56 ANNI DOPO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Febbraio, 2020 @ 8:58 amDetto altrimenti: se in allora me l’avessero detto … (post 3758)
56 anni fa ne avevo 20, abitavo a Genova, la mia città natale, in agosto andavo in vacanza in Val di Non e nel corso di quel mese per circa dieci giorni andavo a scalare le cime delle Dolomiti di Brenta (e poi quelle delle Pale di S. Martino).
Da 33 anni risiedo a Trento e sono spesso a sciare in Paganella dalle cui piste vedo e rivedo (o intuisco) quelle stesse montagne: la Cima Tosa, la Brenta Alta, la Cima Margherita, il Campanil Basso, il Campanile Alto, gli Sfulmini, la Torre del Brenta, per citarne alcune.
56 anni fa … se in allora me l’avessero detto … ma veniamo allo sci. Io ho cominciato … tardi, all’età di 17 anni. Era il febbraio del 1961, a Frabosa Soprana (CN). Quante “cose” sono cambiate da allora! La neve, nevicava di più. Le piste, erano assai meno battute (ricordo: nel 1971 a Livigno gli addetti battevano le piste “a scaletta” scendendo affiancati da monte verso valle!). Gli impianti di risalita, non ne parliamo! Gli sci poi … dal legno al metallo, da lunghi a corti: pensate, 1969, io sottotenente della Brigata Alpina Tridentina, i miei sci erano Alu Fischer di m. 2,15! Poi è intervenuta la sciancratura, ovvero la ratrematura laterale che modifica il raggio di curvatura. Insomma: lunghi e rigidi, veloci in rettilineo. Corti e sciancrati, meno adatti alle grandi velocità in linea retta, più agili nelle curve.
Adesso se ne sono inventata un’altra: l’inclinazione verso il basso delle lamine di due gradi rispetto al piano orizzontale del corpo dello sci. Da qui una maaggiore reattività dello sci, un po’ come passare a guidare da un’auto normale ad una di Formula 1. Morale: cambiano – ringiovaniscono – gli sci; cambi – invecchi – anche tu che li utilizzi … e allora stai attento, cribbio! Infatti prima di imparare ad usare questi miei Salomon Race, l’anno scorso mi sono rotto una spalla (testa dell’omero e trochite!).
E’ andata così: nella foto, di solito seguo la traiettoria 1) . Quella volta (25 marzo 2019) chissà perchè, la 2) (mannaggia!). In quella curva molto veloce a destra e a monte, mi sono distratto, ho spigolato un minimo verso l’esterno con lo sci a monte che ha “ubbidito” al comando e si è aperto verso monte. Corpo sbilanciato a valle per reazione, blocco dello sci sinistro, volo, caduta, atterraggio sul gomito sinistro con mano sinistra sullo sterno (livido); testa dell’omero e trochite fratturati; spalla lussata ma è rientrata subito. Cinque settimane di fasciatura dessault, due mesi di riabilitazione. Che fare? Quest’anno ho fatto ammorbidire quelle lamine nel senso che ho tolto uno dei due gradi di inclinazione: ora se questi miei sci fossero usati da un campione in una gara a livello mondiale, ad ogni curva perderebbe un decimo di secondo circa, ma per ma vanno benissimo.
Dice … ma perchè non li cambi? Cosa? Ma non vedete come sono belli? Hanno lo stesso colore della mia giacca a vento! Ah … dimenticavo: la punta. Vedete come la forma della loro punta è stata quasi “appiattita”? Ciò ha determinato che a parità di lunghezza totale dello sci, la parte laminata è più lunga e morde prima la neve. Per capirsi, è stata allungata quella che sulle barche a vela è la lunghezza al galleggiamento, con effetto di migliorare l’efficienza (della barca e dello sci).
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