LA MODERNA IMMORALITÀ DI PERICLE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Novembre, 2019 @ 3:48 pm

Detto altrimenti: ex libris … anzi, ex libro!                 (post 3706)

Immoralità? Non è un mio errore di battitura né un intervento del correttore automatico: infatti nessuno aveva pensato di scrivere “immortalità”! Pensate un po’, quella lettera “t” inserita o meno, come cambia il significato del termine! Ma veniamo al libro, “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo” di Paolo Mieli, Rizzoli ed. Nov. 2013. In particolare veniamo ad un capitolo così intitolato (pagg. 167-174).

Pericle, chi era costui? Ma dai … che ce lo hanno detto sin dalla Scuola Media! Non parliamo poi al Ginnasio-Liceo, chi lo ha fatto. Mappoi, chi non ha sentito almeno una volta parlare della democrazia di Atene, del democratico Pericle, del fiorire delle arti, della cultura in genere? Eppure … non è tutt’oro quel che riluce!

Erodoto, storiografo ammiratore di Pericle, stabilisce il primo nesso fra democrazia e un “comando forte”. Tucidide, altro suo estimatore, afferma che l’Atene di Pericle era formalmente una democrazia, sostanzialmente un principato del princeps e Pericle un premier con pieni poteri, diremmo noi (chi vi ricorda, oggi?). Platone invece pone Pericle fra i grandi corruttori della politica per alcuni motivi: 1) per la sua grande oratoria demagogica (capacità di dire bene ciò che il popolo vuole sentirsi dire, “a prescindere”. N.d.r.); 2) per avere introdotto il salario per i politici.

L’anonimo, esule anti-pseudo-democrazia ateniese, ci spiega come essa ssopravvivesse a dispetto dei suoi tanti difetti.

Eppure lo stesso Pericle affermava che se demo-crazia significava potere (del tiranno, n.d.r.) sul popolo, si era in piena illegalità (il primo”democratico”, il democrator, era infatti un dittatore!); mentre se lo stesso binomio demo-crazia significava potere del popolo, allora sì che si era nella legalità. Tutto bene a parole, caro Pericle! Sai, ai tuoi tempi non era ancora nato quel tale Padre Zappata, sì … quello che predicava bene ma razzolava male. Pericle in Assemblea (oggi il politico di turno nelle piazze): tutti avevano il diritto di parlare (oggi di osannare) ma “vi erano persone che avevano l’influenza e la capacità di guidare chi era impreparato e non al corrente degli affari” e Pericle era il migliore dei “persuasori”. E decideva.

Who opened the door for the democrator? / And how come he let in the market-conquistadors?/ Why is he acting as if he has something to hide?/ The privilege of the stupid is to be taken for a ride… Chi ha aperto la porta al democrator? E com’è che costui si è collocato nel novero dei conquistatori? Perché si sta comportando come se avesse qualcosa da nascondere? Il privilegio dello stupido è di farsi prendere in giro.

Ma come manteneva il suo alto consenso, questo Pericle? Con una ondata di feste (da qui: il panem et circenses dei Romani)  e di LL.PP. – Lavori Pubblici. E il popolo era contento. LL.PP.? Corruzione! Solo che Pericle, per non dovere presentare il previsto rendiconto finanziario annuale, si fece rieleggere di anno in anno per decenni e lui e il suo architetto Fidia non morirono poveri. Oltre alle feste ed ai LL.PP., Pericle adottò una politica imperialistica. Ma l’unica guerra che vinse fu quella contro l’isola di Samo, un alleato ribelle, che gli costò un enorme dispiegamento di forze. Poi seguirono le due disastrose spedizioni in Egitto e in Sicilia e le due guerre del Peloponneso, con la sconfitta finale ad opera di Sparta. Ma Pericle pensò bene di morire prima di tale micidiale disfatta. Ci pensò la peste.

Immoralità moderna, titola Mieli. Moderna in quanto anche oggi non ci stiamo facendo mancare nulla. LL.PP.? Viadotti a iosa che poi crollano evabbè; il Mose incompleto evabbè; acquedotti che disperdono il 50% dell’acqua evabbè; etc. Feste? Calcio, I soliti ignoti, l’Eredità etc. e canzonette in TV ed il gioco è fatto. Guerre? Be’ intanto la politica imperialista di sua maestà il nostro re finchè c’è stato. L’ottusità dela prima guerra mondiale (ma a Cadorna, intitoliamo ancora piazze e stazioni della Metropolitana?); e poi – ciliegina sulla torta – la seconda guerra mondiale! Ma si puo? Infine la “guerra” contro i “terroni” nostrani ieri (“Non si affitta a meridionali”, Torino anni ’50; “Padania uber alles” anni 2010) e – oggi – contro i “terroni” d’importazione (della serie: bisogna sempre avere un nemico).  Retorica e demagogia poi oggi si sprecano.

E il populismo? Qui ci siamo superati come bene fa notare Umberto Eco nel suo “Il fascismo eterno” Ed. La Nave di Teseo: ci siamo inventati il populismo qualitativo: “Siete voi tutti, il popolo, voi 60.000.000 milioni prima di baionette, oggi di voti, che volete che io faccia ciò che faccio, voi massa uniforme e informe esprimente una stessa identica volontà, che poi è la mia ma questo non lo dico”. Dice … ma il popolo avrebbe il potere se ci fosse la Democrazia diretta! Democrazia diretta? Peggio mi sento! Diretta da chi? Infatti “dirigere” è un verbo della seconda coniugazione, il cui participio passato ha sempre significato passivo! Dice … ma il parlamento non è più rappresentativo, sostituiamolo con … il parlamento delle reti, dei like, delle piattaforme, ecchediamine! Allora sì che sono tranquillo e so bene da chi è “diretta” quella democrazia: dai capi rete. Evabbè …

Come vedete ha ragione Paolo Mieli quando sottotitola il suo libro con la frase “Per capire il nostro tempo”. E poi dice che studiare i classici non serve …