UNICREDIT
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Dicembre, 2019 @ 10:10 amDetto altrimenti: Credito Italiano, mi ricordo … (post 3710)
(Scrivo questo post a vantaggio di chi si trovasse in situazioni simili)
Una volta si chiamava così, Credito Italiano, e aveva sede a Genova. Poi la sede fu spostata a Bologna. Era una delle tre BIN-Banche di Interesse Nazionale. Le altre due erano la Banca Commerciale Italiana (Comit, Milano) e il Banco di Roma, Roma. Oggi di chiama Unicredit. Anni ’70: io ero a capo della Finanza Operativa Italia della Stet-Società Finanziaria Telefonica per Azioni, Torino, la maggiore finanziaria del paese (la Fiat mandava il suo direttore finanziario presso di noi per “vedere come agivamo”). All’epoca non c’erano i telefonini, l’home banking, le e-mail. Il massimo che avevamo era il fax e i corrieri che di persona giornalmente portavano via FFSS la posta interna fra le due sedi di Torino e Roma. I computer stavano arrivando: ricordo, i nostri primi erano Siemens, armadioni metallici collocati in una grande stanza refrigerata. Di personal computer neanche a parlarne. Eppure si lavorava e bene. Il nostro interlocutore in quella banca era Lucio Rondelli, l’Amministratore Delegato.
AUna volta, in un convegno, Rondelli disse “Le banche intermediano troppo”. Io non capii: maccome? Se tutte insistevano per avere più lavoro, per prestarci più denari? Oggi capisco. Rondelli si riferiva alla scarsa capitalizzazione delle società industriali. Avrebbe ragione anche oggi.
2019. Unicredit. Ne sono diventato cliente dopo che si è incorporato la Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. La prima mossa fu quella di cancellare il Credito Fondiario Trentino Alto Adige (Unicredit aveva già il suo Fondiario), ma così facendo si perse per strada buona parte della clientela (io ero nel CDA del Fondiario). Evvabbè. Poi fu il turno della Cassa. Evvabbè …
Unicredit oggi. Carta di Credito. Ogni suo utilizzo vi viene segnalato con un messaggio sms, per darvi la possibilità di bloccare la carta in caso di utilizzo fraudolento. Qualcuno ha violato i computer Unicredit e ha utilizzato la mia carta per €635,82. A me non è arrivata alcuna comunicazione via sms. La banca già in precedenza
mi aveva avvisato che i miei dati personali le erano stati sottratti. (loro lettera 28.10.19 pervenuta 07.11.19, da me contestata con lettera AR del 15.11.19 alla filale e alla Direzione Centrale Commerciale).
In questa occasione, la banca (e non io che non avrei potuto!) si è accorta dell’utilizzo fraudolento della carta, l’ha bloccata e mi avvisa. Vado in banca (un’ora con il Vicedirettore) e apprendo che dalla Danimarca sono stati acquistati CryptocurrencyPlatf per 4.750,00 DKK Corone Danesi per quel controvalore in Euro; due denuncie ai CC (una giornata), una visita informativa alla Polizia delle Comunicazioni (due ore); arriva la mail per fare la denuncia alla banca; faccio la denuncia in banca (un’ora). Dopo tre giorni mi arriva il rimborso salvo buon fine. Dopo altri dieci giorni mi arriva lo storno del rimborso (cioè il riaddebito della somma) in quanto: “ Id. Pratica 1491099 – Transazione eseguita con utilizzo credenziali di commercio elettronico sicuro e digitazione password”. Per informazioni telefonare al numero 045 8064611. Rispondo alla mail contestandola e preannunciando una class action. Al che:
- la motivazione non regge. Infatti, quando Tizio paga via internet tot euro a Caio, il pagamento e tuttti i dati transitano da un sistema gestito da Sempronio, cioè dalla banca! E se è vero che i dati utilizzati sono autentici, essi possono essere stati rubati solo da un sistema a responsabilità di Sempronio, cioè della banca.
- La banca stessa si era accorta che si trattava di un utilizzo truffaldino.
- Per utilizzare quella carta di credito NON occorre digitare alcuna password.
- Se fosse tutto “regolare” come afferma la banca, vorrebbe dire che io mi sono inventato tutto e sto cercando di truffarla (avvalendomi di un complice in Danimarca!).
- Telefono al n. indicato, mi mettono in attesa dalla Romania (!? Ma Unicredit no sta licenziando personale in Italia?) per 15 minuti. Desisto. Mi reco al Centro Tutela Consumatori, Piazza Raffaello Sanzio, 3, Trento (di fronte alla Torre Verde) tel. 0461 984751 . Incontro l’incaricato. Si fa così: si scrivono due righe alla propria banca reclamando l’accredito. Dopo 30 gg – che si sia avuta risposta o meno – si va sul sito www.arbitrobancariofinanziatio.it, si scaricano e si compilano i moduli, si fa il previsto bonifico di €20,00 per spese, e si inviano (sta alla banca dimostrare la eventuale colpa grave del danneggiato, non basta che dichiari che dai suoi liles risulta che …). Entro sette mesi si ha la sentenza. Se positiva, anche il rimborso.
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P.S.: Ad una banca che distribuisce alti dividendi mentre si appresta a imponenti licenziamenti, mi permetto di suggerire di governare diversamente il proprio processo di riconversione, accompagnandolo con programmazione e progressività in modo – quantomeno – da mitigarne i costi sociali.