LA FELICITA’ DALLA POLITICA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Ottobre, 2018 @ 7:19 am
Detto altrimenti: “felicità”, parola da maneggiare con cura (post 3351)
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Recentemente ho udito un politico affermare che farà felici tutti i cittadini e che la felicità genererà ricchezza. Al che mi sono fermato un poco a (cercare di) ragionare su due aspetti.
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Il primo aspetto: all’individuo – per dirla con un tale Friedrich Nietzsche – “non bisogna fare prescrizioni riguardo il cammino da seguire per raggiungere la felicità: la felicità individuale sgorga infatti seguendo leggi proprie ignote a tutti, prescrizioni dall’esterno possono solo ostacolarla, frenarla …. Solo se l’umanità avesse uno scopo comune riconosciuto da tutti si potrebbe proporre “bisogna agire così e così”. Ma per il momento non c’è alcuno scopo di questo tipo …” (F. Nietzsche, “Divieni ciò che sei – Pensieri sul coraggio di essere se stessi” Christian Marinotti Ed., €17,00, pagg 178-179).
Un esempio? Due giovani impiegati laureati trentenni: uno si dà un gran daffare per fare carriera, disponibile a qualsiasi orario e sede; l’altro chiede il part time perché il suo scopo primario è stare in famiglia, leggere e scrivere libri: due felicità ben diverse, non vi pare?
Ed allora mi è venuto da fare un collegamento con un’altra mia lettura recente, quella de “Il fascismo eterno” di Umberto Eco, il suo libro più venduto in assoluto, scritto vent’anni fa e oggi edito dalla casa Editrice La nave di Teseo (50 paginette, €5,00). Alle pagine 45 e sgg. Eco ci parla del “populismo qualitativo”: “ … nel fascismo gli individui non hanno diritti in quanto tali: è il popolo concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime la “volontà comune”. Dal momento che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete…. i cittadini hanno perso il potere dei delega … nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo TV o internet in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato di cittadini può venire presentata e accettata come “la voce del popolo” … quando il leader getta dubbi sulla legittimità (di fatto o di diritto, n.d.r.) del parlamento, possiamo sentire l’odore del fascismo”.
(Ho evidenziato in grassetto e con il colore blu la coincidenza del pensiero dei due Autori).
Il secondo aspetto: la felicità come fattore della produzione? Quasi vero, mi permetto di dire io: ovvero, non la felicità ma la motivazione è uno anzi il principale fattore della produzione, molto più importante del capitale e del lavoro. E qui cito un altro libro, scritto da un tale che poi nel 1935 è anche stato fatto santo, l’Utopia di Thomas More (per noi Tommaso Moro (1478-1535). Ve ne sono molte edizioni: io cito fra le tante la traduzione di Maria Lia Guardini, Piccola Biblioteca del Margine Ed. €15,00), là dove il tempo della giornata deve essere diviso in tre parti equivalenti: lavoro, riposo, svago-istruzione. Orbene, quale prescrizione politica potrebbe arrivare a soddisfare questi tre diversi tipi di “felicità”? La produzione è invece assai bene garantita da un lavoratore motivato e la persona motivata può essere motivata e felice oppure motivata perché ancora infelice ma desiderosa di migliorare all’interno di un sistema che glielo consente.
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Dice … ma che, blogger, vuoi dar ascolto ad un’utopia? Si, amici perché l’utopia non è un traguardo irraggiungibile, ma un traguardo semplicemente non ancora raggiunto.
Chiudo con un invito: leggete, amici, leggete questi tre libri e mentre li leggete pensate all’oggi, alla loro estrema attualità, alla loro preveggenza, ragionate su quanto possono essere utili per capire il nostro presente e soprattutto il nostro futuro. Buoni libri a tutte e a tutti!
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