SALVATAGGIO E ACCOGLIENZA IMMIGRATI, e non solo

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Febbraio, 2020 @ 7:33 am

Detto altrimenti: obblighi morali o derivanti dal diritto positivo?   (post 3742)

Hammurabi (Louvre)

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Da sempre ci governiamo con le leggi. Alcune sono di diritto naturale, altre morali, altre ancora del diritto positivo. Il diritto naturale sembra una cosa bella. Sembra, appunto, perché così non è. Infatti il più forte prevale sul più debole, la proprietà privata è un valore assoluto (asso piglia tutto e gli altri si arrangino). La morale. Taluno la confonde con la religione: agire secondo morale significherebbe seguire gli insegnamenti della nostra religione. E invece no. La nostra religione “ha” una morale, non “è” una morale. Pensate un po’ che già nel Codice di Hammurabi, 1800 anni prima di Cristo, era incisa sulla roccia una piccola grande legge: “Non fare agli altri … fai agli altri …”. La nostra religione è altra cosa: essenzialmente Creazione (Chi ci ha creati?) e Resurrezione (verso Chi andremo dopo la morte?). Ma questa è un’altra storia. Il diritto positivo, be’ quello è il più ssemplice da capire: basta aprire i Codici, leggere le varie leggi …

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Ma vediamo il rapporto fra morale, diritto positivo e politica. Taluno pone un sistema di legge al di sopra dell’altro (per Benedetto Croce prevale la morale; per Hegel il contrario). Altri si concentrano sul diritto positivo che sarebbe l’unico ad essere applicabile, salvo prevedere al suo interno deroghe per particolari situazioni (fare eccezioni alla legge – ad esempio – nei casi di stato di necessità) o per particolari categorie di persone alle quali non si applica lo ius commune bensì lo ius singulare che ad esempio è quello che sta alla base delle etiche professionali: il medico che “può mentire” e non dire tutta la verità ad un malato di una malattia incurabile. E la politica? E il “diritto della politica”… esiste? Come e dove si colloca rispetto al diritto positivo comune e alla morale? Gode anch’esso di uno speciale ius singulare? Le sue azioni sono univoche o si dividono in “azioni finali”, da valutarsi di per se stesse e in “azioni strumentali”, da valutarsi in relazione ai fini che si propongono, nel senso che “il fine giustifica i mezzi”? E ammesso e non concesso che il fine – tiut court – giustifichi i mezzi, chi e cosa giustifica i fini?

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Orbene, salvare in mare vite umane in pericolo di vita a mio avviso rappresenta comunque un adempimento morale. Inoltre, anche sul piano del diritto positivo è un’azione dovuta e quindi legittima (cioè da non condannarsi, mentre da condannarsi sono tutti i comportamenti ad essa contrari) di politica finale e strumentale, da valutarsi sia perchè compiuta in uno stato di necessità sia in quanto valutata in relazione al fine che si propone. Ma c’è di più: c’è il diritto positivo della navigazione, degli accordi internazionali, c’è il codice etico del comandante di ogni nave. Tutte leggi che impongono il dovere del salvataggio.

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Ma … salvare sì, e poi? Salvare per … trattenere i naufraghi sulle navi sine die? Che senso ha?

Accogliere poi! Chi nega il dovere dell’accoglienza si rifà in modo sostanziale al diritto naturale: io sono nato qui, io vivo qui, questo territorio è mio, l’ho segnato con precisi confini di leggi e di filo spinato e farò di tutto per respingere ogni intruso. Come i leoni della savana che segnano il loro territorio con l’urina! Ma noi, amici  “… nati non fummo a viver come bruti …”! Immigrati? Risaliamo alle origini delle immigrazioni, alle cause di ieri e di oggi: ieri, colonialismo antico. Oggi multinazionali cioè colonialismo moderno. E allora, di che ci lamentiamo?

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Dice … caro blogger, belle parole le tue, ma nel breve periodo, che fare? Aiutiamoli a casa loro è pur sempre un progetto di lungo periodo, ammesso che lo si voglia e possa fare. E allora? Allora Unione Europea! La risposta deve essere dell’UE non dei singoli paesi dell’Unione. Ecchè? Devo fare tutto io?

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