LA VOCE DELLA PIAZZA: NADIA IORIATTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Marzo, 2017 @ 7:16 am

Detto altrimenti: al Museo “Muse”, letture “in piazza “    (post 2676)

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Nadia Ioriatti in Piazza Matteo Boato

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Nell’ambito della mostra PIAZZA del pittore Matteo Boato, inaugurata il 24 febbraio scorso, alle 17.30, tutti i giorni (dal martedì al venerdì e lunedì 27.02 alle 17.30, il sabato e la domenica, alle 18.30) il MUSE si è aperto al racconto e alle emozioni personali, ospitando le performance dei 27 scrittori selezionati per prendere parte al progetto “La voce della piazza”, i quali, ognuno dal proprio punto di vista, condividono con i presenti le loro esperienze, le idee di città, emozioni e passioni. Come in un vero spazio cittadino, dove dal chiacchiericcio dei passanti emergono stralci di conversazioni, confronti e istantanee di vita, il MUSE ha messo a disposizione il proprio spazio non solo alle opere pittoriche, ma anche a quanti hanno voglia di condividere in pubblico un messaggio, un ricordo, un tema a loro caro.

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(Le opere di Boato? Da vedere per credere!)

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Nadia Ioriatti. Da anni combatte una grave malattia, da anni vive contemporaneamente anche una seconda, diversa vita: quella della scrittrice, “nella quale – dice – non c’è la malattia”.  Ieri Nadia, scrittrice con i racconti su “Trentino Mese” e i due libri “Io tinta di aria” (titolo che è anche l’anagramma del suo nome) e “Aria che allenta i nodi”. Libri dai quali la lettrice Stefania Tarter ha letto due racconti: “Finestre” e “Tullio”, mentre il disegnatore-pittore Umberto Rigotti dello Studio d’Arte Andromeda, in tempo reale, disegnava sintetiche immagini rappresentanti le scene di ogni passaggio letto.

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1 – Alla finestra, “Finestre”, la vita degli altri … che poi per tanti aspetti … tutti, direi – è un’immagine della propria – l’altro siamo noi – l’altro che nelle parole scritte, o nelle scritture parlate, se preferite – di Nadia, diventa l’Altro, ovvero un Se Stesso. Qualcuno ha detto: “Un’ altra Finestra sul cortile, un’altra Rear window. Un po’ diversa, più ricca dico io: infatti nel racconto di Nadia c’è immedesimazione, auto indagine, non solo “indagine”.

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Umberto e Nadia

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2 – “Tullio”, un disabile, analisi introspettiva dall’esterno, sottolineatura di una umanità prorompente che “buca” il muro della malattia del personaggio descritto, così come Tullio stesso, credo, avrebbe voluto essere rappresentato.

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Da sinistra: Umberto, Samuela, Massimiliano e Stefania; dietro: Michele Lanzinger; davanti: Nadia 

Ieri noi c’eravamo. Alcuni amici, alcuni estranei, il personale del Muse, il saluto del direttore Michele Lanzinger. Tutti nella “piazza” aperta, luogo di incontro di voci e di sentimenti: le città senza piazze non vivono, le città vivono in piazza, luogo nel quale la gente si incontra e sente propria la cosa-casa comune, cioè di tutti. Agorà, agorazein, la piazza, passeggiare, stare in piazza, comunicare anche se non si parla. La piazza è un essere vivo, che respira e parla: ve ne accorgete soprattutto a Venezia: la musica delle parole e dei passi di tutti che non sono più di ognuno ma di tutti, appunto (evviva l’assenza dei motori!). Io stesso, in questo preciso momento che sto scrivendo  q u e s t a  parola, ho percepito il “valore veneziano” e quindi umano della piazza del Muse. Grazie al Muse quindi, e grazie all’amica Nadia. Ah … e ovviamente grazie anche a Matteo Boato, che con le sue opere ha arredato la “sua” piazza!

(Si sa, un post tira l’altro:  M. Boato … spero che accetti una mia intervista sulla sua arte, opere le sue a metà fra pittura, scultura, intarsio, mosaico,  architettura, poesia. Dimenticavo: anche fra musica e ingegneria … già … perché Matteo è diplomato in chitarra classica – disciplina che ha insegnato per anni –  ed è ingegnere civile!)

Appendice scritta il 24 marzo 2017, ovvero the day after il post di cui sopra.

Tant’è non ce la faccio. Dopo avere passato un’ora in Piazza Matteo Boato ad ascoltare  i racconti di Nadia sono stato ad ascoltare altri “racconti”, quelli di Mozart (Sinfonia 29 K201); di Ferrante (Way to Infinity); di Beethoven (Sinfonia n. 5 op, 67), “racconti” letti ovvero suonati dall’orchestra Haydn. Soprattutto Mozart: ascolti e in te nasce un sentimento, una commozione, una gioia … e ti chiedi: cos’altro potrebbe suscitare in te un simile arricchimento? Ecco, sia pure con intensità e curiosità diverse, guardare un’opera d’arte – in questo caso mi riferisco ovviamente alle opere di Boato – suscita in me … qualcosa, un sogno, un desiderio, un’ “immagine immaginata” … la curiosità (e l’invidia!) sul come l’artista sia arrivato a concepire quella “creatura” (preferisco il termine “creatura” a “creazione”). Già … creatura, essere che vive in chi la osserva, che fa vivere chi la osserva. Per certi aspetti osservare le opere di Boato mi fanno venire in mente il film “Fantasia” di Walt Disney, nel quale si poteva “vedere la musica” e ascoltare i disegni”.