IRAN 1
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Gennaio, 2018 @ 9:56 amDetto altrimenti: Iran quarant’anni fa, c’ero anch’io ….. (post 3005).
Oggi, inizio di una rivoluzione in Iran. Quarant’anni fa, lo Scià . Io ero a Teheran per conto della mia società (mia nel senso che io ero l’azionista di maggioranza) con un mandato di un grande gruppo industriale italiano per vendere a quel governo centinaia di piccole centrali solari da installare nel deserto. Quando vivi anche solo per qualche mese in un paese così fuori dalle tue consuete rotte geografiche e culturali ne riporti impressioni indelebili. Per chi non lo conoscesse, oltre ai libri di storia e di costume ufficiali, suggerisco:
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- un libro … a fumetti: “Persepolis – Storia di un’infanzia†di Marjane Satrapi, Ed. L’Association and Lizard, Serie speciale per La Repubblica, vol. 37, in collaborazione con Panini Comics, 2005;
- un libro “normaleâ€, “Mai senza mia figlia†do Betty Mahmoody & William Hoffer, Ed. Speerling & Kupfer, 2004.
Premesso ciò, l’Iran era – ed è – compresso da cinque forze: la corsa alla città e i settecento km di confini con la Russia; l’integralismo islamico; la corruzione; la qualità del rapporto con gli USA; le altre pressioni esterne: il proprio regime dittatoriale.
1) Ai miei tempi … grande sviluppo urbanistico della capitale. Moltissimi cantieri edili aperti e “a cielo aperto†per i muratori che – giunti a Teheran dai deserti, venivano trattati in modo disumano (un po’ come i nostri meridionali a Torino, negli anni ’59): il cemento ed i mattoni si portavano ai piani alti a piedi, in secchi e sacchi “a spalla†(in un paese che già allora era dotato di moderni cacciabombardieri USA); la notte i muratori dormivano a cielo aperto, nello scavo, su cartoni poggiati a terra ed uno di loro, a turno, “montava di guardia†per evitare che i passanti lungo gli adiacenti marciapiedi giocassero a svegliare gli operai dormienti con il lancio di sassolini, operai che, “svegliatisi” confrontavano il loro stato con quello di noi turisti negli Hotel a cinque stelle e champagne ad aria condizionata. Da qui un dilagante “comunismo” sommerso che poi virò in integralismo islamico.
2) L’integralismo islamico era “sacrificato†sull’altare della modernizzazione: il velo? Lo portavano liberamente le donne che lo volevano. Le altre no. Le altre avevano iniziato a ribellarsi ai maschi (padre, fratello, marito) e questo ai maschi non andava bene. Ora … se qualcuno o qualcuna si ribella, se dall’esterno arrivano segnali e/o aiuti, i Guardiani della Rivoluzione ne approfitteranno per ristabilire il loro pugno di ferro.
3) La corruzione. Ai massimi livelli. La prassi era: acquistare dall’estero, incassare mazzette e poi chi se ne frega di utilizzare il cemento che – ammassato sulle banchine del porto di Bandar Abbas era diventato una montagna di granito; chi se ne frega delle centinaia di computer IBM che riempivano, cellofanati e inutilizzati, i venti piani (o trenta) del grattacielo del Ministero dell’Agricoltura.
4) Il rapporto con gli USA, All’epoca inizialmente buono: si veda la fornitura dei cacciabombardieri che però non comprendeva le parti di ricambio strategiche (indispensabili e insostituibili) che restavano in mano USA. Poi sempre più deteriorato (da USA e jet a usa e getta) e la Russia pronta a soffiare sul fuoco per farsi spazio.
5) Gli altri “influenti” esteri: l’Arabia Saudita, paese sunnita, che vuole distruggere l’Iran sciita; Israele, che vuole eliminare l’avversario Iran; l’Isis che ora che il petrolio aumenta avrà più risorse con le quali finanziare il terrorismo. Noi europei che speriamo che noi ce la caviamo con le nostre commesse …
6) Il proprio regime dittatoriale:Â lo trovate egregiamente descritto in internet.
La mia società (una SpA con sede legale a Torino), a maggioranza mia e minoranza iraniana. I miei soci iraniani erano di origine ebraica. In Iran v’era gente di tre ceppi: locale, ariana – noi non siamo arabi, dicevano – e il saluto era salam aleku; di origine turca, e il saluto era salamelek; di origine ebraica,e il saluto era shalom. L’ambasciatore italiano Luigi Cottafavi mi fece i complimenti: infatti la mia era la prima SpA mista italo iraniana a maggioranza italiana. Ed io? Io contatti, conoscenze, incontri, visite a uffici, ministeri, ministri, parenti dello Scià … tutto girava … girava … “girava†appunto e sembrava il gioco dell’Oca: “tornare al punto di partenza†perchè mancava un tassello, quello che io non avevo voluto considerare: l’ “incentivazione†al sistema. In ogni caso per me, giovane trentatreenne, fu un’esperienza molto interessante e formativa. A parte che mi concessi anche della buona musica quando andavo all’opera (italiana) al teatro Roudaki Hall: Direttore (di tutto: dell’orchestra, dei cantanti, del coro) il maestro genovese (come me) Michele Cazzato; soprano Luciana Serra (poi “finita” alla Scala! Bravissima Luciana!).
E oggi? Cosa penso oggi? Io temo che purtroppo la legittima ribellione del popolo iraniano alla fine possa generare guai ancora maggiori di quelli che vuole combattere: in dialetto trentino di dice che saria pezo ‘l tacon del bus, è peggio la toppa del buco che vuole riparare. E non per colpa della gente, ma di chi sta aspettando di sfruttare l’occasione: i Guardiani della Rivoluzione, il terrorismo, le grandi potenze estere. Speriamo che io mi sbagli, me lo auguro di cuore.
(continua)