NEVE! E TANTA!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Dicembre, 2019 @ 2:16 pmDetto altrimenti: l’era ‘n pez che nol fiocava cosita de ‘sta stagione! (post 3708)
Già, erano anni che non avevamo tanta bella neve già in novembre! Ed allora, fuori gli sci! Amici, chi mi segue negli slalom fra i paletti dei miei post, ricorderà che io il 25 marzo scorso sono letteralmente volato” con gli sci e mi sono fratturato testa dell’omero sinistro e il trochite: 5 settimane di immobilizzazione + tanta riabilitazione. Si veda il post n. 3548 del 27 marzo 2019 http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=64209..
Sci nuovi, Salomon Race, preparati da gara direttamente dal costruttore, acquistati in offerta ad un prezzo speciale (eh già, chi se la compera sennò la Formula Uno della neve?). Una caduta assolutamente non preannunciata da alcuna perdita di equilibrio o apparente mio errore; una velocità di realizzazione tale per cui io sentii solo la botta sulla neve: nessuna possibilità di contrastare il volo. Oggi il mio amico Davide, maestro di sci, vero super tecnico della neve, mi ha spiegato come è successo, ed io provo a illustrarlo a voi.
Partiamo dalle barche a vela a carena dislocante (non planante): la loro velocità massima è proporzionale alla lunghezza al galleggiamento (2,5 x la radice quadrata di tale lunghezza). Le barche vecchie avevano una lft (lunghezza fuori tutto, l’ingombro massimo, per intendersi) maggiore della lunghezza al galleggiamento, e ciò perché prua e poppa sporgevano all’infuori. Oggi il “dritto” di prua e di poppa è quasi verticale: così facendo i progettisti hanno “recuperato” alla lunghezza al galleggiamento il maggiore ingombro delle prue e poppe (prima inutilmente) sporgenti.
Oggi la “prua” (punta) dello sci moderno (ah … questi velisti che usano termini marinareschi anche quando sono sulla neve! Ma si può?) soprattutto da gara, non è più allungata a mo’ di punta di lancia, bensì ha una forma corta quasi piatta: in tal modo si allunga la “lunghezza al galleggiamento” dello sci, cioè la porzione di lamina che morde la neve. Ma ciò non basta. Infatti a questa modifica se ne unisce un’altra, e cioè che nelle zone di “prua” e di “poppa” dello sci, a mordere la neve è prima la lamina che la suoletta. Da ciò discende che lo sci viene “instradato” su due binari molto autoritari. Ma veniamo alla mia caduta.
Pendio medio, da pista “rosa quasi rossa”, neve buona, pista non affollata, sciatore – io – non stanco e con muscoli caldi su pista molto conosciuta. Dalla linea di quasi massima pendenza, veloce curva larga a destra, per impegnare un tratto tutto al traverso (cioè con pendenza zero). Nella curva, il volo. Cosa è successo? Lo sci destro, quello a monte, era troppo “spigolato” e la lamina della sua parte anteriore ha morso la neve a monte e si è allargato, aprendo le punte dei due sci e “virando, orzando” a destra, verso monte. Ciò ha determinato un mio sbilanciamento a sinistra, verso valle, con aggravio del peso sullo sci a valle che a sua volta ha morso la neve con la lamina esterna, “piantandosi”: da qui la mia capriola in sinistra-avanti con volo e impatto per fortuna laterale di gomitoe quindi spalla e non di testa!
Che fare quindi per la prossima stagione? Quello che ho fatto fare oggi: un addolcimento delle lamine “a prua e a poppa” dei due sci. Ciò li rende una frazione di secondo meno immediati nel rispondere al mio odine di “virata” (ecchissene …!?) ma molto, molto meno “pericolosi” nelle curve, nel senso che ora a toccare la neve è innanzi tutto la suoletta: poi la lamina. Domani sono in Paganella a provarli. Vi saprò dire.
Good skjing everybody!
Ecco, come vedete, le ho provate queste due autentiche belve della neve! Sicuramente vanno meglio così. Insomma, uno continua a fare lo strafigo che “guida” sci Formula Uno che sono ancora tali, anche se li ho addolciti. Dice … ma sono più lenti? E il raggio di curvatura? No raga, scialla, calma, non è di questo che si stava parlando, ma della immediatezza di reazione al mio comando di “virata”. In other words, i miei sci sono sempre veloci allo stesso modo, hanno sempre lo stesso raggio di curvatura ma in un campionato del mondo mi farebbero perdere qualche decimo di secondo ad ogni curva. Sfido chiunque che non sia un campione a cogliere questa sfumatura. E poi … è tutto relativo! Pensate un po’ che fino a qualche decina di anni fa più ce li avevi lunghi (gli sci) più “cuccavi”! Il massimo infatti era questa accoppiata; sci lunghi; attacchi Nevada a cinghia lunga; camminare con gli sci in spalla e le cinghie lasciate vistosamente penzolare dietro la schiena: e quale ragazza resisteva? La mia misura standard era m. 2,05, la marca i Rossignol Strato, salvo da militare che avevo gli Alu Fischer m. 2.15: ma da Sottotenente della Tridentina avevo 50 anni di meno!
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