ESTREMISTI E MODERATI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Settembre, 2019 @ 5:51 pm

Detto altrimenti: fra una biciclettata e l’altra, alcune riflessioni serie (almeno ci provo)   Post 3665

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Rudyard Kipling su noi Italiani affermava: “Un italiano, un bel tipo; due italiani, una discussione; tre Italiani, tre partiti” (1). E’ vero: il nostro è un sistema democratico a pluralismo accentuato (entro il quale il Centro tende storicamente a diventare secondo me una componente importante; componente predominante secondo Norberto Bobbio, v. sotto). Sino a qui niente di male. Pluralismo: mi piace citare il premio Nobel Josif Brodskij il quale, nella prefazione al suo libro “Il canto del pendolo” metteva in guardia i giovani (cito a memoria): “Diffidate delle unanimità, delle folle acclamanti, dei bilanci e degli eserciti assolutamente ben assestati se non altro perché entro i grandi numeri più facilmente può nascondersi il male”.

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Ma torniamo a noi. “Centro” rispetto a cosa? Dice: rispetto alla destra e alla sinistra, ovviamente. Si, ma non basta. Infatti esistono anche il centro-destra e il centro-sinistra. E anche qui niente di male. Il problema sorge quando una delle parti in causa annette o si annette ad una componente estrema, la quale la inquina trasformandola in un estremismo, tal che oggi la dicotomia iniziale (destra-sinistra), dopo essere diventata una tricotomia (destra  – centro – sinistra) e una pentatomia (destra – centro destra – centro – centro sinistra – sinistra), oggi è ritornata ad essere una nuova dicotomia: estremisti – moderati. In tal senso, Norberto Bobbio in “Destra e Sinistra”.

Questo è ciò che è accaduto a una parte della nostra destra o centro-destra, quando si è unita ad una componente estremista, che è tale in quanto non riconosce la legittimità di accordi politici e di governo maturati nelle sedi istituzionali; reclama i pieni poteri (!); ignora le regole della Costituzione (!) e i trattati internazionali; contesta la dimensione europea; sovrappone la politica delle piazze alla politica del parlamento (1); utilizza la retorica del linguaggio e degli atteggiamenti per insultare la controparte politica; utilizza la demagogia nel promettere al popolo la soluzione di problemi che essa stessa – e non altri – pretende che esistano; si auto definisce – da perfetta populista – esecutrice del volere di tutto (tutto) il popolo (cosiddetto populismo qualitativo); è in continua campagna elettorale anziché cimentarsi con i problemi reali del Paese. In tali circostanze può capitare che non tutti i parlamentari di una certa componente politica si riconoscano in questa nuova area. Ed allora è più che lecito che costoro cambino partito, mantenendo fede ai principi che hanno ispirato inizialmente (inizialmente!)  loro stessi e il loro elettorato.

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Sul populismo qualitativo “è tutto il popolo intero che lo vuole, sono tutti i cittadini che esprimono questa stessa unica, uniforme volontà” si veda Umberto Eco, “Il fascismo eterno”).

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Un esempio: il passaggio di una parlamentare da un gruppo di centro poi apparentato con un’ala estremista ad una nuova formazione moderata ha suscitato in Facebook e sulla stampa una serie di commenti: la maggior parte di approvazione, alcuni altri, pochi in verità, di tipo diverso: infatti le sono state rivolte minacce e insulti d’ogni genere senza alcuna moderazione da parte del gestore del sito e dei giornali. Tutto ciò perché la parlamentare non se l’è sentita di sostenere il sovranismo antidemocratico e antieuropeista di una destra estrema indisponibile a qualsiasi tipo di confronto e di rispetto dei valori fondamentali del vivere civile e della nostra democrazia parlamentare ed europeista; confronto, rispetto e dialogo che invece sono indispensabili nell’ampio mercato delle idee e degli interessi anche in conflitto e che costituiscono l’essenza del nostro assetto costituzionale democratico, che è basato sul compromesso, cioè su un accordo che non rappresenta più la volontà di ciascuna delle due parti, ma che è una terza volontà: la volontà comune.

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Sulla positività di molti compromessi politici, mi piace citare Paolo Mieli, “I conti con la storia”, che contiene un intero capitolo sull’argomento ed al quale mi permetto di rinviare i miei lettori.

Non perdo tempo nel contestare le “qualità” personali degli autori degli insulti né i deficit di controllo dei social, che si condannano da soli. Ritengo invece fondamentale riflettere sul pericolo che la democrazia, quella vera e non quella solo formale, corre ove questo tipo di ignoranza democratica e del rispetto delle persone dovesse malauguratamente diffondersi. Infatti come ho detto all’inizio di queste mie riflessioni, oggi il confronto non è più fra destra e sinistra, posizioni che pur continuano ad esistere; e nemmeno principalmente fra destra, centro e sinistra; il raffronto oggi è soprattutto fra estremisti e moderati, ove l’estremismo è abitato oggi in misura dilagante esclusivamente dalle estremità di una destra sovranista e i moderati sono quelli veri, cioè quelli che non aderiscono ai sovranisti né ai loro alleati.

(1) Lo stesso scrittore proseguiva: “Un inglese, un cretino; due inglesi: giocano a cricket; tre inglesi, un impero. E siccome l’impero non c’è più, restano due cretini che giocano a cricket!”