LA PESTE: VERA E FIGURATA, IN ATENE, NEL MONDO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Dicembre, 2016 @ 3:21 pmDetto altrimenti: da Tucidide, a Lucrezio, ai giorni nostri    (post 2572)
E ancora una volta nella Biblioteca Comunale di Trento a scuola dei classici dalla Prof Maria Lia Guardini: argomento, la peste.
Tucidide, contemporaneo di Pericle (V° sec. a. C.), di quel Pericle che dopo avere interrotto la prima guerra del Peloponneso (che se non l’avesse interrotta l’avrebbe persa!), ne lancia una seconda (provocando Corinto, alleata di Sparta). Si va in una conferenza internazionale per cercare di scongiurare la guerra, ma qui emerge tutta la violenza imperialista ateniese, pari a quella del discorso degli ateniesi agli abitanti dell’isola di Melo: niente da fare: è guerra! Se non che nel 429-428 scoppia la peste in Atene, peste che uccide i due figli di Pericle. Poi l’epidemia rallenta, indi riprende e questa volta (427) uccide Pericle il quale, ove fosse sopravvissuto, probabilmente – visto come si andava a mettere la situazione – avrebbe chiesto la pace una seconda volta. La guerra finirà poi solo nel 404 con la completa disfatta e distruzione dell’impero ateniese.
Quelle le guerre Pericle le faceva per conquistare mercati e quindi denaro e quindi risorse per l’Impero e per la politica. A proposito, introdusse la paga per i politici! Non immaginava certo che casino avrebbe generato nei millenni successivi! Ma questa è un’altra storia.
Ma veniamo alla peste. Tucidide l’ha avuta e ne è guarito. La descrive con termini medici. Presta molta attenzione alla psicologia dei malati. Parte dalla sofferenza individuale per arrivare alla sofferenza della polis. Redige vere e proprie cartelle cliniche che – dichiara – potranno essere utili in caso di nuove analoghe epidemie. Il suo è un inno alla consapevolezza della ragione umana. Dell’uomo che sa essere forte e conosce i propri limiti, un “illuminista illuminatoâ€.
Quattro secoli dopo, il romano Lucrezio nel suo De rerum natura, ripete la descrizione della peste di Atene. La letteratura romana copiava quella greca e vi aggiungeva qualcosa di proprio. In questo caso Lucrezio imita ed emula, voleva approfondire il culto della ragione ma inquina – si fa per dire – il tutto con poesia che prevale sulla razionalità della filosofia.
La peste oggi. Non è solo “la†peste malattia, ma una peste moderna: l’enorme disuguaglianza nella distribuzione delle risorse; le guerre; la fame nel mondo; la caduta dei valori … ma questa è un’altra storia.
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Buoni “classici” a tutte e a tutti!
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