DEMOAUTONOMIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Settembre, 2018 @ 6:58 am

 

Detto altrimenti: Democrazia è Autonomia e viceversa   (post 3321)

Ci avviciniamo alle elezioni “amministrative” trentine, che poi di solo amministrativo mica hanno tanto se poi uno dei maggiori partiti anzi il maggiore si presenta con il nome del proprio capo nazionale inserito nel simbolo, il che – soprattutto trattandosi di una provincia a statuto speciale – è una doppia stonatura (politica centrale anzichè amministrazione locale). Ma veniamo al titolo del presente mio intervento.

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btyIl termine “democrazia” nei millenni ha assunto successivamente ben tre diversi significati: 1) potere sul popolo (il “democrator” era il dittatore); 2) strapotere del popolo; 3) potere del popolo. Oggi siamo di fronte alla regressione degenerativa dal significato odierno a quello precedente e cioè dal potere del popolo allo strapotere del popolo delle reti, al quale si riferiva già vent’anni fa con grande preveggenza Umberto Eco nel suo libro più venduto, “Il fascismo eterno” (cfr. qui di seguito, più avanti).

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images (1)Comunque a questi tre significati io oggi mi permetto di aggiungere quarto significato: Democrazia oggi è Autonomia, e viceversa. Infatti quanto più al centro crescono spinte autocratiche e antidemocratiche, tanto più è naturale e necessario rafforzare le gestioni autonomistiche decentrate a difesa di una Democrazia Locale: così il filosofo del diritto Hans Kelsen, in “Teoria generale del Diritto e dello Stato”, 1963,  Ed. Di Comunità, pag. 319 e sgg: “Quando il governo centrale è retto da autocrati contro le regole democratiche, in periferia  sorgono spinte autonomiste”. E quindi innanzi tutto Autonomia di pensiero, ben lungi dall’ ipse dixit del singolo di turno o del presunto rappresentante della “volontà del popolo”.

Al quest’ultimo riguardo riporto qui un passaggio del citato libro di Umberto Eco:

Il fascismo eterno si basa su un populismo qualitativo. In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, ma l’insieme dei cittadini è dotato di un impatto politico solo da un punto di vista quantitativo (si seguono le decisioni della maggioranza). Per il fascismo eterno gli individui in quanto individui non hanno diritti, e il popolo è concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime la volontà comune. Dal momento però che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete … il popolo ha perso il potere di delega … è ridotto a ruolo di finzione teatrale … non serve più Piazza Venezia o lo Stadio di Norimberganel nostro futuro si profila un populismo qualitativo TV o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo di cittadini ben selezionato può venire presentata e accettata come la “voce del popolo”. Questo populismo qualitativo si oppone a quelli che esso definisce putridi governi parlamentari (il parlamento, bivacco per manipoli di triste memoria n.d.r.). Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la voce del popolo, possiamo sentire l’odore di fascismo”.

 E quindi – aggiungo io – possiamo sentire odore anzi puzza di non-Democrazia, di non-Autonomia.

P.S.. Autonomia tuttavia non è far da soli rispetto alle altre forze politiche locali: piuttosto è il substrato, il basamento sul quale edificare le alleanze delle intelligenze locali che accettano tale prospettiva architettonica, in difesa da chi pretende di progettare in casa nostra. In caso contrario l’Autonomia diventa autoreferenziale e quindi una autocrazia locale … laddove invece voleva contrapporsi all’autocrazia romana.

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