IL CAPPELLAIO MATTO (ovvero l’Unione per il Trenino)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Novembre, 2016 @ 7:33 am.
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Detto altrimenti: S. Natale, una favola davanti al fuoco, per piccoli (… e per grandi!)           (post 2558)
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C’era una volta un paesino sperduto in mezzo alle montagne dal quale si dipartiva una linea ferroviaria a vapore che consentiva a quegli abitanti di recarsi nelle città lontane lontane per conoscere gente, confrontarsi, scambiare esperienze, commerciare e migliorare in tal modo il proprio futuro ed anche per andare a comperare i regali di Natale per i loro bambini. Ora, dovete sapere che il governo centrale di quella regione stava pensando di eliminare quel trenino, la cui gestione era giudicata troppo costosa. Per tutelare questa loro possibilità gli abitanti si costituirono un Gruppo Autonomo, l’ UPT-Unione per il Trenino ed iniziarono a organizzare la gestione dei convogli ferroviari in modo sempre più economico e comunque secondo regole democratiche per quanto riguardava il rispetto dell’ordine delle prenotazioni nella vendita dei biglietti.
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Un bel giorno, anzi, si dovrebbe dire un brutto giorno, proprio la persona che aveva lanciato l’idea della costituzione dell’UPT, volle impadronirsi della gestione del trenino per riservare le poltrone più comode, quelle della prima classe, a se stesso e ai suoi amici, a prescindere dalle prenotazioni degli altri viaggiatori. Poiché la maggioranza degli associati gli era contro, costui si mise alla guida di un ristretto gruppo di paesani e organizzò un Cantiere il quale deviò i binari della linea ferroviaria sino a indirizzarla verso destinazioni diverse da quelle che la stragrande maggioranza dei paesani – tutti iscritti all’UPT – aveva deciso di  raggiungere.
Si creò in tal modo una contrapposizione fra due gruppi di paesani: quello di chi apparteneva all’UPT e quello degli operai del Cantiere. I primi erano più numerosi, ma i secondi si erano impadroniti di tutte le pale e picconi disponibili in paese ed in tal modo volevano imporre con la forza la loro decisione. Ora, dovete sapere che il Capo Cantiere sperava, con questa mossa, che gli aderenti all’UPT avrebbero abbandonato quella associazione, vista l’impossibilità di raggiungere le loro mete. E invece sapete cosa successe? Che quelle persone confermarono di rimanere fedeli al loro progetto, per combattere la violenza degli operai del cantiere.
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La questione rischiava di finire di fronte ai giudici, per cui il Capo Cantiere, che come ricorderete era lo stesso che aveva fondato l’UPT, decise di regolarizzare formalmente il suo nuovo gruppo. Cosa fece? Poiché si sapeva che i giudici avrebbero potuto fare riferimento all’UPT, smise di chiamare il suo gruppo cantiere e lo chiamò … UPT! Ovvero, mise il suo cappello da capo cantiere in capo alla stessa organizzazione originaria, benchè sostanzialmente trasformata rispetto allo spirito ed alle regole che proprio lui aveva inizialmente stabilito. In altre parole, temendo di essere accusato di avere deviato i binari del trenino con un intervento esterno all’UPT, rimettendo il suo cappello sulla stessa UPT cercava di trasformare una sua violenza portata dall’esterno in un fatto deciso all’interno della stessa organizzazione UPT.
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E fu allora che fra la gente cominciò a circolare una battuta e a chiamare quella persona con l’appellativo di “Cappellaio mattoâ€. Cappellaio (con riferimento al cappellaio della favola “Alice nel paese delle meraviglieâ€) in quanto si appropriava di volta in volta del potere trasformando l’associazione secondo il modello a lui più conveniente rispetto ai suoi scopi personali, in pratica  “mettendo il proprio cappello†anche sulle iniziative di chi gli si opponeva, per sconfiggere gli oppositori dal loro stesso interno. Matto, perché quel suo operare era anomalo, senza un senso comune, bensì aveva senso solo per lui stesso e la sua ristretta cerchia di amici.
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Giorno dopo giorno, però, tutti capirono quanto il suo agire fosse mirato solo a riservare a se stesso e ai suoi amici le migliori poltrone (sui vagoni del trenino … cosa stavate pensando!?), in paese si radunò una grande folla che sottrasse le pale e i picconi a quegli operai, ripristinò la linea ferroviaria e ristabilì il rispetto delle regole democratiche nella vendita dei biglietti: in tal modo tutti – secondo l’ordine di prenotazione del biglietto – poterono andare in città ad acquistare i regali per il S. Natale dei loro bambini.
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Buon Natale a tutte le mie lettrici e a tutti i miei lettori!
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