare gli antichi banchieri genovesi!                  (Post 3829)



Gianluigi. Mio coetaneo, collega VIP-Vecchietto In Pensione, che come me non è mai fermo nel senso che ha pubblicato e pubblica saggi su temi finanziari, economici, bancari, scrive su La Stampa e su riviste specializzate del settore. Citato da Wikipedia.  De Marchi è anche autore di pubblicazioni “diverse” per ragazzi e per ragazzi cresciuti, quale ad esempio quella qui a fianco, ideata e realizzata in coproduzione con Francesco Femia, nella quale immagina che l’unificazione d’Italia sia avvenuta per la vittoria del Sud sul Nord: una sorta di moderna “Utopia” anche perchè, all’interno del racconto – al di là della Storia – propone concrete forme di governo, nel senso che castigat ridendo mores: pur in forma romanzata avanza proposte serie: una seconda “Utopia”, appunto!


Gianluigi ha letto il mio post sulle crisi economiche degli ultimi 150 anni e ha pensato di mandarmi un suo contributo che pubblico ben volentieri. Una mia considerazione su di esso? La trovate in coda della sua relazione (BOND UE IRREDIMIBILI?).

Inizia

 “C’è il coronavirus, siamo in guerra!” E allora non resta che adottare al più presto “soluzioni di guerra”. Per aiutare il Paese ad uscire dalla spirale di speculazioni basate sull’entità del debito pubblico italiano, da tempo propongo di adottare la stessa soluzione del 1935, quando, in piena crisi economica dovuta al tracollo di borsa del 1929, l’Italia assunse un provvedimento eccezionale che ebbe un grande successo:

l’emissione un prestito irredimibile (cioè senza obbligo di rimborso), che fruttava ai possessori una rendita perpetua annua del 5%. Allo scopo di finanziare lo sforzo bellico in Etiopia furono emessi titoli per 42 miliardi di lire e furono offerti in sottoscrizione a 95 lire per ogni 100 di valore nominale, con un interesse corrisposto semestralmente il 1° gennaio e il 1° luglio. In corrispondenza all’emissione, il debito pubblico veniva cancellato, trasformandosi in semplice impegno a pagare le cedole; impegno peraltro identico a quello gravante sulla tesoreria dello Stato per le emissioni di titoli con scadenza prefissata, con il vantaggio però di non avere l’assillo del rimborso dopo un certo numero di anni.

La partecipazione fu imponente e l’emissione ebbe un grande successo: infatti molti si dimostrarono interessati ad avere una rendita fissa e sicura, anche rinunciando alla restituzione del capitale investito, che peraltro si poteva agevolmente recuperare vendendo le obbligazioni in borsa.  Oggi probabilmente il successo sarebbe uguale, perché un pubblico interessato ad un prestito irredimibile c’è sicuramente, in quanto moltissimi italiani puntano ad investire per avere un flusso periodico di capitali per integrare lo stipendio o la pensione.

Il titolo denominato “rendita” è un tipo particolare di obbligazioni che trova la sua disciplina nel Testo Unico bancario di cui al Dlgs 1º settembre 1993, n. 385. Si tratta di un titolo irredimibile e senza scadenza che attribuisce al possessore solo il pagamento degli interessi e non anche la restituzione del capitale. I prestiti irredimibili sono, quindi, quelli per cui uno Stato (o, più raramente, un’azienda) si impegna solamente a corrispondere un interesse annuo ma non si obbliga a restituire il capitale. Lo Stato (o l’azienda) ha comunque la facoltà di procedere al rimborso del capitale quando lo ritiene più opportuno.

I vantaggi per lo Stato

1 -Innanzitutto il miglioramento della tesoreria:  gli esborsi programmati si riducono al solo pagamento d’interessi. Se nel breve termine non si riscontrano miglioramenti rispetto ad un prestito tradizionale (ad esempio un BTP decennale) sul lungo termine l’effetto è notevole. Ipotizziamo l’emissione di un prestito Rendita 3% per un importo di 100 miliardi di euro. Gli interessi ammonterebbero a 3 miliardi l’anno, un po’ più di un normale BTP; ma con il grandissimo vantaggio che non ci sarebbero esborsi supplementari legati al rimborso dei titoli.

