LA PAZIENZA (anche in politica)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Agosto, 2016 @ 6:09 am

Detto altrimenti: “La pazienza è tutto” scrive Marcello Farina … (post 2446)

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Marcello fra alcuni dei suoi tanti libri nella casa di Balbido, il paese dipinto, sulla cui porta spicca la scritta “Le parole sono pietre”

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Non è farina del mio sacco, ma farina di Marcello Farina. Ma d’altra parte, come te le formi le tue idee, le tue convinzioni se non leggendo, rapportandoti ad altri (soprattutto se infinitamente migliori di te)? Uno legge, si rapporta, riflette … poi condivide o meno, poi in questo suo humus può anche nascere un suo pensiero autonomo.

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Ecco, qualche giorno fa, su l’Adige, un intervento di Marcello sulla pazienza. La (virtù della) pazienza intesa come chiave per accedere alla bellezza della vita, ma anche come capacità di reagire pazientemente, con perseveranza ( “festina lente”, affrettati lentamente) a certi aspetti della vita. Infatti, ci ricorda Marcello, “pazienza non è rassegnazione, sopportazione passiva di una condizione di disagio e di sofferenza … non è scappare. Il comportamento paziente si oppone all’opportunismo, allo scaricare su altri ciò che ci compete, al perseguimento del facile successo, al lavoro impreciso, frettoloso e senza scrupolo. Pazienza è ricerca della misura per reagire, non accettazione passiva di una sopraffazione …la pazienza non fa compromessi con l’ingiustizia e la violenza, anzi stimola la ribellione e si esercita nella resistenza, in nome dei valori di civiltà e di convivenza.”

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William Shakespeare

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Mi è venuto in mente il to be or not to be di Amleto. Il not to be, il porre fine con la rinuncia a se stessi, lo scappare: ecco la non-pazienza. Paziente invece è il to be, l’esserci, l’opporsi nella giusta misura alla palese illogicità di certi ragionamenti; alla sopraffazione concettuale;  alla violenza degli eccessi retorici;  alla manipolazione delle regole;  all’imposizione dell’ ipse dixit di turno; al così fan tutti e tu cosa ti credi …; a chi cerca di ammaliarti con sguardi pensosi ed occhi rivolti al cielo ad evocare ragioni e ragionamenti che tu non potresti mai comprendere ma che devi solo accettare fideisticamente. In generale: alle avverse vicende della vita. Anche della vita politica.

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