IL SAGGIO ILLUSTRE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Settembre, 2017 @ 5:48 pm

Detto altrimenti: … in politica         (post 2835)

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       Friedrich Nietzsche

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Un filosofo mio amico (lui non lo sa, ma io sono suo amico, io che filosofo non sono di certo!) nato in febbraio come me (ah … questi acquarii!) ma 100 anni prima di me (1844-1944), sostiene che il saggio illustre “serve” il popolo, ma soprattutto “serve la vanità del popolo” e non è al servizio della verità. In che modo, mi sono chiesto, questi saggi illustri (alcuni – o molti? – politici odierni – n.d.r.) si pongono al servizio – sfruttandola, dico io – della vanità del popolo? Nel senso (questa è la mia interpretazione) che proclamandosi l’uno suo guru e gli altri suoi seguaci, il popolo evita la fatica di pensare, di crescere, di raggiungere (faticosamente, su questo siamo d’accordo – n.d.r.) l’autonomia di giudizio: “Io sono amico suo, io lo sostengo, lui è potente, io sono amico di un potente: è molto meno faticoso che pensare con la mia testa. ma questo non lo ammetterò mai in pubblico”.

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Oggi. In politica. Chi invece si pone “contro il sistema di potere” è in odio al popolo del potere … è “come un lupo fra i cani, è lo spirito libero, il nemico della catena, il non-adoratore, randagio pei boschi. Cacciarlo nel suo rifugio (“Lei stia al suo posto!” – n.d.r.), questo ha sempre significato per il popolo (quel tipo di popolo – n.d.r.) il senso del giusto: contro di lui esso aizza ancor sempre i suoi cani dalle zanne più aguzze. Perché – afferma il guru – la verità è li: li è infatti il (suo – n.d.r.) popolo. Guai, guai a colui che cerca. Così da sempre ha suonato la (sua – n.d.r.) campana”.

Guai a colui che cerca. Ecco il punto: tutto cambi purchè nulla cambi. Si cambiano i nomi dei partiti, si cambiano le coalizioni ma non le persone, non i “saggi illustri”, perenni molto di più della neve dei nostri ghiacciai, aggrediti – quelli si, purtroppo – dai cambiamenti (climatici). E invece guai a chi cerca di cambiarli (i guru, non i ghiacciai, capiamoci!). Ma … quo usque tandem …? Fino a qual segno, fino a quando?

Il mio apporto al ragionamento del filosofo? Il tentativo, mi auguro non eccessivamente maldestro, di sottolineare la forte attualità del suo pensiero.

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