30 PUNTI, 57 PAGINE: CHI LE HA LETTE?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Giugno, 2018 @ 5:16 am

Detto altrimenti: quelle del Contratto per il governo del cambiamento (post 3222)

 

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Oggi “giornata di riposo” ed allora ….

 

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download“Occorre, è necessario, s’impone, bisogna” etc. Una serie di imperativi categorici, molti dei quali condivisibili, quali ad esempio la semplificazione legislativa, la riduzione del numero dei parlamentari, l’acqua pubblica, etc.. Tuttavia, e questo è un problema, tutti senza l’indicazione del “come” fare tutto ciò. Ma questo che sto scrivendo è un “post di un blog” e non può essere un trattato completo di quel lungo documento. Mi limiterò quindi a qualche riflessione su un punto, il

n. 20- Riforme istituzionali, autonomia e democrazia diretta.

E’ un dato di fatto che il grande consenso elettorale dei firmatari del Contratto è stato raggiunto innanzi tutto grazie a SLOGAN e alle RETI. Gli slogan originari sono stati Vaff e Roma ladrona. Poi, via via che la pancia di chi ascoltava si convinceva di quanto affermava la pancia di chi parlava, gli slogan si sono modificati ed è subentrato il dominio della rete, cioè la demo-rete-crazia realizzata via web e via gazebi.

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Le reti. Mi chiedo:

  • quali garanzie abbiamo sulla democraticità del funzionamento del SW di queste reti?
  • Quali ragionamenti e approfondimenti stanno alla base del loro pronunciamento?
  • Qual è il loro peso specifico (numerico) rispetto alla totalità dei votanti, ovvero qual è ad esempio  il “valore democratico rappresentativo” dell’approvazione di 40.000 retiarii (gli utilizzatori della rete) rispetto ai milioni di votanti?

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La conclusione che io – uomo d’azienda – traggo da tutto ciò è che mi sento governato da due Direzioni aziendali: la Direzione Marketing e la Direzione Sistemi informativi. A ciò si aggiungono le previsioni del punto 20 del contratto, e cioè

  • l’introduzione del vincolo di mandato
  • l’eliminazione del quorum referendario
  • l’introduzione del referendum propositivo.

Vincolo di mandato. Le due Direzioni aziendali citate tendono ad attribuire a molti (milioni di) elettori la riflessione di pochi (40.000b retiarii). Dopo di che, dopo che l’elettorato è stato imbrigliato dalla rete, con l’introduzione del vincolo di mandato sarebbero imbrigliati anche i parlamentari ai quali si direbbe: “E’ così oppure è così”. Infatti, all’atto pratico i parlamentari sarebbero vincolati al Libro delle Promesse della campagna elettorale e non sarebbero invece liberi di valutare una eventualmente diversa azione del governo, diversa fra l’altro in spregio al principio della separazione dei poteri (legislativo ed esecutivo).

Referendum. Infine le due Direzioni, attraverso le due reti (web e gazebi) e una serie di referendum propositivi senza quorum potrebbero ottenere multa paucis, ovvero – secondo una traduzione più corretta della prima – potrebbero emanare tutte leggi che vogliono, anche costituzionali (anche l’elezione diretta del capo dello Stato, ultimo baluardo democratico) con il voto consapevole di pochi, a prescindere da una reale rappresentatività democratica, superandosi anche la funzione dei partiti.

I capi delle reti decidono; le reti approvano;  si va al referendum propositivo senza quorum; si va in parlamento (“tenuto a calendarizzare con tempestività“) che approva.

Quindi in sintesi ci troviamo di fronte ad una contrapposizione fra “populismo” e “vera democrazia rappresentativa”. Ora, se manca la rappresentatività reale, manca la democrazia. Al che mi domando: come si definisce un sistema di governo che riunifichi i poteri legislativi ed esecutivo e nel quale manchino la democrazia rappresentativa e la funzione sostanziale dei partiti politici?  Si dice: non esistono più la “destra” e la “sinistra”. .. ok, ma per me è solo una questione di termini: certo è che esiste 1) la democrazia rappresentativa oppure  esiste 2) il suo contrario. Quanto ai termini, be’… ragazzi, ecchè? vi devo dire tutto io? Fate voi … non litigheremo certo per questo!

Fine (per oggi)

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