LA POLITICA FRA IL DIRE E IL FARE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Febbraio, 2017 @ 1:02 pm
Detto altrimenti: osservazioni tecniche, ma non solo ….. (post 2641)
(apri un post e … ne leggi due!)
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Un mio amico (G. T. per la privacy), reduce, quale osservatore, da una riunione (“quasi politica”, mi scrive) aperta al pubblico, organizzata da un partito politico della vicina Austria, partito che dichiara di volersi aprirsi al cittadino, di volerlo coinvolgere, di attribuirgli la doverosa centralità , mi scrive:
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“Riccardo, so che sei impegnato in diversi fronti che implicano la tecnica comunicativa. Ecco allora che ho pensato di farti cosa gradita raccontandoti quanto mi è appena successo. Un convegno quasi-politico, sala piena! Parla lo speaker per 5 minuti; due personaggi per un’ora. Indi alcuni oratori previsti dagli organizzatori. Un’altra ora. Il pubblico, in rispettoso silenzio, attento, ascolta, applaude. Sono state dette molte cose anche condivisibili, apprezzabili, tuttavia. Tuttavia cosa, dirai tu!? Mi spiego.
- La durata degli interventi. E’ sperimentato che dopo i primi 45 minuti l’attenzione di chi ascolta scema di molto. Infatti molti sono stati quelli che, con il telefonino ostentatamente all’orecchio, fanno finta di dovere rispondere ad una chiamata, si alzano, escono dalla sala e … vanno a casa.
- Parole rivolte al futuro. Nessun consuntivo.
- Contradictio in re ipsa: i cittadini … al centro? No! O almeno, non solo: infatti, al centro, davanti, sui lati, dietro … insomma in tutta la sala. Silenti.
La mail del mio amico finisce qui. E’ un amico vero, avrei forse potuto non pubblicare la sua mail? Quando mai! Ma poi mi sono detto: bisogna che io gli scriva, che risponda alla sua mail. Ed allora ecco qui cosa gli ho detto (qui di seguito, praticamente un post nel post):
Caro G.T., vedi … anch’io in questi giorni ho assistito ad una pluri-conferenza-quasi-politica che nel metodo assomigliava molto quella alla quale tu hai fatto cenno. Tuttavia la mia attenzione è stata letteralmente catturata dai contenuti del primo oratore, che la letto la sua relazione per un buona mezz’ora. Analisi corrette, visioni ampie a tutto campo, proposte condivisibili, parole per il cervello, per il cuore e per la pancia. Insomma: tutto di tutto, ben scritto (da chi, mi sono chiesto), finale alla Degasperi-fate-il- vostro-dovere-ad-ogni-costo (anche se a un certo punto gli è scappato un Gasperi senza il De). Tutto … tutto quello che i presenti si auguravano si sentire, del tipo “dai, rassicurami“. E i giornali hanno osannato.
Ma vedi, caro amico, io sono un pericolosissimo intellettuale, nel senso che so scrivere (ovviamente mi riferisco all’uso della grammatica e della sintassi, mica ad altro: ci vuol ben altro per “saper scrivere” come un vero giornalista o un vero scrittore, io sono un semplice blogger!) e so anche leggere. Alternativamente leggo 1) libri che-non-puoi-sbagliare (tipo “Divieni ciò che sei” e “Così parlò Zarathustra” di Nietzsche; “Utopia” di Thomas More; i libri di Marcello Farina; i libri di Canfora, Mieli, Zagreblelsky, Eco; 2) libri di cui vado letteralmente a caccia in libreria, e ogni tanto c’azzecco;  3) libri che mi suggeriscono altri.
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L’ultimo dei libri suggeriti l’ho acquistato dopo averne visto la presentazione di Augias alla TV. Si tratta di “Scoop”, di un inviato speciale, Enrico Franceschini (Narratori Feltrinelli). Un “romanzo-verità “, un po’ romanzo, un po’ auto-storia-vissuta (visto come un umile blogger se la cava bene con le tante “ – – -” ?). Un romanzo che per certi versi fa il paio con “Numero Zero” di Umberto Eco (Bompiani). Ecco, i due romanzi-quasi-verità svelano alcuni aspetti del giornalismo e delle sue regole inconfessate: la verità si vabbè-però- condita-di-quel-tanto-che-la-gente-vuole-sentirsi-dire- che-così-poi-il-giornale-lo-compera (qui a fianco: la notizia fa il giornale o il giornale fa la notizia?)
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Ed ecco il parallelo. Da un lato i due romanzi quasi verità , dall’altro il discorso fiume di quel politico (che poi Aldo Moro a Fiuggi parlò per sei ore e mezza, chevvoletecchessiamai la mezz’ora del nostro amico!). Mi sono detto: quel tale politico nostrano potrebbe essere un ottimo giornalista-previsionale, di quelli che sanno prevedere e scrivere ciò che dovrà (o almeno, dovrebbe) accadere per fare felice l’umanità . Ma quel tale non si è dato al giornalismo, bensì alla politica-previsionale-quella-della-sintesi-del- …futuro! E il recentissimo passato? Le sue incongruenze, le sue contraddizioni, le sue omissioni, le sue violenze? Superate dalla prospettiva-promessa del sorgere di un nuovo sole dell’avvenire.
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Caro amico, io che sono un V.I.P, Vecchietto In Pensione, vivo anche di ricordi. 1982, ero in Germania per un corso di lingua. Vincemmo i mondiali di calcio contro di loro. Pertini esultante (“Ora non ci riprendono più!”). In quei giorni cambiò il loro governo (non causa della partita persa!). Chiesi ad un amico tedesco come valutasse la nuova compagine governativa. Mi rispose: aspettiamo di vedere i risultati della sua azione. E qui la notizia bomba: io rimasi stupito! Infatti in Italia eravamo e siamo stati abituati a valutare i governi dai i programmi più che dai risultati!
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Anche nel mondo del lavoro. Ho sempre ricevuto molto di più quando i datori di lavoro si aspettavano che io raggiungessi importanti risultati di quanto non ricevetti quando quei risultati li avevo raggiunti. D’altra parte .. la riconoscenza è la speranza di ottenere nuovi favori, nuovi vantaggi, nuovo risultati dall’azione altrui! Ma questa è un’altra storia.
Comunque … se son rose, fioriranno. Ad maiora, quindi!
Tuo Riccardo
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