LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2020 @ 2:07 pmDetto altrimenti: … salvo le eccezioni e le interpretazioni di legge e i suoi regolamenti di attuazione (post 3790)
Be’ raga … l’avrete capito: sono laureato in legge, Genova 1968. I più fighi direbbero “in giurisprudenza” ma fa lo stesso, dai! Solo che poi nella vita ho fatto il manager e questa mia laurea talvolta è stata poco valutata dai miei colleghi manager ragionieri-laureati in economia e commercio … che quando si accorgevano che non ero dei “loro” (“Non è laureato in Economia? Ma almeno (sic!) è ragioniere, vero?), volendo farmi un complimento ma di fatto denigrandomi, poi se ne uscivano con un “Però, non si direbbe, non si vede quasi”. La rivincita me la prendevo con altre persone, i miei ex colleghi legulei poi diventati avvocati che quando si trattava di discutere problemi legali delle società che mi erano affidate e che loro pensavano di avere di fronte un non-leguleio, io con molta nonchalance, con aria distratta, buttavo lì una citazione dotta sull’argomento, citando i maggiori giuristi esperti del settore. Al che gli avvocati sussultavano leggermente: “Chi è mai costui?”
Una volta in merito ad una certa questione un avvocato citò le “condizioni di punibilità”. Io intervenni: “Ma, avvocato, forse qui occorre rifarsi alle condizioni di procedibilità, come bene insegna l’Antolisei nei suoi profondi studi al riguardo”. Bingo!
Le leggi. Troppo complesse. Molte leggi. Troppe leggi. Molte in contrasto fra di loro ed allora ci siamo inventati le regole del gioco: prevale la norma più recente; no, la più elevata in grado; no, la più specifica, etc., indipendentemente dalla valutazione comparativa dei rispettivi contenuti. Ma anche quando non si tratta di gestire la concorrenza fra due leggi, spesso si tratta di applicare a casi specifici una legge incompleta, non abbastanza specifica. Ed allora le strade sono due: si lascia il compito all’interpretazione del giudice che però in tal caso diventa anche legislatore; oppure ci si rifà ai princìpi contenuti nella Costituzione (v. post precedente). In tal caso i “princìpi” svolgono un’importante funzione suppletiva, integrativa e correttiva delle regole giuridiche (le leggi).
Vi sono poi le eccezioni di legge alla legge, quelle che sì è vero che la legge è uguale per tutti, però salvo le eccezioni di legge. E qui casca l’asino, perché fatta la legge trovato l’inganno, cioè la lunga lista delle eccezioni, lunga al punto da trasformare di fatto una legge in un provvedimento amministrativo di alcune fattispecie.
Infine vi è la trappola dei Regolamenti di Attuazione. Una mia esperienza personale. Ero Amministratore Delegato di S & P – Sistema e Progetto SpA, Rovereto, una società di engineering che si preparava a partecipare a bandi pubblici di gara, quelli regolati dalla Legge Merloni (all’epoca credo che si fosse arrivati alla terza o quarta riedizione, non ricordo). Un giorno stavo andando a Roma in treno ed allora da Trento occorrevano quasi cinque ore. Prima classe, nessun passeggero vicino a me, un bel tavolinetto a disposizione, nessun telefono che avrebbe potuto squillare. Avevo davanti a me i due testi: la legge e il suo regolamento di attuazione. “Questa volta ne vengo a capo” dissi a me stesso. Lavorai tutto il tempo del viaggio, matita e gomma in mano, annotavo riferimenti e contro riferimenti. Giunto a Termini (stazione FS ) e a termine del mio lavoro, capii tutto: la legge rimandava al regolamento che rimandava alla legge. Elementare Watson!
E ora divertitevi un po’ con il latinorum!
Legem brevem esse oportet quo facilius ab imperitis teneatur. Plurimae leges corruptisssima republica. Summa lex summa iniuria. Quod non vetat lex, hoc vetat fieri pudor. Nulla lex satis commoda omnibus est. Salus civitatis in legibus sita est. Ibi potest valere populus ubi leges valent. Dura lex sed lex.
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