25 APRILE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Aprile, 2019 @ 6:20 am


Detto altrimenti: da non dimenticare!         (post 3570)

Aprile è il mese delle Giornate Mondiali: il 22, “della Terra”; il 23, “del Libro”. Il 24 non so. Il 25 aprile, invece, è la nostra giornata “mondiale” (nel senso figurato di “eccezionale”) della Liberazione. Liberazione dal giogo della non-democrazia. Giornata così vicina alla giornata del Libro! Ed allora mi permetto di suggerire la lettura di tre libri, nell’ordine:

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  • “Le origini del fascismo in Italia – Lezioni di Harward”  Di Gaetano Salvemini, a cura di Roberto Vivarelli, Ed. Feltrinelli 1966.
  • “Il fascismo eterno” di Umberto Eco, Ed. La nave di Teseo 1997.
  • “Mussolini ha fatto anche cose buone – Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo” di Francesco Filippi, Ed. Bollati Boringhieri 2019.

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Liber, “libro” e “libero” allo stesso tempo. Libero di leggere libri e di pensare.  Cogito ergo sum, ovvero: penso, rifletto quindi esisto? Non concordo, perché questo ragionamento presuppone che possano esserci persone che non “cogitano” e che quindi non esistono. Allora io preferisco invertire il discorso e affermare sum ergo cogito, cioè io esisto e quindi penso, ragiono; anzi, io esisto e quindi “devo” pensare e ragionare: cioè, non mi posso sottrarre a questo “dovere naturale”.

  • E da “uomo liber”, cioè uomo libero e uomo libro, dal libro di Salvemini traggo soprattutto un insegnamento: nel secolo scorso la democrazia è stata distrutta dalla superficialità, dalla poca istruzione e soprattutto dalla disattenzione delle masse. La stessa dis- attenzione/cultura/affezione che è caratteristica – oggi – della massa di gente che “non va a votare”.
  • Umberto Eco ha espresso i concetti contenuti nel suo piccolo ma “great” libro ben 20 anni fa. Egli ci mette in guardia da un fascismo “occulto” che non ha bisogno di camice nere e saluto romano, ma che è altrettanto pericoloso, perché – fra l’altro – si fonda sul populismo qualitativo, secondo cui il popolo è considerato come una massa uniforme che esprime concordemente un’unica volontà, il che è impossibile. Al che il dittatore di turno fa passare come tale la propria volontà (“lo vogliono 60 milioni di Italiani …”)
  • Lo storico Filippi ci documenta, numeri e leggi alla mano, come il fascismo mussoliniano sia stato un laboratorio nel quale si imparava a mettere il cappello sui risultati altrui.

Ma per quali vie si attenta oggi alla democrazia? Ne individuo quattro: la demagogia, il populismo, la democrazia diretta, il sovranismo.

  1. Demagogia come modalità di comunicazione. Demagogia, dal greco “demos” (popolo) e “aghein” (trascinare): degenerazione della democrazia, per cui – allo scopo di mantenere o conquistare il potere – al normale dibattito politico si sostituisce una propaganda esclusivamente lusingatrice delle aspirazioni economiche e sociali delle masse.
  2. Populismo come modalità di governo: “Le decisioni che io assumo non sono mie, bensì di tutto il popolo, cioè di tutti voi. E allora, di che vi lamentate?”.
  3. Democrazia diretta. “Dirigere” verbo della seconda coniugazione il cui participio passato “diretto-diretta” ha sempre significato passivo: concerto diretto da …, democrazia diretta da … Infatti, con la prevista introduzione della democrazia diretta, a fare le leggi saranno i gestori di una rete e la democrazia si trasformerà in una oligarchia.

Funzionerà più o meno così: il governo con voto di fiducia fa approvare dal parlamento il seguente decreto legge: “E’ istituito il referendum propositivo (oggi è ammesso silo il referendum abrogativo, n.d.r.)  senza quorum (oggi per la validità della votazione occorre che vi abbia partecipato un certo quorum minimo di aventi diritto al voto, n.d.r.) ; l’obbligo del Parlamento di calendarizzare entro un mese la proposta referendaria; è istituito il vincolo di mandato per i parlamentari; in caso di difformità, il testo della proposta referendaria prevale sul testo approvato dal parlamento”. Dopo di che:

  • I gestori della rete redigono il testo della legge che vogliono far approvare dal parlamento  e tramite la rete raccolgono senza fatica le 500.000 firme richieste dalla legge per la sottoposizione della proposta referendaria al voto della popolazione;
  • si va al voto popolare e per l’approvazione della proposta referendaria non è più richiesto che si raggiunga la presenza di una certa percentuale minima di votanti (assenza del quorum);
  • contando sulla diffusa disaffezione politica della gente e sull’ubbidienza degli iscritti alla rete, la proposta referendaria è approvata;
  • il parlamento la deve discutere e mettere in votazione entro tempi brevi;
  • i parlamentari sono obbligati ad ubbidire dal vincolo di mandato;
  • se nella discussione parlamentare viene introdotta una qualche modifica, prevale comunque il testo referendario.

Il risultato di quanto sopra è che il Parlamento sarà completamente esautorato, le leggi saranno fatte da poche persone, la democrazia si sarà democraticamente trasformata in una oligarchia.

Anche il Portogallo celebra la Liberazione dalla dittatura (di Salasar). (foto D. C.)

Una riflessione sull’assenza-presenza del vincolo di mandato. Oggi la nostra Costituzione prevede che i parlamentari operino senza vincolo di mandato, il che ha purtroppo consentito molte scilipotate, con un danno per la democrazia … da 1 a 100? Diciamo di 30, in quanto ogni scilipotata viola il voto del singolo elettore. Introducendo il vincolo di mandato si legano i parlamentari a qualsiasi cambiamento umorale dei loro capi rete anche rispetto al voto popolare, con un danno per la democrazia  … da 1 a 100? Diciamo di 130. Ecco che fra i due mali io preferisco il minore, cioè preferisco l’assenza del vincolo di mandato. I

Libertà, Democrazia, Europa

4. Il sovranismo. Una micidiale chiusura su se stessi, nel momento in cui stanno consolidandosi giganti mondiali. Chiusura che conduce all’impoverimento e alla “necessità” di leggi eccezionali per nulla democratiche.

Ecco, da uomo liber, questo è il contributo che mi permetto di sottoporre all’attenzione delle mie lettrici e dei miei lettori in occasione della celebrazione della Festa della Liberazione del 25 Aprile. Termino ricordando che nei millenni il termine “democrazia” ha avuto significati diversi. Nell’ordine: 1) potere sul popolo (il democrator era il dittatore); 2) strapotere del popolo; 3) potere del popolo. Ora, dopo che siamo purtroppo già regrediti dal terzo significato al secondo (strapotere del popolo della rete), non vorrei che noi si risalisse al primo. E qui cito alcuni versi di una famosa lirica:

Who opened the door for the democrator? / And how come he let in the market-conquistadors? / Why is he acting as if he has something to hide? / The privilege of the stupid is to be taken for a ride. Chi ha spalancato la porta al democrator? / E com’è che egli si è collocato nel novero dei conquistatori? / Perché si sta comportando come se avesse qualcosa da nascondere? / Il privilegio dello stupido è quello di essere preso in giro.