LO STATO, SUA EVOLUZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Febbraio, 2020 @ 3:38 pm

Detto altrimenti: ex libris, questa volta da “Il diritto mite” di Gustavo Zagrebelsky (Giulio Einaudi Ed.)     (post 3759)

Da tempo non riesco a leggere romanzi. Gli ultimi sono quelli  dell’intera serie del commissario Wallander del giallista Henning Mankel, serie che me l’ha prestata la mia prof senza puntino Maria Lia Guardini che io l’ho ringraziata e che poi alcuni me li sono comperati io. E infatti leggo saggi di filosofia politica o di politica filosofica, se preferite. Fino a pochi post fa mi sono immerso in Norberto Bobbio “Elogio della mitezza”. Da qui, quasi per caso, in “Il diritto mite” di Gustavo Zagrebeklsky. Si tratta in entrambi i casi di libri che vanno “studiati” più che letti, ed io lo faccio con la matita in mano e segno, evidenzio, sottolineo … per paura di perdere le tante gemme che incontro sul mio cammino.

Zagrebelsky, primi capitoletti: lo Stato. Il suo valore? L’eliminazione dell’arbitrio nell’ambito delle attività ad esso facenti capo e incidenti sulle posizioni dei cittadini”.

Ma lo Stato chi? Lo Stato Persona? Lo Stato Re? Lo Stato della ragione? Lo Stato di polizia?  Lo Stato di diritto? Lo Stato liberale di diritto? Quest’ultimo, direi .. sì. Ma … come si presenta questo Stato? E’ presto detto: “Il senso generale dello Stato liberale di diritto è il condizionamento dell’autorità dello Stato da parte della libertà della società, secondo un equilibrio reciproco stabilito dalla legge”.Ecco, “a me mi” piace soprattutto quest’ultima sua forma, natura, sostanza: caratteristiche tutte secondo le quali la società con le sue esigenze autonome è prevalente sull’ “autorità” dello Stato. Che non è anarchia, in quanto si prevede:

  • la supremazia della legge sull’amministrazione;
  • la subordinazione alla legge dei diritti dei singoli;
  • la non subordinazione dei diritti dei singoli all’amministrazione;
  • la presenza di giudici indipendenti.

Lo Stato liberale di dirittto si ma. Ma cosa? Ma … su alcuni settori particolarmente rilevanti oggi esso ha ceduto il passo ad una sorta di inversione termica, nel senso che è tutto vietato tranne autorizzazione, come accade per l’utilizzo di beni strategici limitati (l’uso del territorrio, ad esempio: non si può costruire come e dove di vuole); le applicazioni scientifiche alla vita umana, per citare un altro settore (genetica, riproduzione, espianti, trapianti, interruzione volontaria della gravidanza, suicidio, eutanasia).

Ma veniamo alle eccezioni alla legge. Previste da chi? Dalla stessa legge o dall’Amministrazione? Se sono previste dalla legge, male, perché una legge troppo articolata si auto declassa a provvedimento amministrativo. Peggio mi dice se le eccezioni sono previste dall’Amministrazione, il che vuol dire che lo Stato non è governato da leggi, ma da provvedimenti amministrativi “ad personam”. “Summa lex summa iniuria” si diceva nel diritto dei nostri antichi padri: per quanto possa essere perfetta una legge, tuttavia essa potrà risultare molto dannosa per alcuni. Ecco, loro, gli antichi Romani, accettavano che si verificasse una summa iniuria in capo a pochi.

E non è una barzelletta, purtroppo …

Oggi noi, moderni Romani, cerchiamo di non recare alcuna ingiuria a quei pochi con leggi-piene-di-eccezioni che però allo stesso tempo mettono in crisi i molti, i quali spesso non riescono a comprenderne la portata generale. Comprendere le leggi? E qui i Romani (antichi) se ne uscivano con una seconda massima “Lex brevis esse oportet quo facilius ab imperitis teneatur”: occorre che le leggi siano brevi (e quindi chiare, n.d.r.) affinchè possano essere più facilmente comprese anche dai non addetti ai lavori. Al che, sfido la gente “comune” – cui chiedo scusa se mi permetto di definisrla con questo termine che nulla vuol avere di negativo, sia chiaro! – la sfido, dicevo, a comprendere la ratio che sta alla base di tante leggi, non ultima quella sulla prescrizione.

Le eccezioni. Il nazismo. Film Schindler List. Il protagonista al capo nazista: “Il vero potere non è condannare a morte, ma graziare il condannato”, cioè “fare eccezione”. In quel caso ben sia venuta l’eccezione! Ma nella vita di tutti i giorni è molto meglio se La legge è uguale per tutti senza le eccezioni di legge dirette o – peggio – demandate ai successivi regolamenti di attuazione o alle decisioni dirigenziali del settore amministrativo.

Mappoi (mappoi) da quache anno sopra la legge abbiamo messo la Costituzione Repubblicana che la nostra è la più bella del mondo. Non dimentichiamolo!

Cambiando discorso ma poi mica tanto: oggi nell’Associazionismo di vario tipo spesso lo Statuto lascia troppa discezionalità al Consiglio Direttivo che frequentemente opera per eccezioni e non è controllato da alcuno se non annualmente dall’assemblea che però il più delle volte è assai poco informata e comunque troppo poco partecipata. La nuova legge sul Terzo Settore ha curato gli aspetti finanziari e fiscali. Nulla ha detto circa la verifica dell’esistenza di una vera democrazia funzionale all’interno dei singoli statuti.

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