I CLASSICI A TRENTO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Novembre, 2018 @ 3:34 pmDetto altrimenti: con la Prof Maria Lia Guardini (post 3394)
Di che si tratta lo sapete già e comunque scorrendo i post precedenti troverete tutto su di noi. Siamo un gruppetto di giovani scolari (molti in pensione!) e seguiamo le conversazioni della nostra Prof senza puntino Lia, come vuole essere chiamata, presso la Biblioteca Comunale di Trento. Il 30 ottobre scorso ho pubblicato il post “A scuola di classici”. Oggi questo qui è la sua continuazione.
Abbiamo parlato ancora una volta de I Persiani di Eschilo. La Prof ci ha evidenziato come con questo lavoro Eschilo abbia rotto con la tradizione, introducendo il secondo personaggio e un ricco dialogo in scena, evitando che la tragedia si trasformasse in un mèlos, un canto melodrammatico.
Premessa di tutto: all’epoca non c’era la radio, la TV, i quotidiani, i libri e il teatro era il luogo e il mezzo per informare e formare la gente. Occorre calarsi in questa realtà per cercare di capire il significato del contributo dei tragediografi che non era solo letterario, ma anche storico, formativo, pedagogico, informativo. In particolare questa tragedia (del 472 a, C.) formalmente tratta un argomento storico: la battaglia di Salamina (480 a. C.): solo pochi anni fra i due eventi, ma la materia è trattata come se i parlasse di secoli prima, quasi una idealizzazione dei personaggi rappresentati. Idealizzazione: anche quella della Polis greca, che nella prima metà del secolo (quinto a. C.) era stata la culla della nascita della democrazia, della “aretè” (virtù) nel senso che chi non ce l’ha per cromosomi (come invece è in Omero e nel Don Abbondio manzoniano) qui se la deve far nascere al suo interno e combattere per la patria.
Eschilo ha combattuto a Maratona e a Salamina. E’ stato l’Ungaretti del suo tempo, scrittore testimone, con una visione religiosa della vita quale sarà poi superata dai razionalisti laici: i sofisti e da Euripide.
L’uomo greco è quello delle Termopili: povero, libero, a combatte in prima fila, contrapposto al Persiano, mandato avanti a combattere da schiavo dai generali che stanno nelle retrovie. Eschilo è celebrativo di questo uomo, di questa città stato, di questa democrazia che però in realtà è solo ideale.
Fra le tante sensibilità che emergono dall’ opera di Eschilo, ne cito due: la guerra distruttrice del mondo e degli affetti familiari; l’uomo pieno di “ubris”, senza limiti, che viene punito da Zeus se non sa riconoscerli e rispettarli. E i limiti che Eschilo descrive come iniquamente superati, sono la sete di potere e di conquista e la violenza alla natura del re persiano. Violenza sulla natura per avere violato il mare con la costruzione di un ponte di barche e la terra con lo scavo di un canale per le sue navi. In questo un po’ di attualità la possiamo ritrovare, sia pure mutatis mutandis, non trovate?
Celebrazione quindi della città, della aretè, della democrazia, della guerra di difesa. In una successiva tragedia, Le Eumenidi, Eschilo celebrerà il potere giudiziario, l’Areopago. all’epoca qualcosa di più di quella che oggi è la nostra Corte Costituzionale.
Post-fazione: avevo invitato alla riunione un mio amico che non ha mai avuto occasione di leggere i classici. “Non me la sento, ha detto, e poi ho da fare”. Peccato, io insisterò ancora perchè venga le prossime volte perché da questi incontri si trae tutti, indistintamente, un arricchimento. Lo inviterò ancora.
Prossima riunione: martedì 27 novembre 2018, ore 10,00, Biblioteca Comunale di Trento, Sala multilingue a piano terra: parleremo della commedia Pseudolo di Plauto.