STORIE FOTO POST 2
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Maggio, 2018 @ 10:54 amDetto altrimenti: ho ripreso foto fra i post del secondo mese del mio bloggeraggio, il gennaio 2012Â Â (post 3187)
L’evoluzione della tecnica della cartellonistica stradale
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Gennaio 2012. Passeggiavo nel meraviglioso porticciolo-borgo di Genova Nervi. Un angolo di vecchia città di pescatori rimasto (abbastanza) intatto. In città ne abbiamo pochi altri fra i quali spicca Boccadasse, nome che deriva da bucca d’ase – bocca d’asino, tale è la forma della sua piccola insenatura, ma questa è un’altra storia.
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Passeggiando passeggiando alzo lo sguardo e mi soffermo su un cartello stradale del 25 settembre 1889, che riporta una delibera del Consiglio Communale (con due “mâ€!) a regolare la circolazione dei carri a trazione equina. Oddio … chiamare quella targa “cartello†è volerla sminuire ingiustamente! Infatti si tratta di una Epigrafe su marmo bianco di Carrara, incisa a mano secondo uno schema di scrittura geometrico, fissata al muro con graffe in ferro ad altezza di m. 2,20 . Se vi pare poco!
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Procedo nel mio girovagare, questa volta sguardo ad altezza d’uomo o poco meno ed ecco un’altra segnalazione stradale, di molti anni posteriore alla prima di cui sopra. Ecco, vediamo un po’ … s’era nel gennaio 2012, a giudicare dallo scolorimento del colore del “cartello†forse qualche anno già ce l’aveva … credo che lo si possa far risalire all’anno 2000, cioè di 111 anni più giovane del primo cartello. La tecnonolgia? Diversa, più moderna … volete mettere? Innanzi tutto il colore, più appariscente. Poi è stata eliminato il ricorso ad una lapide di marmo di Carrara con quello che costa il marmo e portarla da Carrara a Genova Nervi! Anche la terminologia utilizzata è pregevole: “pomello†e non “bottoneâ€, pomello come si dice in Liguria, piccolo grande contributo alla preservazione dei valori, della lingua e della tradizione locale. Infine, ma per questo non da meno, il carattere stesso della scritta: una pennellata d’artista, personalizzata, praticamente un’opera d’arte unica, la firma stessa del suo autore … anzi, del suo Autore.
Ed oggi? Oggi abbiamo cartelli elettronici a messaggio variabile. Che brutti, che brutti!
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