PENSARE SIN D’ORA ALLA RIPRESA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2020 @ 12:18 pmDetto altrimenti: per quando sarà passato il coronavirus … (post 3792)
Oltre ai molti lutti e ai danni economici, l’epidemia avrà prodotto anche qualcos’altro di non-negativo, anzi di buono. Ad esempio, ci avrà fatto vedere come sono belle le nostre città senza le auto; avremo imparato che al pronto soccorso si va solo per esigenze serie; ci avrà fatto riscoprire il valore di quelle tante “piccole cose” per le quali non avevamo più tempo, quali leggere libri, curare i fiori sul balcone, e … fermarci a pensare.
Ad esempio, pensare sul come finanziare la riparazione dei danni e la successiva ripresa. Le nostre Istituzioni (governo, Parlamento, UE) stanno consentendo lo sforamento dello sbilancio deficit-PIL oltre il limite preconcordato, cioè ci stanno consentendo di finanziare quanto ci serve per il dopo coronavirus attraverso l’aumento del nostro debito pubblico. “L’UE lo consente!” Si afferma con soddisfazione, E i mercati? Per ora, anche, solo che aumenta lo spread, cioè aumenta il costo del nostro debito pubblico in termini di interessi da corrispondere al sistema finanziario acquirente dei nostri titoli di debito. Quo usque tandem? Fino a quando, però?
Al che io mi permetto di suggerire una seconda via, o almeno una via parallela: quella di riscrivere l’odine delle priorità di spesa a livello UE, Stati, Regioni, Città. In altre parole: le priorità di ieri sono tali anche oggi o forse quell’elenco ha un ordine diverso?
Un esempio: l’acquisto dei costosissimi cacciabombardieri F35 oggi forse non è più prioritario rispetto alla riparazione dei danni da terremoto e da virus; agli investimenti per la riconversione e ricostruzione del sistema produttivo Paese; al necessario nuovo ulteriore sostegno alle famiglie terremotare da un sisma o da un virus; al finanziamento ad un livello congruo della ricerca; etc.. Dice … “Ma quelli gli F35 sono un impegno che il nostro paese ha assunto con l’UE: tanti F35 ad ognuno”. Rispondo: ok amici, ma allora che tutti i membri nell’UE rispettino tutte le sue regole e tutti gli impegni, ad iniziare dal non erigere muri e barriere di filo spinato contro le popolazioni in fuga dalle guerre. Insomma, UE si/no, ma non UE “alla carta”. Perché in tal caso, prenderemo anche noi quel tanto di UE che ci fa comodo, cioè UE s.q., secondo quantità, come si legge nei menù dei ristoranti. Il dititto romano recitava al riguardo: simul stabunt vel simul cadent: le regole, o valgono tutte oppure nessuna.
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