IL SENSO IMMANENTE DELL’AUTONOMIA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Dicembre, 2017 @ 12:04 pmDetto altrimenti: l’Autonomia ha anche un senso anche immanente?   (post 2853)
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E’ di questo giorni – in un convegno organizzato da Restart Trentino e condotto da Donatella Conzatti  con la partecipazione del Presidente della Provincia Ugo Rossi,  la Risposta Trentina Ragionata e Documentata ad un attacco molto, molto superficiale alla nostra Autonomia Speciale portato dal giornalista Mentana. L’episodio mi ha fornito lo spunto per una riflessione che mi permetto si sottoporre all’attenzione delle mie Lettrici e dei miei Lettori.
.Di ogni azione, di ogni situazione ci si chiede: che senso ha? Ed allora chiediamocelo anche dell’Autonomia: che senso ha l’Autonomia? Sicuramente essa ha un senso trascendente che si identifica nei suoi risultati raggiunti in termini economici, finanziari, ma soprattutto nel livello della qualità e durata della vita rispetto al Trentino ante Autonomia Speciale; rispetto alle altre Regioni a Statuto Speciale e rispetto alle Regioni a Statuto Ordinario.
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A questo punto la domanda si amplia: l’Autonomia ha anche un senso immanente? Ovvero, giorno per giorno, nel momento in cui io “vivo l’Autonomiaâ€, sono autonomo? E soprattutto, il mio pensiero e la sua espressione sono autonomi? Oppure sono condizionati nel loro formarsi e – quand’anche abbiano superato indenni il momento del “parto†(ad esempio, il momento dell’espressione del voto politico) – strada facendo  i loro contenuti vengono travisati, modificati, azzerati da micidiali catene di trasmissione (modificata)  di un originario pensiero liberamente, democraticamente e autonomamente espresso? Se malauguratamente si verificasse questa seconda ipotesi, il mio pensiero non sarebbe di fatto libero ed autonomo e libera ed autonoma non sarebbe nemmeno la società dei tanti pensieri simili dai quali essa fosse costituita.
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Cerco di spiegarmi meglio con un esempio. Tizio lavora, il suo è solo un utilizzo strumentale che lo umilia: quel lavoro per lui non ha alcun senso immanente. Tuttavia esso ha per lui un senso trascendente, perché a fine mese egli percepisce lo stipendio che gli consente di mantenere la famiglia. Caio è un collega di Tizio, lavora nell’ufficio accanto, svolge mansioni motivanti: per lui il lavoro ha innanzi tutto un senso immanente, al punto che vorrebbe continuare e farlo anche se – per ragioni dell’economia complessiva del suo datore di lavoro – gli riducessero lo stipendio. Poi quel lavoro per Caio ha ovviamente anche un senso trascendente (lo stipendio a fine mese).
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Torniamo all’Autonomia: sicuramente essa ha un senso trascendente (come ho detto sopra: i suoi risultati). Ma domandiamoci se essa per ognuno di noi ha anche – come deve avere – un senso immanente: ovvero il mio pensiero e la sua espressione sono realmente liberi e quindi autonomi nel senso (scusate il gioco di parole) sopra indicato? In caso contrario, ove mancasse il senso immanente, si ricadrebbe nella descrizione dantesca: “Come le pecorelle escon del chiuso / a una, a due, a tre, e l’altre stanno / timidette atterrando l’occhio e ‘l muso; / e ciò che fa la prima, e l’altre fanno, / addossandosi a lei, s’ella s’arresta, / semplici e quete, e lo ‘mperché non sanno; …” (Purg. III, vv. 79-84)
P.S.: un giornalista, interpretando questo contributo al convegno citato, ha scritto “senso imminente” … ma è certo un errore di sbaglio del correttore automatico del suo computer!
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