2 – In secondo luogo migliorerebbe il rapporto debito/PIL: la Rendita non avendo scadenza non costituisce un debito di capitale. Nell’ipotesi di una emissione per 100 miliardi, il debito scenderebbe di pari importo. E ciò avrebbe positivi riflessi sul rating dell’Italia e, in prospettiva, anche sull’intera finanza nazionale. Ricordiamoci che, in base agli accordi di Maastricht, il totale del debito pubblico non dovrebbe superare il livello di guardia del 60% del PIL: attualmente l’Italia dovrebbe dimezzare il rapporto, uno sforzo enorme se l’obiettivo fosse perseguito con strumenti “tradizionali” (aumento delle imposte o riduzione delle spese; provvedimenti che, entrambi, sarebbero estremamente negativi per l’economia, perché, come si dice, “la cura ammazzerebbe il cavallo”). Ma per raggiungere una posizione di relativa tranquillità, basterebbe probabilmente arrivare al 90% di rapporto. Per raggiungere questo obiettivo sarebbe necessario emettere poco più di 600 miliardi di euro di prestiti irredimibili; obiettivo non impossibile, soprattutto se diluito in più tranches, e facendo appello non solo al “patriottismo” dei risparmiatori italiani, ma anche all’interesse di investitori istituzionali esteri.

3 – In terzo luogo si potrebbero mobilitare risorse a beneficio dello Stato, generando una forma di cessione volontaria (e non forzosa, aspetto estremamente importante!) di disponibilità private a favore del Tesoro. Naturalmente occorre che la successiva gestione delle risorse così raccolte sia efficiente e produca effetti visibili, generando fiducia nel pubblico e spingendo verso ulteriori sottoscrizioni nel tempo: punto questo sul quale occorre un preciso impegno (soprattutto morale) da parte delle forze politiche nel loro complesso.

I vantaggi per i risparmiatori e gli investitori

1 – Il vantaggio fondamentale è legato al rendimento: le obbligazioni irredimibili hanno cedole molto cospicue. Quindi investire in queste obbligazioni significa assicurarsi un flusso di denaro molto più alto rispetto alle tradizionali obbligazioni.

2 – La facilità di recuperare in qualunque momento il capitale attraverso la Borsa).  Chi oggi cerca una soluzione simile può trovare solo polizze assicurative, che però hanno l’enorme difetto di sottrarre per sempre il capitale all’assicurato ed ai suoi eredi e di bloccare i pagamenti al momento della morte dell’assicurato.

Questo secondo aspetto è particolarmente importante per gli investitori istituzionali, in particolare le compagnie di assicurazione, sempre alla ricerca di titoli a reddito fisso per pagare i rendimenti delle loro polizze vita o per investire le loro disponibilità liquide. Diversificare gli investimenti con una rendita significa garantire per sempre un flusso di denaro liquido ed eliminare i problemi derivanti dal reinvestimento del capitale alle varie scadenza (sopportando anche i relativi costi). Volendo offrire una gamma diversificata di titoli, si potrebbero emettere sia tranches a tasso fisso del 3%, sia tranches a tasso indicizzato (Euribor + spread di due punti) che offrirebbero una rendita perpetua costantemente aggiornata sul costo del denaro, con il vantaggio di offrire una copertura (almeno parziale) dell’inflazione nel caso in cui questa tendesse ad aumentare.

Proviamo almeno a fare una riflessione su questa possibilità e ad esaminarne la fattibilità in tempi rapidi: siamo in guerra e le decisioni vanno prese in fretta!

Finisce

Una mia considerazione, anzi quattro

  1. Una parte di questi denari proverrebbero dagli attuali depositi bancari dei privati. Ciò potrebbe indebolire le banche interessate ma – tutto sommato – molte di loro  – non tutte, per carità! -se lo sarebbero meritato”perché purtroppo molte di loro hanno dimostrato di investire molto male i risparmi loro affidati sino a rischiare un fallimento poi evitato con immissioni di denaro pubblico cioè nostro. E tutto ciò per avere concesso crediti eccessivi (a chi?) e mai rimborsati (da chi?). In altre parole: i risparmi della gente andrebbero a finanziare interventi a favore della collettività e non finirebbero più nelle tasche del furbetto di turno.
  2. Queste risorse potrebbero essere destinate al processo di “riconversione” del sistema produttivo, non solo alla sua ricostruzione.
  3. Probabilmente si dovrebbe procedere all’assegnazione ai sottoscrittori con “riparto”, perché la richiesta del titolo potrebbe superare l’offerta.

4 -Sarebbe possibile ipotizzare “Bond UE Irredimibili”? Ne ho parlato a Gianluigi. Apprezza la mia idea che sviluppa ulteriormente la sua iniziale. Ci stiamo riflettendo: vedremo se dalla nostra “intelligenza collettiva” nascerà qualcosa di più dettagliato: in ogni caso è sempre molto meglio avcere un’idea in più che non averne.
 .

.