PAROLE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Novembre, 2018 @ 9:21 amDetto altrimenti: words (post 3413)
(Le parole più pericolose in rosso, le migliori in azzurro)
“Words are easy to be spoken – I know that and so do you ...” Ecco le parole d’inizio di una celebre canzone di Pat Boone (n. 1934, oggi 84enne): le parole sono facili a dirsi, io lo so e così anche tu …
Ma i giovani d’oggi forse conoscono di più “Parole parole ” di Mina: “Parole, parole, parole, parole, parole, soltanto parole, parole tra noi”. Ma … che dico? I giovani d’oggi? Questa di Mina è del 1972! E allora … se la prima canzone può essere conosciuta dai vecchietti d’oggi, quella di Mina lo sarà dagli adulti di oggi (mi devo aggiornare!).
Ma ecco, ho cominciato con due canzoni… così, per attrarre la vostra attenzione: in realtà cecherò di esprimere qualche concetto serio, prendendo lo spunto dal mio amico filosofo e storico Marcello Farina (ah … dimenticavo: è anche sacerdote). A fianco della porta della sua bella casa a Balbido (il Paese Dipinto, nelle Giudicarie Esteriori) c’è un’iscrizione: “Le parole sono pietre”, frase presa e adottata da Marcello da “Lettera ad una professoressa” di Don Lorenzo Milani. Recentemente Marcello è intervenuto sulle “parole” su un quotidiano locale. Ed ecco che io mi permetto di cercare di capire il suo messaggio e di provare a mia volta a trasmetterlo la voi. Scrive Marcello:
“Ci sono parole che volutamente non sono più ascoltate, non più fatte proprie da chi le ascolta, che hanno un contro-effetto, che stimolano chi le ascolta a fare altrimenti”
Al riguardo mi permetto di fare un esempio: le parole “accoglienza immigrati” stimolano in molti il loro respingimento.
“Ci sono parole che vogliono non-dire, che vogliono nascondere, argomentare con volute parzialità e unilateralità; parole che vogliono persuadere senza che chi le ascolta abbia tutte le informazioni giuste per dare una risposta consapevole e libera; parole ideologiche costruite su misura, utilizzate dalle elites dominanti (partiti politici chiese) che per questo sono state criticate”
Proco a indovinarne alcune: nell’interesse superiore; a fin di bene; serve/non serve completare il Tunnel del Brennero; serve/non serve la Valdastico; e giusto/non è giusto rispettare i vincoli europei; è utile/pericoloso uscire dall’Euro /lo spread chi?/ etc..
“Ci sono parole banali, chiacchere vuote, che contengono messaggi superficiali, generici, futili, dette per mostrarsi e per mostrare; parole che realizzano tra persone potenzialmente intelligenti uno scambio di simulacri di vita”
Marcello stesso dice: i tanti, troppi talk show.
“Ci sono parole che dicono troppe cose: infatti ai vecchi significati se ne sono aggiunti di nuovi: si fa fatica ad adoperarle perché possono essere intese in modi diversi”
“Ci sono parole che non riescono ancora a dire, perché non abbiamo esperienza, padronanza dei linguaggi, conoscenze necessarie”.
“Ci sono parole che non vogliono dire tutto per sobrietà, che lasciano libertà all’ascoltatore, parole che si offrono, che non si impongono, che mostrano la possibilità di un cambiamento”
Di mio aggiungo: vi sono parole che affermano la non-verità, ma che vengono pronunciate non per ciò che dicono, ma per la reazione che chi le pronuncia sia aspetta di ottenere ed ottiene da parte dell’uditorio. Un esempio: “Se sei disoccupato la colpa è degli immigrati” Non è vero ma la reazione è la seguente: chi le ha ascoltate vota chi le ha pronunciate.
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