TERZO SETTORE E VOLONTARIATO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Dicembre, 2018 @ 8:11 amDetto altrimenti: tanto tuonò che piovve …. (post 3436)
La riforma del terzo settore: una regola di cui molte associazioni, enti e istituzioni avevano bisogno e molte no, ma si sa, rsumma lex summa iniuria: per quanto sia perfetta una legge, tuttavia essa potrà sempre essere d’impaccio per qualcuno.
Infatti vi sono associazioni ed Enti “allegri” nella gestione del denaro e dei beni (ve ne sono alcuni nei quali dal bilancio sono “spariti” immobili e/o nei quali ci si autopagano stipendi e consulenze da favola!) che hanno indotto il legislatore a porre vincoli e controlli. Bene. Tuttavia questi paletti sono ostacoli al funzionamento di associazioni ed enti di dimensioni minori (minime, direi) nelle quali proprio non si avvertiva la necessità di questa regolamentazione.
E veniamo al volontariato, a quello vero, cioè (giustamente) non retribuito. Alcuni decenni fa ero volontario (vero) nella Repubblica Serba di Bosnia, insieme a tanti amici. Ci pagavamo il viaggio e il soggiorno, ogni tipo di spesa, utilizzavamo le nostre auto e le nostre ferie per dedicarci al soccorso di quelle popolazioni. In un’occasione conobbi un tale che faceva grosso modo il nostro stesso lavoro, solo che era inquadrato in una associazione governativa ed era lautamente stipendiato. Ecco, non dico che non ci vogliano anche queste persone, solo che occorrerebbe definirle con un nome diverso da “volontari”: potremmo definirli, ad esempio, “Funzionari dell’ONU, etc.”.
Tuttavia la gratuità presenta un lato debole di cui occorre prendere atto e che occorre superare: in genere, il “volontario” si sente obbligato solo nei limiti delle sue forze e disponibilità (si impegna molto, gratuitamente e seriamente e dove arriva mette punto) e non invece nel limite di un obiettivo da raggiungere in ogni caso. Invece egli deve vivere la propria decisione (di essere volontario) “cum onere suo”, cioè con tutti gli obblighi che essa comporta, primo fra tutti quello della risoluzione del problema e non solo del migliore utilizzo del proprio tempo e denaro.
Ciò è particolarmente necessario in presenza di associazioni in forte crescita, il cui sistema organizzativo e gestionale deve essere fatto virare verso sistemi aziendali, basati su tutte le funzioni tipiche di una SpA: organizzazione e controllo, formazione, crescita e motivazione del personale, decentramento, amministrazione e finanza, budget e pianificazione pluriennale, piano strategico.
Una parola sul decentramento: un sistema che sta crescendo o che vuol crescere deve decentrare potere e responsabilità. Un sistema che decentra potere e responsabilità pone le basi per la propria crescita. In caso contrario c’è solo l’involuzione del sistema.
Ecco, mi sarei aspettato che la riforma del Terzo Settore avesse affrontato anche questi aspetti.
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