EUROPA, ITALIA, REFERENDUM GB E NOSTRANO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2016 @ 6:28 am

Detto altrimenti: no … non dirò se votare si o no …   (post 2480)

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Sono stato europeista convinto già quarant’anni fa quando aderii al MFE- Movimento Federalista Europeo (Altiero Spinelli). In allora la motivazione fu soprattutto istintiva, quasi affettiva. Oggi è ragionata. Vediamo un po’ perché. Dice … UE no perchè lo Stato (Italia) deve tornare ad essere sovrano. Già, perché una cosa va detta: il luogo del consenso (Italia) è diverso dal luogo delle decisioni (Bruxelles) e questo alimenta la voglia di exit da una Bruxelles che ci impone l’eliminazione del deficit di bilancio e la conseguente diminuzione del debito.

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Chiariamo cose scontate, tuttavia chiariamole: lo Stato ha soprattutto un “bilancio” finanziario, ovvero si misura sul raffronto fra entrate ed uscite finanziarie, cosa che bilancio non è in quanto prescinde dalla verifica della consistenza del patrimonio e da un risultato economico. Un esempio: se io ha 100 in banca e acquisto un alloggio per 100, il mio patrimonio è immutato. Nel corso dell’anno il mercato rivaluta il mio immobile del doppio, io ho un utile ma non ho finanza. Chiedo ed ottengo in banca un fido di 30 per vivere, proprio perché “non ho finanza”. A fine anno l’immobile si è rivalutato ulteriormente, io ho un forte ulteriore utile economico che ha incrementato il mio patrimonio, ma continuo a non avere “cassa” (finanza). Se poi l’immobile si svaluta, diciamo da 300 a 150 ed io lo vendo, avrò una perdita economica, una perdita patrimoniale (di 150)  ma sarò “forte” come finanza.

imagesEd è il nostro debito pubblico, non l’UE, che ci ha sottratto sovranità, l’UE al contrario ci aiuta a cercare di recuperarla. Vediamo un po’ perché. Gli Stati fortemente indebitati rischiano il fallimento (default). E falliscono se e quando gli organismi finanziari internazionali non possono o non vogliono avere più fiducia nei suoi titoli di debito pubblico, alla scadenza dei quali questi organismi non ne sottoscrivono nuovi titoli. Ed è il fallimento di quello stato. Orbene, in questa situazione si è trovata anche l’Italia (2011). Cosa si è fatto? Si è modificato all’unanimità e senza tanto clamore l’art. 81 della Costituzione (il pareggio di bilancio è diventato un obbligo costituzionale) e ci siamo dati governi tecnici (Monti, Letta).

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Le strisce! mettiamole le strisce!

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Cosa significa “governo tecnico”? Facciamo un passo indietro. Un governo “politico” deve e può fare scelte politiche relative ai fini ultimi dello Stato. Ma quando non ci sono soldi, anzi, quando si rischia il fallimento per debiti, si possono e si devono fare solo piccoli interventi marginali di minima manutenzione e di contenimento dei costi. Ed ecco i tecnici. Solo che anche un governo “politico” può essere costretto ad operare come “tecnico” se la situazione finanziaria è quella sopra accennata. Ed ecco l’Europa. L’Europa, volenti o nolenti, ci costringe a non farci del male, ci costringe a non sforare più di tanto, pena la sfiducia dei nostri veri padroni: le citate istituzioni finanziarie internazionali.

Questa “necessità finanziaria”, questa imprescindibile necessità di scelte tecniche possono comportare una diminuzione  del livello della nostra democrazia nel senso di imporre atti di governo (tecnico) contrari alla sensibilità ed al voto popolare che spesso non è consapevole del vincolo finanziario internazionale.

Già questo “prosaico” motivo mi basta per continuare ad essere europeista convinto.

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Con il costo di acquisto e manutenzaione di un solo F35, a quanti esodati si può assicurare una pensione?

Ai vincoli da debito pubblico si sommano anche i vincoli da “somme impegnate a bilancio”. Fateci caso. Spesso si dice che chi governa può disporre solo di una minima parte delle risorse finanziarie, perché la maggior parte sono bloccate da prevedenti vincoli pluriennali di destinazione (tot all’anno per l’acquisto degli F35; tot all’anno per questo o quel progetto. Per tot anni). Che fare? Occorre rivisitare l’elenco delle priorità ed eventualmente svincolare (per legge) impegni finanziari assunti per legge nel passato, se non più attuali rispetto a nuove, più impellenti priorità. Burro o cannoni” scriveva l’economista Samuelson

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download-1E veniamo ai referendum. Quello GB, il Brexit. La GB se ne accorgerà nel mingere … (scusate l’espressione un po’ cruda, ma è quella che rende meglio). La sua autoreferenzialità le si ritorcerà contro. Ecco perché l’attuale premier sta facendo il commesso viaggiatore per cercare di non perdere i contratti con i vari “clienti”, della serie io esco dall’UE ma questo e quell’accordo lo manteniamo, vero? E questo suo modo di agire può rafforzare o indebolire l’UE. La rafforza se l’UE darà una riposta univoca; la indebolirà se ogni stato accetterà di stipulare singoli accordi bilaterali con la GB (cosa che io non mi auguro di certo).

Dice … ma del nostro imminente referendum, cosa ci dici? Innanzi tutto mi domando: quanti di noi si sono fatti carico di analizzarne i contenuti? E poi, la nostra scelta si deve basare sull’esame dei contenuti o sulle eventuali conseguenze politiche del suo esito? In questa sede io volutamente non mi pronuncio. Mi limito ad invitare tutte le mie lettrici e tutti i miei lettori a darsi una risposta in merito ai due aspetti, quello dei contenuti e quello politico. La sola cosa che mi permetto di raccomandare è di andare a votare. Infatti l’assenteismo dal voto ha una sua immediata conseguenza negativa: l’incremento della “quantità di oligarchia”, ovvero di una negatività già comunque presente in ogni Stato – e ancor più qui da noi – sebbene paludata da democrazia (cfr. i recenti post che precedono, in particolare quello sulla demoligarchia).

E per oggi può bastare che ne dite? Anca massa … (anche troppo, per i non Trentini).

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