AUTORITA’ E AUTOREVOLEZZA, RETORICA E ORATORIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Luglio, 2018 @ 6:10 am

Detto altrimenti: facciamo un po’ di chiarezza … (post 3254)

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downloadL’autorità è un quid che alla persona è conferito da altri: Tizio viene eletto Presidente, Caio viene nominato Amministratore Delegato, Sempronio viene nominato Ministro. L’autorevolezza è una dote innata che alcuni hanno ed altri no.

Alcide De Gasperi, ad esempio, quando dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale andò a Parigi a perorare le necessità più che le ragioni dell’Italia, ebbe moltissima autorevolezza che sopperì alla mancanza di autorità che gli derivava dall’essere l’inviato di un Paese sconfitto.

Un atto di governo è sicuramente frutto dell’Autorità che le regole democratiche hanno conferito a chi lo compie. Tuttavia esso dovrebbe sempre essere accompagnato dalla credibilità che  deriva dall’autorevolezza che dovrebbe avere chi lo compie (quanti condizionali …!).

L’Autorevolezza deriva dall’esperienza di vita di ognuno, dalla sua formazione culturale, sociale, professionale, di lavoro, politica e – mi sia concesso – anche religiosa e si manifesta nei toni pacati, sicuri, non aggressivi, nella precisione delle argomentazioni e del linguaggio, nell’ampiezza dell’angolo visuale con il quale si affrontano le situazioni, nel rispetto delle opinioni e soprattutto nel rispetto della dignità altrui, nella mancanza di eccessi retorici.

La retorica, modalità nata con i sofisti solo per dimostrate la pericolosità della parola mal usata, la quale poteva dimostrare tutto e il suo contrario, oggi rappresenta un modo di scrivere e di parlare “ampolloso e risonante, enfatico e sostanzialmente vuoto, privo o povero di impegno intellettuale, civile e morale”. Retorica quindi come “arte di persuadere a prescindere dai contenuti”. L’autorità utilizza la retorica.

L’oratoria, che  è l’arte di esporre con chiarezza contenuti ben individuati e ben argomentati senza forzare l’intelletto dell’uditorio, libero poi di scegliere se approvare o meno l’oratore. L’autorevolezza si avvale dell’oratoria.

Ecco, fra poco (qualche ora? Qualche giorno?) cercherò di riportare qui di seguito un esempio di un discorso con pochissima retorica (un poco di retorica è quasi sempre inevitabile e non guasta) e molta oratoria. Un poco di retorica utilizzata positivamente per attrarre l’attenzione dell’uditorio, seguita immediatamente dall’esposizione di precisi contenuti esposti con autorevolezza.

Ed ecco, dopo solo pochi minuti,  quanto ho appena promesso:

Il Senato della Repubblica istituisce la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (XVIII Legislatura) a firma delle Senatrici Emma Bonino, Donatella Conzatti (qui di seguito la sua dichiarazione di voto) e altri.

Inizia

Gentile Presidente, onorevoli senatrici, senatori, questo mio intervento riguarda la dignità umana. Dignità come presupposto del valore che la politica mira a creare per la società.

Tutte le colleghe ed i colleghi presenti sono accomunati da una consapevolezza: la politica è un qualcosa di solenne per noi. All’origine della nostra civiltà, per coloro che hanno inventato l’idea di democrazia, il luogo che ospitava il solenne era il tempio greco. Un tempio che si regge sulle colonne così come la politica si regge sui valori. Possiamo credere in valori diversi e valori diversi creano le visioni diverse.

Ma tutti noi siamo accomunati alla voglia di costruire partendo dalle fondamenta. In politica parliamo di valori, così come nei templi ammiriamo le colonne, dando spesso per scontato il fondamento su cui quelle colonne si basano. Quel fondamento, in politica, è il rispetto della dignità umana. E quando diamo per scontato questo fondamento, corriamo il rischio i costruire templi sulla sabbia. Grazie quindi alla Senatrice Bonino, ai proponenti il disegno di legge, che hanno creato i presupposti per riportare all’attualità, la centralità della dignità umana.

Dire no al Ddl oggi significa rinnegare il proprio passato e i fondamenti che hanno portato ciascuno di noi a fare politica.

Dire sì oggi è tutelare la diversità di opinione, perché diversità è ricchezza.

Dire sì oggi è sancire il passaggio della politica dalla retorica ai fatti.

Dire sì oggi significa tornare nel mondo e in Europa con un ruolo da protagonisti, protagonisti consapevoli dei valori che più contano.

Parlando a questo livello – che può sembrare filosofico – è anche facile trovarsi tutti d’accordo. Dovremmo però avere l’onestà intellettuale di dirci che – stiamo costruendo templi su un terreno minato – se non ricolleghiamo il dibattito quotidiano ai fondamentali. Se non ripartiamo dalla dignità umana, anche il tema dell’immigrazione – oggi al centro di un dibattito politico di mero rimpallo tra buonismo e brutalità – rischia di far saltare in aria l’Europa oltre alle buone pratiche di multilateralismo. Il problema dell’immigrazione non sono gli immigrati. Il problema è l’ autorevolezza dell’Italia ai vertici internazionali e ai tavoli europei, la sua capacità di mediare tra le esigenze degli Stati membri da paese fondatore, la volontà di approvare regole eque e rispettate da tutti. Finchè il tema dell’immigrazione verrà usato come strumento di consenso e non come tema che riguarda la convivenza e le regole, tarderemo a praticare la Politica, quella Politica che risolve i problemi.

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Ottobre 2017 – Donatella Conzatti all’evento Restart sui problemi delle famiglie con bimbi down

Quella stessa Politica che non discrimina! Che consente il diritto alla vita dando servizi alle famiglie e opportunità alle generazioni entranti. Che consente alle donne naturale presenza e parola: in politica, in economa e nella vita sociale. Quella Politica che non nega l’esistenza delle persone sulla base del tipo di affettività scelta. Quella Politica che sa come la dignità della persona passi dalla possibilità di avere un progetto di lavoro e lo sa talmente bene da collaborare con chi il lavoro lo genera. Oggi ci viene chiesto di bonificare il terreno politico, di ripartire dalle fondamenta, di dare vita ad una nuova stagione partendo proprio da quella dignità umana che è il tema centrale. Ed è il tema del disegno di legge che stiamo discutendo, al quale dico sì.

Finisce

Che vi dicevo? Un po’ di retorica con le colonne dei templi greci ma molti, molti contenuti: l’immigrazione, l’autorevolezza internazionale dell’Italia, la famiglia, la parità di genere, il rispetto delle sessualità, il futuro dei giovani, il lavoro.

COMMENTI

Scrive Maria Teresa:

“Ho avuto modo di ascoltare, oltre che leggere nella trascrizione qui sopra, il discorso di Donatella Conzatti e condivido in pieno la valutazione che ne fai, Riccardo, così come ritengo essenziale saper distinguere autorevolezza da autorità. La prima, l’autorevolezza, è figlia di una buona formazione culturale, di oneste riflessioni e di un pensiero sereno, aperto, non improntato su di sé. L’autorità è figlia di una cattiva o nessuna base culturale, dell’incapacità di pensare al di fuori del proprio tornaconto (diretto o indiretto) e di una mentalità dai confini angusti. Ho molto apprezzato nel filmato anche il tono della voce e l’atteggiamento della senatrice, così lontani dalle volgari pose di tanti rètori di oggi!”

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