IL GIOCO DEL NASCONDINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Aprile, 2017 @ 2:10 pm

Detto altrimenti: seguendo le presentazioni di Camilleri alle vicende del commissario Montalbano, mi è venuta voglia di dare un titolo enigmatico ai pochi, semplici ragionamenti che espongo qui di seguito                (post 2707)

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Non siamo più bambini … dai!

Il gioco del nascondino – Ognuno di noi dovrebbe ricercare l’affermazione della “propria” personalità, e invece, spesso, accade che noi ci nascondiamo dietro il nostro ruolo sociale o politico. Ruolo politico, carica pubblica: un comodo e tranquillo nascondiglio tale che ci consente di dire e fare tutto ciò che gli altri si sentono in diritto di chiederci. Ma … dice … e gli altri? Gli altri? Quando a capo di un ruolo, di un sistema (economico, sociale, politico) c’è un princeps, spesso gli altri sono vittime della propria pigrizia, nel senso che un’obbedienza incondizionata o una totale omologazione sono più comode di una adesione con riserve. E ci si nascondono dietro.

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Infatti, la pigrizia, più della paura stessa, spesso determina l’agire umano. Una volta alcuni miei amici si stavano domandando come mai un nostro comune conoscente aderisse così convintamente ad un partito di estrema destra. Io intervenni: “Così deve pensare di meno, anzi, per nulla”. Insomma, aderendo senza riflettere, si rischia di vivere immersi in una nebbia di opinioni impersonali alla così fan tutte (le persone, n.d.r.), ognuna sempre nella testa dell’altra e viceversa, a catena. Insomma, pigri più che paurosi, temiamo la fatica che deriverebbe da un’assoluta onestà e autenticità innanzi tutto verso noi stessi. E invece occorre domandarsi: perchè io la penso così? Perché aderisco a certe idee o le combatto? Perché seguo Tizio, osteggio Caio, ignoro Sempronio? E invece … invece spesso restiamo muti o, nel migliore dei casi, camuffiamo il nostro silenzio con delle chiacchere.

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E invece … invece un tale, un certo Friedrich Nietzsche, un filosofo nato 100 anni esatti prima di me (1844 lui, 1944 io), prima di me che filosofo proprio non sono, invitava ognuno a prendere coscienza della propria “forza inventiva” che a suo dire era pari a quella “di una pianta che si inerpica fino a conquistarsi un po’ di luce, pur in un terreno inospitale”. In altre parole, invitava ogni donna ed ogni uomo a non giocare a nascondino, a crescere, a ripartire, ad esprimersi e ad uscire dal nascondiglio, dal rifugio, dalla grotta del non-pensiero-proprio nella quale ci si fosse rifugiati.

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Good restarting everybody!

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