EURIPIDE, BACCANTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Dicembre, 2019 @ 2:15 pm

Detto altrimenti: Euripide, chi era costui?         (post 3712)

Evvabbè … dai che lo sapete chi era, eppoi in internet c’è tutto. Tuttavia quel “tutto” non vi dirà mai le cose che noi apprendiamo dalla nostra prof senza puntino Mara Lia Guardini nelle riunioni del nostro gruppo di lettura dei classici che si tengono alternis quindicinis (a due settimane alterne). Prossima riunione: Biblioteca di Trento, sala multilingue piano terra, ore 10,00 di martedì 14 gennaio 2020: prepararsi sul Miles Gloriosus di Plauto.
Ingresso libero.

Siamo nell’antica Grecia. Eschilo precede Euripide e vive e scrive nel (precedente) momento di gloria della polis e della sua “democrazia”. Eschilo è quello del “Dio ha sempre ragione, venite che vi dico come fare, vi dico io qual è la verità”. Capirete bene l’importanza dell’insegnamento (e del condizionamento) attraverso il teatro, unica forma di comunicazione di massa dell’epoca (Platone diceva: “I bambini a scuola; gli adulti al teatro.”).

Ho virgolettato “democrazia”  perché su quella ateniese  c’è molto da discutere, tuttavia … ma questa è un’altra storia, che pure trovate trattata in molti miei post.

Passa qualche anno, la guerra (del Peloponneso) va malissimo, Atene sta per essere sconfitta definitivamente. Euripide scrive nel 406 la sua ultima tragedia:  Baccanti, che verrà rappresentata postuma, nel 405  a. C.. A leggerla così, nella sua traduzione italiana, si perde molto, ma non solo per via della traduzione (per ottima che sia!). Si perde molto perché un conto è assistere alla rappresentazione teatrale potendo cogliere le sfumature ironiche e sarcastiche, altra cosa è cercare di indovinarle fra le righe di una traduzione.

Baccanti, una poesia calligrafica, ricca di belle immagini, raffinata. Rispetto a tutta la sua produzione, Euripide segue il suo “filo rosso”: una riflessione sulla ragione dell’uomo, alla quale si dovrebbe collegare l’ars politica. Forte è il contrasto in Baccanti fra la vita secondo natura (che non è detto che sia sempre un cosa buona, anzi!) e la polis, la vita “politica”, regolata dalle leggi dell’uomo.

ll filosofo austriaco del diritto Hans Kelsen bene ha rappresentato questo contrasto nella contrapposizione del diritto naturale al diritto positivo, ma anche questa è un’altra storia.

Quale scelta operare, come vivere? Euripide non ce lo dice e questa è la maggiore differenza rispetto ad Eschilo. Euripide ci presenta un re che vive secondo la nomos della polis e un dio, Dioniso, che vive secondo la fusis, natura, salvo poi dare la colpa a Zeus dei malanni generati (“Dio lo vuole”, “Got mit uns”). Subito sotto il problema del tipo di vita, c’è il problema della conoscenza: quella di Dioniso, portatore di una sapienza emotiva, diversa, che si manifesta nell’estasi (“l’essere fuori di se’ “) che presuppone l’uscita di scena dell’uomo vecchio; che distrugge il passato per costruire un futuro; e quella di Apollo, dio della sapienza piena, lontana, che per essere conosciuta da parte dei mortali deve essere interpretata.

Baccanti è l’unica tragedia che ha per protagonista un dio.

Epoca storica, fine della grande guerra (del Peloponneso), Euripide mostra orrore per la guerra (che finirà nel 404), un grande desiderio di pace; tende a sentire l’esperienza artistica come soddisfazione di un bisogno di evasione e di fruizione personale, assolutamente agli antipodi del poeta “vate” Eschilo. Euripide invita al “carpe diem” e lo fa dire al coro con molto sarcasmo, tono che non si può cogliere attraverso la semplice lettura che quindi nei passaggi relativi pare esprima ambiguità.

Il “carpe diem” latino tuttavia non significava “godiamo ogni giorno”, quello che “del doman non v’è certezza”, bensì “diamo ad ogni giorno un significato, non sprechiamo nemmeno un giorno, approfittiamo utilmente del tempo che abbiamo”.

Insomma, se dopo avere letto questo post andrete a leggere la tragedia Baccanti, avrete fatto la cosa giusta.

E dopo la riunione, ecco i nostri “baccanali”: un buon caffè al sole della Piazza del Duomo, a Trento!

Evviva i classici e grazie a chi ce li fa rinascere!

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