LA BATTAGLIA DEI TOPI E DELLE RANE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Novembre, 2016 @ 2:38 pm

 

Detto altrimenti : i classici in Biblioteca di Trento, con la Prof Maria Lia Guardini (post 2017)

“Prof” senza puntino. Un sostantivo. Maria Lia non vuole che la si citi, la si “scriva” etc. Ma io sono uno scolaro ribelle, ripetente etc.. E allora …

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Non è di Omero!

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La “Batracomiomachia” (Βατραχομυομαχία), la guerra fra rane e topi, è un poemetto di 303 versi di autore sconosciuto. Taluno lo fa risalire al V° secolo a. C. Il Leopardi, che ne è un famoso traduttore, al I° d. C.. Vi si narra di una guerra, durata un giorno, fra il popolo dei topi e quello delle rane.  Una banalità, potrebbe dire taluno. Si, se banalità fosse anche il Pinocchio, cosa che non è. Csstigat ridendo mores … i costumi letterari e del pensiero. L’autore è persona colta che scrive per lettori colti, i quali siano in grado di capire la smitizzazione che egli fa del poema epico; ed anche per lettori non colti, che possono essere avvicinati alla lettera da questi versi, pochi (ma non troppo) “ scherzucci di dozzina, per dirla con il Giusti.

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Si può cogliere una analogia letteraria con Pinocchio e “musicale” con i brani “Pierino e il lupo” di Prokofiev e con Wassermusik di Haendel, per citare scritti e composizioni apparentemente leggere e che però sono dei veri e propri catalizzatori della swensibilità e dell’apprendimento. Il poemetto può anche essere letto come una esaltazione delle “favolette” di Esopo, quelle del “o muzos deloi”, la favola ci insegna che “. 

Prima (o in luogo di. Vedrò strada facendo, anzi … post scrivendo, che voglia ne avrò)prima di – dicevo – esporre la trama, un accostamento (questo mio): l’autore è un po’ un Dario Fo’ dell’epoca. Dissacratore, se vogliamo, ma concettualmente onesto, coerente, illuminante.

download-2Gli Dei, anzi, gli dei di Omaro: sopra di essi la Moira, il fato, al quale devono ubbidire. Sotto, gli uomini che devono ubbidire agli dei che però non sono responsabili per via della moira. Ed il gioco (di scarica barile) è fatto! Gli dei sono meno che umanizzati, perché nella “scala Siascia” (uomini, mezzi uomini, uominicchi, quaqquaraqquà), si collocano nel gradino più basso: Atena infatti non prende la parte dei topi che le hanno rovinato una preziosa veste che si era fatta ricamare a credito e che ora non sa più come fare; né quella delle rane perché con il loro gracidare le disturbano il sonno! E conclude: “Lasciamo che si scannino, godiamoci lo spettacolo della battaglia”.

In questa dissacrazione degli dei io colgo anche un richiamo alla responsabilità dirette dell’uomo, ben lontana dal Deus vult, dal Got mit uns, e da quant’altro di simile (“Non restituisco il sovrappiù ingiustamente pagatomi da Provincia/Stato e mi rimetto al giudizio di Dio“. Sic, detta e scritta da un ex senatore!). Insomma. Facciamoci furbi, basta guerre … basta a questi potenti che assistono alla guerra dei poveri (poveri davvero e sempre, tutti, qualunque divisa indossino!)

download-3Citavo Pinocchio, Come in quel caso qnche qui il testo”si è maìgiato” l’autore. Anche qui, due identità: il burattino e il bambino Pinochio nel “Pinocchio”; il lettore “bambino” e il lettore adulto, nella Batracomiomachia.  Il “bambino adulto”, l’homo politicus che dialoga – non si contrappone – al bambino bambino. L’uomo delle origini che non dice di essere quello che non è. E siamo venuti a parlare di politica. Io sono partito da polloi, i molti, per arrivare alla polis, il luogo dei molti e da qui alla politica. Il governo di molti su molti. La mia Prof mi ha corretto: si parte da polis, la città (città stato) e da qui si deriva un aggettivo sostantivato: politica, che come tale sottindende un sostantivo: la techne, la tecnica (di governo), qualità che si raggiunge attraverso lo studio. Come avviene oggi: tutti i ostri politichi “sono studiati”, si sono preparati, sono molto esperti … o no?

Mini trama

Topi e rane discutono, Un topo acectta il passaggio sulla chiena di una rana per una gita sul laghetto. Arriva una biscia d’acuqa, la rana scappa, il topo viene mangiato. E’ guerra fra i due “popoli”: Il topo prima di morire esclama: “ Vendicato sarò”.(Sì dice e spira). E’ guerra. Vinta dai topi ma Zeus non ci sta e ne fa far strage dai granchi. Fine di una vittoria di Pirro.

Mini analisi letteraria

Non può essere opera di Omero per molti motivi:

  1. Omero non avrebbe mai irriso se stesso e la sua epica. Infatti lo schema è dell’epica, ma il contenuto … una farsa, una presa in giro dell’epica;
  2. nell’epica l’io narrante (aedo) non esiste (Iliade) o sparisce subito (Odissea). Qui l’io narrante è uno scrittore che invoca la Musa a chiede aiuto per la “vendita” di un’opera già scritta;
  3. scritta, appunto, mentre l’opera di Omera fu tramandata oralmente;
  4. qui l’autore afferma: io ho creato questo. E sarà copiato da Orazio con il suo non omnis moriar, non morirò in ogni mia parte e exegi monumentum aere perennius, ho creato un monumento (letterario) più duraturo del bronzo;
  5. più realisticamente si può immaginare che l’opera sia di un autore dell’età ellenistica, convenzionalmente datata dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) alla conquista romana dell’Egitto (ultimo regno ellenistico indipendente) nel 31 a.C.;
  6. Il topo “rapito” può richiamare l’Elena rapita o il rapimento di Europa da parte di Zeus (che la porta a Creta);
  7. L’autore ha voluto divertirsi ma si è tradito come “ellenista” per la cura dei dettagli descrittivi che quasi sempre manca nell’epica omerica.

Da ultimo, per chiudere con una nota disneyana: i nomi che Leopardi affibbia (traducendoli o meno) ai personaggi, topi e rane: Gonfiagote, Rubabriciole, Rodipan, Laccamacine, Mangiaprosciutti, Leccapiatti, Montapignatte, Leccaluomo, Fangoso Sbucatore, Bietolaio, Moltivoce, Godipalude, Rubatocchi, Insidiapane, Porricolore, Fanghin, Rubamolliche, Mangiagran, Foraprosciutti, Godilacqua, Giacinelfang, oScavaformaggio, Sbucator.

The end

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