L’IMPASSIBILITÀ DELLA POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Agosto, 2016 @ 9:14 am

Detto altrimenti: “impassibilità” non impossibilità …. (post 2449)

downloadTanti anni fa – s’era ai tempi dello Scià – per alcuni mesi mi trovai a lavorare a Teheran. Avevo il mandato di un importante gruppo industriale italiano per la vendita di centrali solari a quel governo. Si parlava, si trattava, si cenava, si intessevano relazioni. I miei interlocutori locali erano impassibili: esprimevano concetti, assenso e dissenso in maniera asettica, obiettiva, concreta. 2+2 faceva 4 e alla svelta. Il bianco era bianco, il nero nero. Dal loro volto non trasparivano emozioni; nelle loro dichiarazioni non v’era traccia di retorica, di parlar per immagini, di ammiccamenti, di atteggiamenti di supponenza. Lo stesso comportamento riscontrai nei ministri libanesi del premier Hariri e da ultimo negli inviati giapponesi presso un’altra grande multinazionale (tedesca) ove si trattava di computer.

Vengo alla politica, o meglio, ad una certa politica odierna. Come vorrei che fosse scevra dell’eccesso di retorica dalla quale si è ammantata! Come vorrei che fosse “impassibile”, nel senso di esprimere posizioni chiare, univoche, non supponenti! Come vorrei che fosse leggibile per quello che è e non per quello che potrebbe essere della serie mai dire mai, non si sa mai, e se poi invece, la politica si sa …

Raccontano una storiella: l’esaminatore: “Quanto fa 2+2?”- Risponde un biologo: “Dipende dal grado di prolificità dei soggetti” – Il matematico: “Ma … valori relativi o valori assoluti?” – Il filosofo: “Io so di non sapere, quindi ….” – Il politico: “Permette che chiuda porta e finestra?” Indi si avvicina all’esaminatore e gli sussurra all’orecchio: “In confidenza, mi dica quanto le converrebbe che facesse?”

imagesDice … ma tu, caro il nostro blogger, sei un anti-polico? No raga, scialla! Calma, ragazzi! Io sono solo contro una certa politica: quella dei contenitori e non dei contenuti; del top down; del travisamento; della supponenza; della convenienza personale; dell’ipse dixit; del ghe pensi mi; dei grandi numeri (non pensanti!) a prescindere. Grandi numeri? Eccomi a voi con le adunate oceaniche della Turchia. Nulla di nuovo sotto il sole. Le avevamo già viste in Italia e in Germania, tanto per citare due tristissimi casi a noi vicini. Al riguardo mi piace citare uno scrittore-poeta-filosofo premio Nobel russo sepolto a Venezia, Josif Brodskij, il quale, nella introduzione del suo “Il canto del pendolo” (ed. Adelphi), rivolgendosi ad un gruppo di studenti, avverte: “Diffidate dei grandi numeri, dei bilanci assolutamente bene assestati, delle folle unanimemente osannanti … se non altro perché nei grandi numeri più facilmente può nascondersi il male” (per una questione statistica, n.d.r.). Lo so .. lo so che questa è un’altra storia, ma mi veniva bene …

Fine