I PERSIANI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Ottobre, 2018 @ 2:32 pmDetto altrimenti: dalle Anabasi di Senofonte ai giorni nostri… (post 3369)
“Dareiu kai Parisatides gignontai paides duo: presbuteros men Artaxerses, neoteros de Kuros. Epeidè Dareios eszenei kai upopteue teleuten tu biu, ebuleto to anfotero paide pareinei …
“Da Dario e Parisatide nacquero due figli: Artaserse, il maggiore; Ciro, il minore. Poiché Dario si ammalò e presagì la fine della vita, volle che entrambi fossero presenti …” 60 anni fa tutti noi ragazzi impiegammo un po’ a capire che quel genitivo “Di Dario e di Parisatide …” significava “da Dario e …”. Pochi, tuttavia, oggi conoscono le Anabasi di Senofonte. Molti di più conoscono la battaglia delle Termopili, quella dei 300 eroi spartani. Ancora di più poi sanno (quasi) tutto della battaglia di Maratona, per via delle corse podistiche odierne e dei termini lessicali che ne sono derivati: maratona, maratoneta, etc..
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E poi c’è Salamina, l’isola di fronte alla quale si combattè la battaglia navale che segnò la sconfitta della più potente flotta dell’epoca, quella persiana. Se la ricercate fra i miei post, ne troverete una descrizione “velica”. L’ho ritrovata leggendo la tragedia ”I Persiani” del greco Eschilo, uno che combattè a Maratona e a Salamina, quindi fonte attendibile sia pure ovviamente di parte (greca). La data: 23 settembre 480 a. C. che segnò la sconfitta del re dei re (scianscià) Serse che pose fine alla seconda guerra persiana. “Sciànscià, il Re dei Re, come poi si sarebbe fatto chiamare anche Mohammad Reza Pahlavi che io “quasi” incontrai durante i miei viaggi di lavoro in Persia/Iran 45 anni fa, ma questa è un’altra storia …
Ma veniamo a noi, cioè allo spunto del post che è appunto la lettura della tragedia citata, visto che domani potrò essere “interrogato” dalla mia Prof senza puntino Maria Lia Guardini (v. nel post “Prossimi eventi” il periodico appuntamento). L’ho letta oggi, d’un fiato e ci tengo a buttar giù qualche osservazione prima di essere istruito, erudito influenzato dall’acuta disamina che saprà fare Maria Lia come vuole essere chiamata. Poi domani le dirò cosa ho scritto: così, per vedere se so ragionare (anche) di testa mia. Una premessa: come sempre sono andato alla ricerca (anche) dell’attualità del testo, scritto oltre 2500 anni fa. Ora possiamo cominciare.
- Un’immagine poetica: “L’umido recinto del vasto mare che incanuisce al soffio aspro dei venti”. Che ci volete fare? Un genovese che regata a Riva del Garda, volete che non si commuova alle ochette bianche del mare o del lago in tempesta?
- La madre di Serse, re in procinto di essere sconfitto: “Voi sapete bene che mio figlio, se avrà successo, sarà ammirato da tuti, ma se cadrà … eppure, lui non ha niente da render conto ai cittadini. Basta che si salvi e resterà come prima capo di questa terra”. A me è venuta in mente la pretesa dei Savoia nell’ultimo dopoguerra, di cercare di restare a capo del paese.
- “A nulla valsero gli archi. Tutta l’armata è stata distrutta, fiaccata dagli urti navali”. Infatti la grande flotta persiana, incuneatasi nello stretto di Salamina, impossibilitata a manovrare fu speronata e affondata dai Greci. “Quando la massa dei vascelli finì stipata nello stretto … fu preda degli speronamenti dei Greci”. Già, i Persiani controvento (il famoso Meltemi), i Greci col vento al traverso da babordo (lato sinistro per chi da bordo guarda la prua), vento che poi favorì la fuga con il vento in poppa dei pochissimi sopravvissuti. La conoscenza del vento, la stessa che decise le sorti delle battaglie navali nell’alto Garda fra Veneziani e Milanesi per la conquista di Riva del Garda, nell’anno 1439.
- “… nel momento in cui ci assale il flutto dei mali, gli uomini finiscono con l’aver paura di tutto, mentre invece, quando il demone della fortuna soffia propizio, abbiamo fiducia che lo stesso vento continuerà a spirare sempre”. Oggi mi piace tradurre questi pensiero utilizzando un proverbio dialettale siciliano: “O malo tempo e o bono tempo non dura tutto o tempo”.”
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“Le disgrazie che colpiscono i mortali fanno parte della condizione umana. Molti sono i mali che vengono dal mare, molti quelli che arrivano dalla terra, se solo la nostra vita si prolunga oltre un certo limite”. Quale l’attualizzazione? Fate voi, ecchè? Vi devo dire tutto io?
- “Quando un uomo smania di agire, anche il dio coopera”. Aiutati che il Ciel t’aiuta.
- “Il volere emulare a tutti i costi un grande padre può causare grandi malanni”. Talis pater, talis filius? Non sempre ..
- “Non fate la guerra anche se avete un esercito più forte a chi ha come amica la terra, la quale può sterminare con la fame (e con il freddo, n.d.r.) un esercito troppo numeroso”. Così Napoleone e Hitler in Russia.
- “Nessuno per dispregio del destino presente si innamori di beni lontani, versando a terra la grande potenza che ha. Dio punisce la superbia”. Chi troppo vuole nulla stringe.
Fine delle citazioni. Un’ultima considerazione: il tragediografo-combattente greco non fa l’elenco dei molti eserciti che componevano l’armata persiana sconfitti dal proprio esercito: li fa elencare dai Persiani piangenti la loro sorte.
Vediamo domani cosa ne esce, dalla lectio magistralis della mia Prof senza puntino.
P.S.: se si fosse trattato di una regata, i Greci da sopravvento e con il vento sulla parte sinistra degli scafi e delle vele (“mure e sinistra”), avrebbero dovuto dare per due ragioni la precedenza ai Persiani che provenivano da sottovento e con il vento sul lato destro degli scafi e delle vele (mure a dritta) …
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