MORALE, ALIAS ETICA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Febbraio, 2020 @ 3:14 pmDetto altrimenti: spesso purtroppo elastica o indefinita … (post 3751)
(Ex libris: Noberto Bobbio, “Elogio della mitezza e altri scritti morali”, Ed. il Saggiatore 2014, pagg. 135-149 – Prima ed. Pratiche Editrice, 1998)
(Concettualmente questo post è il seguito del post n. 3745 del 2 febbraio scorso, dal titolo “Democrazia, libertà, buon governo”)
Crisi morale oggi
Oggi? Quando mai!? Infatti, di quale crisi morale si parla oggi che abbiamo smesso di sterminare indios, indiani d’America ed ebrei? Oggi che abbiamo eliminato (formalmente) la schiavitù? Che una terza guerra mondiale proprio non la vogliamo proprio? Eppure … Dice: eppure cosa? Cosa? Ecco, ve lo dico: la “turbolenza” odierna non deriva dalla credenza in principi fondamentali, bensì da cause economiche, sociali, politiche, culturali, biologiche. Insomma (n.d.r.) siamo un po’ tanti Padre Zapata che predichiamo bene ma … il pesce grosso continua a mangiare il pesce piccolo il quale molto raramente è riuscito – solo unendosi a tanti suoi simili – ad uccidere il pesce grosso. Ma a costo di quanto sangue versato!
Tuttavia
Tuttavia abbiamo abolito la schiavitù, (formale: sono ovviamente esclusi i braccianti migranti, neri pagati in nero, n.d.r.) vietato (quasi ovunque) la tortura e la pena di morte. La più grande sfida-rivoluzione dei nostri tempi è tuttavia ancora aperta: la vera e completa emancipazione femminile attraverso il superamento dei pregiudizi che la attanagliano (vedi post n. 3746 del 3 febbraio scorso, dal titolo “Pregiudizi”). Sul piano della politica, resta da ampliare l’area della democrazia, la quale prevede -fra l’altro – che i vinti non siano sterminati. Evvabbè … provvederemo.
Quella la morale
Espressione bellissima del diletto napoletano: quella la morale tutti la vogliono … ma secondo quale dottrina? Qui casca l’asino! La nostra è una “società religiosa” e in una tale società, morale e religione non possono essere separate. La nostra religione non “è” “morale”, bensì “ha” una morale (essa “è” Creazione e Resurrezione. The rest are details, per dirla con Einstein che aveva scritto I want to know the God’s thought: the rerst are detalis). Domanda: ma allora gli atei, possono avere una morale? Vediamo un po’ …
La nostra Costituzione
Solo l’art. 19 che viete riti contrari al “buon costume”. Fine.
Dice … certo, esiste una morale laica!
Eccone ben quattro teorie (e la loro auto-confutazione):
- La regola morale deriva dal giusnaturalismo, cioè da leggi naturali. Ma per Hobbes homo homini lupus e per Rousseau gli uomini sono pacifici. Come la mettiamo? E poi, chi può valutare (giudizio di valore) che tutto ciò che è “naturale” sia ispo facto anche “buono”?
- Morale sarebbe la regola condivisa da tutte le genti. Da tutte? Dove? Quando? Ma nemmeno se “tutte” le genti fossero state collegate via internet da millenni per stipulare accordi in videoconferenza!
- Regola kantiana: “la mia azione è morale se mi comporto in modo tale da non poter volere che la mia massima divenga una legge universale”. Traduciamo: se io elevo a regola universale il non mantenere le promesse, significa che io voglio un mondo nel quale non avrebbe più senso fare promesse. Ma in tal modo io esprimo un giudizio di valore negativo al non mantenere le promesse: negativo secondo una scala di valori morale. Ma – e ci risiamo! – di quale morale se non di una teleologica? E poi come la mettiamo con la legge “non usare violenza” che contrasta con la legge “Impedisci anche con la violenza che il violento faccia violenza ad altri”?
- Sarebbe morale l’azione che produce piacere ed elimina dolore. Ma … piacere a chi? Al maggior numero di persone? Allora 60 milioni di persone (i Tedeschi) agito moralmente bene nello sterminare pochi milioni di Ebrei. E poi: procura piacere secondo merito? Capacità? Bisogno di ognuno?
Dalle non-risposte di cui sopra rinasce l’esigenza di fondare l’etica sulla religione, ma anche qui sorgono problemi: i vari “Dio lo vuole”, “Got mit Uns!” , “Allah hakbar!” possono bastare? Certo che si, ne abbiamo avuto abbastanza! Infatti non possiamo “utilizzare” Dio, un Dio alla carta. Sta di fatto che non abbiamo altra scelta che “accettare” il riferimento alla morale quale componente di una religione, non tanto perché le sue regole siano “giuste” o debbano avere una “validità assoluta”, quanto piuttosto perché il “timore di Dio, di un Dio” rende quelle regole efficaci, cioè tendenzialmente più rispettate di altre. Tuttavia l’uomo di fede le accetta comunque, ma facciamo attenzione: se la ragione è un lumicino, la fede illumina … ma può anche abbagliare (cfr. guerre di religione, fondamentalismi di ogni sorta).
Mi avete letto sin qui? Siete dei veri Eroi! Dai, che per questo post può bastare, non vi pare?
(continua alla prossima puntata: “Il male”)
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