IL BEL PAESE LA’ DOVE ‘L SI SUONA … VA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Luglio, 2019 @ 4:44 amDetto altrimenti: Dante si rivolta nella tomba (a Ravenna) (post 3621)
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Dante, nel XXVI Canto dell’Inferno, bacchetta Firenze: “Godi Fiorenza, poi che se’ sì grande / che per mare e per terra batti l’ali / e per lo ‘nferno tuo nome si spande”. Ma non basta: nel XXXIII canto dell’Inferno, se la prende – fra l’altro – con Pisani (“Ahi Pisa, vituperio de le genti” / del bel paese là dove ‘l sì suona) e Genovesi (“Ahi Genovesi, uomini diversi / d’ogne costume pien e di magagna / perché non siete voi del mondo spersi?”). Ho fatto queste citazioni per ambientare quella in grassetto, quella sulla lingua italiana. Cioè … dovendo citare i tanto tartassati Pisani, ho ritenuto, per par condicio, doveroso citare anche i tartassati Fiorentini e Genovesi.
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La lingua italiana. Manzoni, prima di pubblicare i suoi Promessi Sposi, andò a sciacquare i panni in Arno ovvero a Firenze, ovvero andò egli stesso a ripulire da impurezze linguistiche la lingua che aveva utilizzato. Che direbbero oggi il Manzoni e Dante di fronte agli orribili neologismi che il parlare comune sta inventando? Vi cito le ultime perle che ho sentito:
Trentino: “L’orso fuggito dal recinto è stato “fototrappolato” … “ cioè è stato fotografato da una camera fotografica “trappola” collocata su un albero.
TV: ci informa che “La maggior parte dei pacchi postali sono “portaletterabili” (o portalettabili? Non ho capito bene …), cioè possono essere consegnati direttamente dai portalettere.
Povera nostra lingua! Povero Bel Paese!