SOCIOLOGIA POLITICA 1
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Novembre, 2019 @ 8:52 amDetto altrimenti: i comportamenti umani in politica (post 3700)
Per un post-numero-tondo, il 3700°, ho scelto un argomento serio che però voglio trattare in modo semplice e immediatamente comprensibile, nonostante i “paroloni” del suo titolo.
Sociologia: scienza che studia i fatti sociali considerati nelle loro caratteristiche costanti e nei loro processi. Politica: gli antichi Greci parlavano di teknè politikà, tecnica di gestione della polis, la città stato. Noi utilizziamo solo l’aggettivo e lo abbiamo sostantivato (e la teknè, che si sia persa strada facendo?).
Quindi: quali sono e quali dovrebbero essere gli atteggiamenti umani di chi si occupa della soluzione dei problemi dello Stato? Se scorrete con lo sguardo (e soprattutto con la mente) i miei ultimi post, troverete riferimenti alla gestione aziendale anche con riferimento ai contenuti di un libro di Pier Luigi Celli. Ecco, è da qui che ho preso lo spunto, nel senso che tutto quello che Celli ha individuato e scritto circa l’ambiente aziendale, a mio sommesso avviso vale anche nell’ambiente politico. Un esempio: Celli afferma – ed io condivido in pieno questa sua convinzione per avere sperimentato di persona molte situazioni del genere – che occorre motivare e rispettare il lavoratore ( a me piace usare queste parole: il primo fattore della produzione non è il capitale né il lavoro, bensì la motivazione dei lavoratori). Ugualmente la Politica – per meritarsi quella “P” maiuscola – deve rispettare il cittadino. E lo rispetta se l’aiuta a crescere intellettualmente; se non approfitta della sua eventuale impreparazione per condurlo “a sua insaputa” verso i propri obiettivi personali; se si sforza di renderlo veramente partecipe dei processi mentali e delle scelte; se cerca di fargli acquisire conoscenza e non solo capacità.
Se leggi un brano dei promessi Sposi e lo sai ripetere a senso, hai capacità. Se ne sai trarre considerazioni tue, se sai fare confronti e connessioni con altri testi ed altre situazioni, hai conoscenza. Se insegniamo ai giovani solo la capacità di eseguire i lavori dell’oggi, non avranno la conoscenza necessaria per imparare i lavori del domani.
Solo il cittadino libero dalle gabbie della retorica, della demagogia e del populismo sarà un elettore partecipe e responsabile. Ma in azienda e nella politica c’è un fotte ostacolo a che ciò avvenga: la tendenza al pensiero unico (quello del princeps di turno); al “vieni qui che ti dico come si fa a votare” (e ad aver fede, ma questa è un’altra storia!); la tendenza all’inscatolare le menti entro rigidi organigrammi che imbrigliano la libertà e la creatività di ognuno: chi ha raggiunto un “potere vecchia maniera” è portato a dare ordini a prescindere, per evitare di essere messo in discussione. Costui è portato a costruire un suo luogo fisico e mentale lontano dai luoghi altri, imbrigliando le relazioni altrui solo all’interno di schemi funzionali (a se stesso), uccidendo sul nascere ogni spunto creativo. E quando si offre all’acclamazione del popolo, lo fa solo per considerarlo come una massa informe ed uniforme che egli pretende che esprima – con l’acclamazione – un pensiero unico, mentre quella è una acclamazione-non-pensiero: infatti il pensiero unico esiste, ma è il suo pensiero personale. Ha ottimamente espresso questa mistificazione Umberto Eco nel suo breve ma importantissimo capolavoro “Il fascismo eterno” un libretto che si legge in un’ora ma che vale per tutta la vita, quando parla di populismo qualitativo.
Chiudo qui, perché post lungo nessuno lo legge (tanto poi scriverò il Sociologia Politica 2 … ah…ah!). Però i due libri che ho citato potete ben leggerli dai … che vi costa? Se poi non vi saranno piaciuti, ve li ricompro io, stesso prezzo.
Buona sociologia politica a tutte e a tutti!
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