FORZE E DEBOLEZZE DELLA VITA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Febbraio, 2017 @ 7:11 pm

Detto altrimenti: come si rapportano le due categorie?       (post 2652)

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Monte Chaberton (F), 3131 metri, sopra Cesana Torinese (TO), al confine del Monginevro, con le inutili fortificazioni italiane subito distrutte dai mortai francesi: una politica militare “forte” rivelatasi invece “debolissima”

Azioni quotidiane e politiche che facciano forza sui punti di forza di ognuno, sono deboli. Infatti quando agiamo nell’ambito dei nostri “punti deboli”, ad esempio quando impariamo a guidare un’automobile, a sciare, quando iniziamo a rapportarci con sconosciuti …  be’ … allora siamo prudenti e non ci facciamo del male. Al contrario, è proprio quando ci sentiamo forti che siamo esposti agli attacchi altrui o all’ “evento altro” e spesso soccombiamo e da forti diventiamo deboli, anzi, sconfitti. Come quando siamo colpiti da una valanga durante una escursione di sci alpinismo sul monte Chaberton (Valle di Susa- Monginevro), insieme alla guida, “forti” del nostro allenamento e della sua esperienza, ma imprudenti e quindi deboli per non avere considerato lo stato della neve, la temperatura troppo elevata, il bollettino delle valanghe. Deboli, per avere essere andati in montagna violandone le regole.

Le regole. La “politica dei punti di forza del leader forte di turno” è basata sul rispetto delle regole proprie e/o sulla violazione di quelle altrui. Ed allora occorre innanzi tutto investigare e scoprire cosa c’è dietro quelle regole, dietro ogni regola, il perché della sua esistenza … insomma, il “cui prodest”, “cui bono” ciceroniano: chi ci guadagna (e chi ci perde!), alla fine, dal rispetto delle regole della politica forte?

download (1)La politica “forte” vissuta da chi la subisce. Di fronte all’ “aggressione della politica forte del leader forte di turno”, la migliore risposta è non cedere, non seguire gli altri, non confondersi con gli altri, non vivere per inerzia. Bensì reagire, facendo nostri i pensieri – e quindi le azioni – che scaturiscono dal nostro intimo e non quelli ai quali erroneamente crediamo di essere vincolati da un avanzamento di carriera (“applaudimi che ti faccio fare carriera”); da una suddivisione del nostro tempo prescritta dall’esterno (“qui si lavora, la politica si fa altrove e in un altro momento”) o da una non richiesta forma di zelo (“anch’io, anchio! Perché? Perché così fan tutti!”). In other words, indirizziamo la nostra azione all’esperimento e all’avventure di un pensare libero e autonomo.

Liberi e autonomi o così fan tutti? Josif Brodskji (Leningrado, 1940 – Premio Nobel per la letteratura, 1987 –  morto a New York, 1996 – sepolto a Venezia) nel suo libro “Il canto del pendolo” mette in guardia contro i grandi numeri, le folle oceaniche, l’unanimità dei consensi, i bilanci bene assetati …  perché, afferma, se non altro statisticamente, dietro e dentro i “grandi numeri” più facilmente può nascondersi il male.

Liberati dal male, saremo liberi e autonomi viandanti della vita e della politica,  e non saremo essere viventi – politici o meno – mossi dall’aspirazione verso una meta ultima di origine esterna al nostro io, la quale non esiste e quindi non sarà mai raggiunta oppure, se raggiunta, si svelerà non-ultima. Per converso, il nostro “viaggiare” mentale (anche fisico, ma qui interessa sottolineare il viaggiare della mente) ci deve condurre a conoscere altro e altri e quindi ad arricchire il nostro io. Viaggiare e navigare, anche. Infatti, per avere una visione d’insieme del nostro io-presente dobbiamo allontanarci dalla spiaggia e raggiungere l’alto mare delle ideologie del passato, alto mare dal quale potremo abbracciare con un unico sguardo l’intera nostra costa, sicchè, tornati a riva, la comprenderemo meglio di chi non l’ha mai abbandonata. Ad esasperare ogni situazione, quale metodo per comprenderla meglio, insegnava anche Hans Kelsen (filosofo del diritto, cecoslovacco naturalizzato austriaco, morto nel 1973) salvo poi ricondursi alla dimensione del reale. Per capire e quindi agire, e non per navigare alla cieca.

E se navigare ci fa paura, se non siamo marinai, velisti, gente di mare … basta salire in cima ad una scogliera ed avremo la visione d’insieme del mare. Ma se restiamo a terra, sulla spiaggia, del mare potremmo avere solo un minimo di percezione sensoriale se immergiamo nell’acqua una mano o un piede. Percezione sensoriale che sarà massima se ci tuffiamo e nuotiamo: ma in tal caso la visione d’insieme sarà nulla.