EN SOLITAIRE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Aprile, 2017 @ 4:40 am

Detto altrimenti: in solitaria … o no?       (post 2708)

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0014Accendo la TV, “zappo” qua e là ed ecco il colpo di fortuna: a me, velista appassionato, capita di “beccare” il film “En solitaire”: la regata più famosa del mondo, la Vendeè Globe: giro del mondo a vela in solitaria, senza scalo e senza aiuto esterni, film del regista Christophe Offenstein. Barche di 60 piedi (circa 20 metri) piene di vele e di tecnologia elettronica. Filmati autentici sui quali il regista ha inserito gli interventi degli attori in particolare dell’attore protagonista Francois Cluzet.

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images100-130 giorni  in mare dalla Francia a Capo di Buona Speranza, a Capo Horn e di nuovo in Francia. Un film che “cattura” e non solo i velisti, ma anche mia moglie che proprio tale non è! Le onde gigantesche dei Roaring Fifties (i Cinquanta Ruggenti: venti a circa 100 km all’ora!); la scoperta di un giovane immigrato clandestino a bordo; la sua “accoglienza”; il salvataggio di una concorrente naufragata; onde come macigni; la rottura della pala del timone;  l’incontro con le balene e gli icebergs; l’arrivo in Francia da vincitore che però, mentre una flotta di motoscafi acclamanti lo accompagna nell’ultimo miglio, evita volutamente di tagliare la linea del traguardo e – coerentemente – si fa squalificare perché di fatto, sia pure incolpevolmente, non era stato solo a bordo.

Riflessioni: un inno alla forza fisica e psichica; un inno alla tecnologia; un inno all’accoglienza dell’immigrato; un inno alla collaborazione fra molte persone. E mi soffermo su questi due ultimi aspetti.

malatoL’immigrato africano, un ragazzo che, avendo visto in rada alla Baleari una barca con bandiera francese e volendo andare in Francia per curarsi da una sua malattia, sale clandestino a bordo e arriva in Francia … dopo aver fatto il giro del mondo! E lo skipper? Prima si infuria; poi lo vorrebbe sbarcare; indi lo cura quando si ammala; alla fine rifiuta di consegnarlo a chi lo ha raggiunto con un motoscafo per liberarlo di questa presenza “squalificante” (tale secondo il regolamento di regata); infine, come detto poc’anzi, arriva primo ma non taglia la linea del traguardo. Un esempio ammirevole di accoglienza dell’ “Altro”.

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ondeLa collaborazione fra molte persone. Infatti lo skipper tanto “in solitaria” non è. E non per la presenza del clandestino, ma per quella della … tecnologia! Schermi d’ogni tipo che gli dicono dove si trova lui e dove sono i suoi avversari; dove sono e come si stanno muovendo le perturbazioni; sistemi di avvistamento ed allarme d’ogni sorta … collegamento continuo con la Francia, con la famiglia. Tutto ciò senza nulla togliere alla capacità tecnica, alla forza fisica e d’animo degli skipper.

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Una conclusione: molta capacità, molta umanità, molta collaborazione di squadra. Nella vela come (dovrebbe essere) nella vita e nella politica: mai en solitaire!

solo intorno al mondo.

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Quanto alla vela, mi viene spontaneo un parallelo, un raffronto anzi due: quello con il primo giro del mondo a vela, ad opera di Joshua Slocum, un americano nato il 20 febbraio 1844 (nello stesso anno del filosofo Friedrich Nietzsche) a bordo della sua “barcaccia” Spray, (barcaccia se raffrontata all’Imoca 60 piedi del film!); e quello del successivo Bernard Moitessier (n. a Parigi, 1925) con la sua Marie Therese.

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Tamata

Pensate un po’: nella terra dei fuochi, per allertarsi in caso di intrusione notturna a bordo di (indigeni) clandestini, Slocum usava disseminare la coperta di … pendole e puntine da disegno! E Moitessier … per albero della sua (prima) Marie Therese aveva un palo del telegrafo! Se siete interessati a questi due personaggi, mi permetto di consigliarvi la lettura di “Solo intorno al mondo” sul primo personaggio citato e “Tamata e l’alleanza” sul secondo (Moitessier, che, in procinto di vincere il premio per una regata intorno al mondo, devìa la rotta per dimostrare che “non navigava per denaro”!)

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Buona lettura, buona capacità, buona umanità, buona collaborazione con la propria squadra a tutte e a tutti, velisti e non, pronti a ripartire per la rotta della vita.

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