Armamenti, ci risiamo: dagli F104 agli F35
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Gennaio, 2012 @ 6:21 am(Quotidiano L’Adige, 7 gennaio 2012 pag. 20 – www.unimondo.org)
Detto altrimenti:Â dall’astrolabio agli F 35.
Astrolabio, dal greco antico, cacciatore di astri, era l’antenato del moderno sestante (se ne impara sempre una!) e serviva, come quest’ultimo, a determinare l’altezza del sole sull’orizzonte al mezzogiorno di una certa data e quindi a derminare la latitudine della nave. Affidabilità ? Buona. Oggi, in edizione miniaturizzata, lo si usa come ciondolo del portachiavi. Io ne ho uno.
F104, Starfighter, cacciatore di stelle, un aereo da guerra USA degli anni 50, entrato a far parte della nostra aviazione militare negli anni 60. Affidabilità ? L’ F 104 fu detto altrimenti “Bara volante†in quanto, a causa della ridotta supeficie alare, fu protagonista di numerosi incidenti mortali, non perdonando ai piloti alcuna sia pur  minima distrazione. Costava 1 miliardo di lire. Ne potete ammirare uno all’esterno del Museo dell’Aereonautica di Trento. Io non ne ho nemmeno uno.
2012: si parla di acquistare 131 aerei F35 Lightning II-Jsf, Joint Strike Fighter, “Fulmineo cacciabombardiere  unificato da combattimento “ per complessivi 15 miliardi di euro, mezza manovra finanziaria “Salva Italia”. Affidabilità ? Sotto il profilo della sua tecnologia, sono già stati effettuati centinaia di interventi correttivi. Io non ne acquisterei nemmeno uno.
Qualche anno fa, s’era al tempo delle Repubbliche Marinare, Veneziautilizzava galee tutte uguali, oggi si direbbero “monotipoâ€. Ciò in quanto i comandanti e gli equipaggi erano tutti completamente intercambiabili, essendo automaticamente ottimi conoscitori del veliero. Inoltre in tutti i porti controllati dalla Serenissima Repubblica erano disponibili parti di ricambio dello stesso tipo, per cui dopo ogni battaglia o tempesta era assai più agevole riparare quelle navi. Infine da galee ormai destinate alla rottamazione si potevano comunque
recuperare parti di ricambio ancora in perfetto stato, utilizzabili per la riparazione di altre galee. Io ho un monotipo, una barca a vela da regata di 7 metri, un Fun di nome Whisper.
Degli F35 si dice che rientrerebbero in un piano di omogeneizzazione internazionale di queste moderne galee dell’aria, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di riunificare i percorsi di addestramento dei piloti nelle varie nazioni e quindi a vantaggio della loro piena interscambiabilità nell’utilizzo dello stesso tipo di aereo. Per cui tutti i Paesi appartenenti ad un certo club devono adottarli, facendosi carico dei relativi costi.
Concetti condivisibili. Tuttavia a me restano quattro domande:
1) il nostro Paese disporrebbe comunque di tutte le parti di ricambio “strategiche” (letteralmente: “indispensabili e insostituibiliâ€) del velivolo, per cui l’Italia avrebbe comunque la garanzia di essere indipendente nella gestione di questa sua costosissima flotta di aerei?
 2) Di questi tempi, una spesa simile è veramente prioritaria?
 3) Quali sono i Paesi prima aderenti al progetto che ora, a causa dei costi, ne sono usciti?
4) Dopo le tristi esperienze dell’F 1o4, siamo ancora disponibili a rischiare la vita dei nostri piloti mettendoli alla guida di un velivolo non ancora del tutto testato?
 Si dice, ma la difesa …. si vabbè, ma non vorrei che fosse come per certe grandi case automobilistuiche, che costringono i loro concessionari a vendere comunque tot auto all’anno ( a costo di comperarle in proprio) e impongono alle loro officine autorizzate di avere ( e pagare) comunque tot parti di ricambio in magazzino. Ciò per rendere meno costosa e più funzionale la propria organizzazione e struttura (propria, della fabbrica madre). La propria, appunto.
Chiedere la riduzione significativa del costo della politica non vuol dire fare antipolitica. Chiedere la sospensione di costosi programmi militari per dare la precedenza ad altre priorità , non vuol dire fare politica anti USA-NATO.
P.S.: ieri, 7 gennaio 2012, ho letto su L’Adige lo spunto che ha dato vita a questo mio post. Ieri sera a Rovereto ho partecipato ad una riunione illustrativa dell’opera dell’Associazione Spagnolli-Bazzoni ONLUS, impegnata ad aiutare e curare le popolazioni povere dello Zimbabwe. Il raffronto fra le due situazioni era inevitabile. L’Associazione citata sarà oggetto di un mio prossimo post.
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